Viva Vittoria!

30
Dic

Il racconto dell’opera relazionale condivisa di ricamo e tessitura che ha animato Vicenza contro la violenza sulle donne

Nel silenzio delle ore della prima mattina, guardo questa piazza e mi sembra impossibile avercela fatta: sono qui dalle 6.00, insieme a tante altre volontarie e qualche volontario. Gli 8.800 quadrati lavorati a mano 50x50cm, cuciti insieme a quattro dal filo rosso, sono diventati 2.200 coperte che pavimentano tutta Piazza dei Signori in un tripudio di colori e forme. Chissà se Palladio se la ride dall’angolo della sua piazzetta, rimirando pensoso le sue serliane che da cinquecento anni resistono e abbelliscono la Basilica che da lui prende il nome e anche per la quale Vicenza è patrimonio Unesco dell’umanità. Ora, il biancore del monumento simbolo di Vicenza risplende ancor di più nel contrasto di colori tra i quali spiccano il bianco e rosso, per perdersi poi nel mare colorato degli iridati lavori a ferri e a uncinetto che centinaia di donne hanno crea-to per la nostra opera!

Un colpo d’occhio bellissimo, che rallegra e infonde fiducia: ce la possiamo fare, insieme, a contrastare ed eliminare la violenza sulle donne. È per questo che dalla primavera di questo 2022 in cui piano piano andavamo uscendo dalla pandemia ci siamo incontrate, riunite, abbiamo aderito a “Viva Vittoria”. Subito qualcuna pensava che fosse un inno alla vittoria sulla violenza, e magari ci sarebbe pure stata come interpretazione. Ma “Vittoria” è l’omonima piazza che per prima, a Brescia nel 2015, è stata ricoperta dai manufatti lavorati a mano. Da filo nasce… intreccio, ed ecco l’iniziativa correre nel tempo e nelle città, tanto da raggiungere an-che Vicenza, ad interessare i gruppi che vogliono curare e guarire la piaga della violenza sulle donne. Qualche amica mi ha chiesto a cosa può servire: “Tu e le tue amiche lavorate a maglia, intrecciate quadrati: ma a che cosa serve questo lavoro manuale? Femminicidi e violenza si curano con maglia e uncinetto?”. Domanda più che legittima: e ora che guardo questa piazza ormai vuota dopo l’arrivo in massa di tante persone che nell’arco di neanche una giornata hanno preso una coperta e lasciato un contributo per il progetto della casa rifugio per donne maltrattate, mi consolido nella risposta che ho dato alle mie amiche titubanti sull’iniziativa: “È un’opera relazionale condivisa: per cambiare il mondo possiamo partire da noi stesse e cominciare ad essere il cambiamento che vogliamo attuare nel nostro mondo, nelle relazioni che viviamo. Lo facciamo con le parole, con i percorsi formativi, con gli aiuti concreti alle donne che subiscono violenza: e ci teniamo unite coinvolgendo il maggior numero di persone possibile. Maglia e uncinetto hanno una forza travolgente di tessere relazioni, di rendere partecipi tutte e tutti in un’opera comune”.

Mi scorrono davanti le immagini di tanti gruppi che si sono attivati e appassionati a quest’opera di sensibilizzazione: per prime, le attiviste di Donna chiama Donna, poi i gruppi culturali legati alla biblioteca Bertoliana e al comune di Vicenza, i gruppi associativi e formativi, come Presenza Donna, i gruppi legati al mondo della carità e dell’impegno per i poveri, come quelli animati dalla Caritas e dalle attività missionarie. Ci sono i loro nomi sulle fascette che identificano i quadrati, le coperte, e so-no firme bellissime, da quelle plurali a quelle individuali: insieme, a ricostituire relazioni vere, significative, paritarie.

“Erano molti mesi che non mi ritrovavo con altre donne: il Covid mi aveva rinchiusa in casa, e facevo fatica ad uscire”, mi dice Marta. “Ritrovarmi a sferruzzare insieme ad altre donne per un obiettivo comune come quello di Viva Vittoria mi ha dato, ci ha dato, la possibilità di costruire insieme un’opera bella, buona, di aiuto e sensibilizzazione per le situazioni che vivono tante donne, per le quali spesso non sappiamo cosa e come fare. E tra un ferro e l’altro, tra un punto basso e uno alto, abbiamo ritrovato le parole per dirci, per sostenerci, per progettare, per agire”.

“Io l’ho proposto ad altre associazioni – dice Rosanna – e l’adesione è stata unanime: anche le persone più anziane si dicevano contente di poter fare qualcosa, di far parte di un progetto di relazione e di azione sociale più grande”.

Tanti colori, tante persone, tante mani di donne e anche di uomini: che con leggerezza, pazienza, tenacia, intelligenza, organizzazione, disponibilità, ritessono le trame di relazioni serene, pacificate, profonde, non violente. Un’idea creativa per un’azione simbolica che ridona fiducia e speranza.

a cura di sr Federica Cacciavillani