Volare oltre i limiti di situazioni avverse

12
Giu

Suor Dominique, suor Flora e suor Agnese raccontano l’audacia che anima le attività della Comunità Rut di Caserta

Quale coraggio anima sr Domi, sr Flora e sr Agnese della Comunità Rut, che a Caserta aiutano le donne vittime di tratta? Definiscono coraggio l’audacia di osare, spiccare il volo oltre i limiti di situazioni avverse; un desiderio profondo iscritto da Dio nel cuore; un sogno di verità, di liberazione, di conquista, di fratellanza, di legalità, di solidarietà, di bene, che porta a resistere con fermezza e amore, senza lasciarsi condizionare o impressionare dai problemi. Per riuscirci occorre credere che qualcosa dentro di noi sia più grande delle circostanze nelle quali ci troviamo. La giovane ebrea Etty Hillesum durante la shoah, mentre la prospettiva della morte incombeva su di lei, scriveva: “la vita è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato. Malgrado tutto”.

Rimanere in una realtà difficile, starci totalmente senza rassegnazione o ripiegamento, esserne impastate, abitate da quanto in essa si muove, richiede di sentire il vissuto e rilanciarlo in avanti: coraggio e speranza camminano insieme e pazientemente condividono, costruiscono, lottano, scorgono il nuovo sollecitando creatività e passione personale e collettiva al fine di raggiungere benevolenza.

Audacia è farsi sorelle di donne ferite nel corpo e nell’anima da esseri umani senza scrupoli. Aiutare a superare certi traumi chiede di amarle e stimarle, credere nelle loro capacità, accoglierle per ciò che sono, non per quello che hanno vissuto, prendendosi cura della loro umanità bisognosa di resurrezione. Amare e accogliere l’altra così com’è, e lottare con lei perché possa sentire di vivere con dignità.

È una scelta coraggiosa accogliere la diversità di persone, di culture, di religioni che vengono ad abitare Casa Rut. Non è facile se non credi che la diversità sia ricchezza, che siamo tutti figli e figlie di un unico Padre che ci ama senza aspettarsi nulla in cambio, semplicemente per amore.

Un’altra sfida è lavorare con i laici nella costruzione di una società più giusta e umana, capace di porre uno sguardo attento agli scartati e alle periferie.

Ci vuole il coraggio di agire, di non rimanere spettatori; non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto o dal quieto vivere, dal pensare che il problema non ci riguardi; ci vuole l’audacia di osare qualcosa che sembrava impossibile: sognare un mondo più umano, giusto, solidale.

Il coraggio delle sorelle è continuare con fiducia, unite, a testimoniare l’amore, la gratuità, la semplicità e la sororità, senza pretendere un riconoscimento.

La sfida più grande – dicono – per noi religiose e per le laiche che insieme a noi quotidianamente tessono relazioni di cura, è intravedere futuro, perseguire la rinascita. Amare qualcuno significa fargli credito, donargli sempre fiducia: questo è il senso del coraggio che la Comunità Rut è chiamata ad alimentare contro la crudeltà della violenza; non scoraggiarsi dinanzi agli impedimenti che ostacolano il cammino di rinascita delle singole ragazze. Al contrario la missione stessa, nutrita e coltivata dai valori evangelici, è spronata a generare vita in abbondanza.

Papa Francesco attribuisce agli uomini e alle donne più coraggiosi e forti, la tenerezza come concretizzazione dell’amore (cfr. FT 194). Per la Comunità Rut la tenerezza evoca le viscere materne e l’aquila che protegge i suoi piccoli, e manifesta la misericordia di Dio verso le ragazze e le mamme con i loro bambini: è un movimento vitale che si fa prossimo al loro cuore, le avvolge in un abbraccio di bene vero, asciuga gli occhi dalle lacrime del dolore e della vergogna, ascolta il grido di disperazione perché si trasformi in un canto di Resurrezione.

La tenerezza è attenzione amorevole all’altro attraverso sguardi, gesti semplici, vicinanza. È pazienza, accoglienza profonda, rispetto, incontro. Il papa promuove la pedagogia della prossimità tanto amata da Gesù. Accompagnare cammini di crescita umana e spirituale domanda la grammatica della tenerezza che è cura dei sensi. Guardare, ascoltare, sentire, toccare e gustare con tenerezza sono attitudini che continuamente esigono di essere apprese e ridonate. Nella misura in cui siamo donne interpellate, abitate dai bisogni dell’umanità fragile potremo rispondere adeguatamente alle sue mozioni con tenera audacia.

Oggi è difficile vedere persone che si tengono per mano, si fanno una carezza, si donano un abbraccio gratuito. Chiediamo al Signore la grazia di ritornare ai piccoli gesti che lui stesso ha compiuto, gesti che parlano al cuore di ogni uomo e donna del nostro tempo rendendoci sempre più umani. Anche nell’affrontare questa sfida ci esorta Madre Giovanna: “Coraggio…!

È un monte alto da salire, ma il cammino sarà leggero e soave se saremo unite al nostro diletto sposo Gesù”.

sr. Maria Coccia

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