Week end antropologico: la voce di Massimiliano

01
Feb

Nei giorni 19 e 20 gennaio 2019, presso la casa di spiritualità Villa Giovanna di Gallio, le Suore Orsoline S.C.M. hanno organizzato un week-end antropologico-spirituale dal titolo: “Attraversare le conflittualità per trasformarle e tessere insieme un nuovo alfabeto di vita”. L’incontro è stato guidato da suor Bruna Zaltron, psicologa.

Il percorso di ricerca ed approfondimento ha preso avvio dalla constatazione che siamo un po’ tutti “analfabeti della vita”. L’incontro si proponeva di cercar di meglio comprendere, con l’ausilio delle scienze umane, quei meccanismi psicologici che ci abitano. Riflettendo sulle ferite della vita, sui conflitti che incontriamo, sulle relazioni che intrecciamo – tutte situazioni che la quotidianità ci pone dinnanzi  –  suor Bruna ha cercato di farci comprendere meglio come queste esperienze di criticità si possano vivere sotto una luce diversa, se affrontate con uno sguardo di fede, cercando sempre il confronto con quanto ci dice la Parola di Dio. Si cerchi così di apprendere quello stile che aiuta a trasformare i conflitti in esperienze che fanno crescere, a far diventare le ferite che sperimentiamo, in feritoie che dilatano i nostri orizzonti. Uno stile che consenta di fare una esperienza di “trasfigurazione”, perché la vita, con le sue difficoltà, i disagi, le sofferenze, “o ci sfigura o ci trasfigura”.

L’invito ad intrecciare continuamente fede e vita ci è stato proposto di continuo.

La preoccupazione di suor Bruna è stata quella di proporre non un sistema di principi e di regole astratte, bensì quella di tenere i piedi per terra, di non allontanarsi dalla concretezza della quotidianità, dai compiti che ciascuno è chiamato a svolgere nella vita di ogni giorno. Uno sguardo attento è stato riservato a quanto sta accadendo nella realtà odierna, ad individuare quali sono i valori oggi predominanti, ad analizzare le dinamiche che guidano i comportamenti delle persone. Si è constatato come vi sia uno spostamento della centralità dalla persona (intesta biblicamente come “essere umano in relazione”) all’individuo, con tutto ciò che ne deriva. Viviamo una complessità che spesso ci disorienta, che talvolta ci sfugge. Si è sostato a lungo sulla parola “conflitto”, coinvolgendo i partecipanti ad esprimere con altri vocaboli ciò che questo termine suggeriva loro. Si è chiarito come una attenta analisi della dinamica della conflittualità possa condurre ad una migliore comprensione di noi stessi e, quindi, degli altri. Il suggerimento è quello di affrontare il problema e cercarne la soluzione, evitando quindi sia l’ignorarlo che il viverlo con la modalità della contrapposizione. Frequenti sono stati i riferimenti alle dinamiche psicologiche che muovono i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre scelte. Anche qui, l’invito a vivere le situazioni problematiche con uno sguardo nuovo, abituandoci ad accostarci alla Parola di Dio, ricca di riferimenti a situazioni umane concrete ed altrettanto prodiga di indicazioni pratiche. E’ stato evidenziato il pericolo di approdare all’indifferenza, quale modalità si risoluzione del conflitto. Va invece recuperato il valore della semplicità, della chiarezza, dello sforzo a fare verità, innanzitutto dentro di noi. Non si è tralasciato di approfondire il modo con cui viviamo i limiti che la vita ci pone. Anche qui, richiamando brani della Sacra Scrittura, si è compreso come il limite che incontriamo possa costituire l’occasione per rivedere la nostra vita, cercando di capire le situazioni di dolore, di difficoltà, vedendo dentro ad esse la possibilità di un mutamento di prospettiva che conduce alla serenità a cui tutti aspiriamo. Infine, è stato approfondito il tema del perdono, esperienza quanto mai difficile, considerato che dal punto di vista umano il perdonare è scelta tutt’altro che naturale. Suor Bruna ci ha fatto vedere come la scelta del perdono – pur non essendo per nulla facile – sia possibile. Ed è una possibilità intelligente, in quanto ci aiuta a rasserenarci, ad andare oltre, a pacificare il nostro animo. Raggiungere – attraverso un percorso, un cammino, una fatica – la capacità di fare questo passo, nobilita ed eleva la nostra umanità.  Per la conclusione della due-giorni, si è tornati ad attingere alle sorgenti vivificanti della Parola, con la lettura del brano di 2 Re 4,38-41 dove viene raccontato l’episodio noto come “la pentola avvelenata”, quando il profeta Eliseo compie il miracolo di risanare un alimento che si era avariato. E lo fa non togliendo qualcosa ma mettendoci un altro ingrediente. Illuminante l’esegesi del brano: per sanare le situazioni dolorose, i conflitti, le ferite della vita, ciascuno deve cercare un qualcosa che va aggiunto e non procedere per sottrazioni. Ancora una volta, la Sacra Scrittura si mostra generosa nel fornirci criteri di lettura per la nostra vita.

Massimiliano Munari

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