Il racconto della preghiera biblica, comunitaria e popolare vissuta dalla comunità di Crotone
“Una voce chiara mi diceva al cuore…”. Così si esprimeva Madre Giovanna fermando nelle sue Memorie uno dei momenti di intensa comunione con il suo “amabile Sposo Gesù”. E papa Francesco ci dice che “La preghiera fiduciosa è una risposta del cuore che si apre a Dio a tu per tu, dove si fanno tacere tutte le voci per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio” (GE 149).
Alla comunità cristiana di San Paolo, dove siamo pienamente inserite nel nostro impegno apostolico, è chiesto, per il momento storico che sta vivendo, di pregare, discernere, ascoltare le voci che dal territorio si alzano e gridano di essere prese in considerazione. Così la nostra vita personale e comunitaria è provocata a camminare insieme al popolo di Dio in questo percorso di ricerca fatta di ascolto e che ci chiede di “discernere alla luce dello Spirito, le vie di santità che il Signore ci propone” (GE 150). Molteplici sono gli impegni di ciascuna e della nostra comunità, e le giornate rischiano di diventare frenetiche, per questo sentiamo forte l’esigenza di seguire l’invito del papa quando ci dice che “è la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche quella frammentata per le fatiche della vita o segnata dal peccato”. Lo facciamo nella preghiera personale e comunitaria quotidiana, nel silenzio e nella comunicazione dei tempi prolungati di ritiro spirituale, nell’approfondimento della parola di Dio fatta con alcuni gruppi e realtà animati da noi e con i quali facciamo un percorso di fede.
Non occorre spendere tante parole per convincerci che stiamo attraversando un momento difficile sotto tanti punti di vista: sociale, politico, economico, religioso. Cambiamenti grandi ci interpellano e non abbiamo ricette pronte e risposte precise e questo causa preoccupazione, dubbio e paura. In questa situazione socio-ecclesiale lo studio della Parola diventa fondamentale per saper cogliere, tra le tante voci, la voce, quella dello Spirito che ci indica passi e scelte di apertura nello stile della Chiesa in uscita.
La Chiesa stessa ci invita a mettere nella prassi pastorale la centralità della parola di Dio nel cammino di fede della comunità e dei singoli credenti.
Nella nostra comunità, fin dall’inizio del suo inserimento a Crotone, si pratica la lectio divina.
È una tradizione ormai confermata nella quale le persone sentono di ricevere forza, luce e stimoli per impegnarsi al servizio della comunità cristiana e civile.
Negli ultimi anni la stessa riflessione sulla Parola viene fatta a livello popolare nei quartieri considerati “periferie esistenziali”. Possiamo dire che cammin facendo la Bibbia rinnova interiormente le persone perché la Parola parte dalla realtà concreta della vita e della storia di ciascuno, soprattutto di chi soffre. Viene fatta partendo dalla fede comune della gente e in vista della sua crescita. Dopo l’ascolto della Parola le persone cercano di tradurla in preghiera che sgorga dalla vita di ogni giorno, cercando di legare fede e vita, suscitando nel cuore di ciascuno un impegno concreto.
Molte sono le testimonianze che ci dicono come la gente del popolo sia aperta a quello che lo Spirito suscita.
Come quella signora che un giorno, soffermandosi sulla parola Dio è Amore, ha detto: “Dobbiamo viverla se vogliamo essere cristiani”. Allora ha invitato il gruppo a trovare nella Bibbia il passo di Giovanni dove sta scritto: “Chi non ama non conosce Dio perché Dio è amore”. Per lei che non conosceva la Bibbia, fu una soddisfazione e una gioia così grande che non riusciva più a parlare.
Come quella mamma che, dopo una serie di incontri sul Vangelo si espresse in questo modo: “Quando mi sono sposata, quando ho battezzato i miei figli ho vissuto tutto come una festa, attenta solo all’esteriorità, non capivo nulla di ciò che quei momenti significavano veramente. Ora comincio a capirne il significato e sento il desiderio di continuare ad approfondire per conoscere e vivere ciò che essi chiedono”. Come il gruppo che insieme a noi sta facendo da alcuni anni un percorso di conoscenza del carisma e della spiritualità della fondatrice e dell’istituto e dice: “Giovanna era arrivata ad avere un rapporto personale con Gesù molto intenso, rapporto coltivato ogni giorno nella preghiera… Traeva forza da questo rapporto, forza che ha trasmesso ad altri anche nelle difficoltà ed ha perseguito il progetto che le era stato chiesto da Dio… Anche noi nel nostro percorso vorremmo arrivare a vivere il nostro quotidiano alla presenza di Dio sulle orme di Giovanna”.
Accanto all’ascolto della parola di Dio viviamo anche l’esperienza della recita del rosario fatta con stile itinerante, di famiglia in famiglia, per le vie del quartiere. È una preghiera popolare, che aiuta a vivere la contemplazione nel contesto della vita quotidiana. Le persone ci credono profondamente, sentono la Madonna come una mamma e la invocano con fede e speranza di essere esaudite nelle loro necessità personali, del quartiere e del mondo. Talvolta enunciando i misteri si fa anche riferimento alla fondatrice, al suo modo di vivere i misteri nel quotidiano della vita.
Vivere con la gente tutto questo percorso di preghiera rende anche noi più ricche. La gente ci insegna la fede semplice, la capacità di affidarsi, di sperare nelle fatiche di ogni giorno, di gioire delle piccole cose quotidiane. E quando ci ritroviamo a pregare come comunità o come singole non possiamo non portare dentro di noi le persone che incontriamo, che ascoltiamo, che camminano con noi, che ci chiedono di ricordarle nelle nostre preghiere. Le affidiamo a Dio che è Padre e Madre. “L’intercessione (dice papa Francesco) esprime l’impegno fraterno con gli altri quando in essa siamo capaci di includere la vita degli altri, le loro angosce più sconvolgenti e i loro sogni più belli” (GE 154).
Concludiamo ricordando una delle espressioni tipiche delle donne calabresi: “Se Dio vuole”. E noi impariamo che tutto quello che accade nella nostra vita non avviene a caso, ma è conosciuto dal Padre e che, come diceva Madre Giovanna, “nel complesso delle cose è la mano di Dio che conduce tutto”.
a cura della comunità di Crotone