In occasione della memoria liturgica di sant’Angela Merici, 27 gennaio, proponiamo una lettura a cura di Annalisa Lombardo dell’esperienza che la fondatrice della Compagnia di sant’Orsola fece in Terra Santa.
Quando, nel 1524, Angela Merici si imbarca cinquantenne per il suo pellegrinaggio in Terra Santa, godeva già di fama di santità. Una fama legata non a guarigioni impossibili o manifestazioni mistiche, ma ad un miracolo come dire “moderno”, di quelli che cambiano per sempre il costume, la cultura e la storia. Angela aveva infatti liberato le donne da un destino che le voleva solo o spose in casa o monache in convento e aveva offerto loro una terza via: quella di una scelta verginale consacrata a vivere nel mondo. Lei stessa aveva praticato questo modello e nel 1535 avrebbe fondato la Compagnia di Sant’Orsola, il cui carisma e la cui Regola attrarranno da allora migliaia di giovani “orsoline”.
Tornando al pellegrinaggio, è Antonio Romano, il mercante che, insieme ad un cugino di Angela, viaggerà con lei verso la Terra Santa, a lasciarci un diario di viaggio non dissimile da quelli di tanti pellegrini dell’epoca. Tutti, in quel giro di decenni, partono da Venezia che si è ormai attrezzata con una assistenza “all inclusive” ai viaggiatori. Il contratto di trasporto si fa con il comandante della nave alla presenza di un funzionario del doge e il prezzo varia in funzione del posto assegnato a bordo e della fornitura di pasti durante la navigazione. I banchieri veneziani si occupano del cambio della valuta, perché i ducati della Zecca di Venezia sono accettati in tutto l’oriente, e perfezionano anche lettere di credito che anticipano ai francescani di Terra Santa tutte le spese del pellegrino successive allo sbarco.
Fra andata e ritorno il pellegrinaggio durava in media da sei mesi fino a un anno, anche se in realtà la permanenza vera e propria in Palestina, come fu anche quella di Angela Merici, non durava più di un paio di settimane. Il percorso era standard: da Giaffa, dove si sbarcava, ad El Ram in cui si sostava per una specie di quarantena tassata; e poi Emmaus, Gerusalemme, Santo Sepolcro e Orto degli Ulivi compresi, Betlemme, Betania, Gerico fino al Giordano, luogo del battesimo di Gesù. Pochi potevano permettersi, a causa dei costi, una estensione in Samaria e Galilea, fino a Nazareth. E ancora di meno erano coloro che da Gerusalemme si dirigevano a sud verso l’ Egitto per visitare il convento di Santa Caterina sul monte Sinai.
Il viaggio in nave non era mai diretto e prevedeva soste e scali nei porti e nelle isole alleate o controllate dalla Serenissima, Cipro, Rodi e Creta in primis. Proprio arrivando a Creta, gettata l’ancora nell’antico porto veneziano della Canea, Angela Merici “perse quasi in tutto la vista” e in queste condizioni proseguì il viaggio. E’ il suo biografo, Agostino Gallo, a riferire che nonostante questa menomazione, Angela “condutta di luogo in luogo di quelle sanctissime divottioni, sempre le vide con gli occhi interiori, come se li havesse vedute con gl’isteriori.” Riacquistò la vista solo nel viaggio di ritorno, senza rimpianti per l’accaduto perché scopo del suo pellegrinaggio era stato il cammino penitente e orante e non la visione ”turistica”, storica a archeologica, dei luoghi santi, come avverrà per i viaggiatori dei secoli successivi.
Annalisa Lombardo
Per saperne di più:
* L.Mariani, E.Tarolli, M.Seynaeve, Angela Merici. Contributo per una biografia, Editrice Ancora, Milano, 1986
* Lucia Signori, Angela Merici, una pellegrina tra medioevo e età moderna, in G. Archetti, Lungo le strade della fede. Pellegrini e pellegrinaggi nel bresciano, Brixia Sacra, Brescia, Anno V.3-4 pagg. 281-292
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Nelle foto :
* Girolamo Romanino, Matrimonio mistico di Santa Caterina, con a destra Sant’Orsola e Angela Merici, in veste di terziaria francescana, 1535-1540 circa, Brooks Memorial Gallery, Memphis
* La processione dei pellegrini in partenza da Venezia per la Terra Santa (a destra) e le distanze delle tappe del viaggio verso la Palestina (a sinistra) dal libro di padre Noè Bianco “Viaggio da Venezia al Santo Sepolcro”, metà XVI secolo
* Cipro, l’antico porto veneziano della Canea (oggi Chania) con il faro cinquecentesco, in una stampa sec. XVII e in una foto di oggi. E’ qui che Angela Merici perse la vista.
* Regola della Compagnia di Sant’Orsola, Editore Damiano Turlino, prima edizione a stampa, 1566, Biblioteca Queriniana, Brescia