Percorso dedicato alle donne incontrate, raccontate e cantate da Alessandro Manzoni, a 150 anni dalla morte del grande autore
C’è anche il ritratto di Alessandro Manzoni fra le opere salvate da Fernanda Wittgens, così popolare che tutti noi italiani riconosciamo subito il volto del grande scrittore lombardo, di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla morte (1785-1873). Un’infanzia solitaria, la sua, trascorsa da un collegio all’altro e solo a vent’anni si ricongiungerà alla madre, nel frattempo trasferitasi a Parigi. Giulia Beccaria è una donna sensibile, frivola e insicura. È figlia del grande Cesare, il giurista che per primo sostiene l’abolizione della tortura e della pena di morte. E l’anelito alla giustizia, soprattutto nei riguardi degli umili, le vittime indifese dei soprusi, sarà quasi un’eredità genetica per il futuro scrittore, principio ispiratore di tutta la sua opera. Il giovane Alessandro, agnostico indifferente alle tematiche religiose, maturerà ben presto un atteggiamento protettivo nei riguardi della mamma Giulia, che resterà con lui fino alla morte. Le donne avranno un ruolo fondamentale della sua vita e saranno determinanti nei momenti cruciali. Ha 23 anni Alessandro, quando incontra la giovanissima Enrichetta Blondel, di soli 16 anni, dolce, riservata, impegnata in un profondo percorso religioso all’interno del calvinismo, la confessione a cui apparteneva la famiglia. Nella lettera ad un amico, lo storico francese Fauriel, così ne parla: “Un carattere molto dolce, una notevole rettitudine morale e un grande attaccamento ai genitori. Penserete che corro un po’ troppo, ma dopo averla veramente conosciuta, ogni rinvio del matrimonio mi sembra inutile”. Pochi mesi dopo Manzoni sposerà Enrichetta con rito religioso calvinista che lui accetta per amore di lei. L’influenza della moglie e le lunghe conversazioni sulle grandi tematiche della fede, saranno fondamentali per la sua conversione, dapprima al calvinismo, successivamente, insieme, al cattolicesimo. Sarà un matrimonio felice e fecondo, anche se le tante maternità (sono nove i figli sopravvissuti), mineranno la delicata salute di lei, che si spegnerà poco più che trentenne, lasciando Alessandro in un dolore inconsolabile e in una depressione che lo accompegnerà per sempre. Certo, alcuni tratti della gentile determinazione e della fede profonda di Enrichetta, ispireranno la figura di Lucia nei I promessi sposi. Ma un’altra donna gli sarà vicina negli anni maturi, una donna saggia, equilibrata, capace di dargli momenti di tenerezza, di affetto, di sicurezza: Teresa Borri Stampa, una giovane vedova, che diventerà un punto fermo e cha saprà donare ai figli piccoli rimasti senza madre, l’amore di cui hanno bisogno. Un elogio della vita familiare nella vita e nell’opera di Alessandro Manzoni.
Chiara Magaraggia