Il tema di questo terzo numero di Vita Nuova riguarda la conversione pastorale. Penso che mai come oggi ha senso riflettere su questo argomento – o sogno – dato che stiamo vivendo un anno del tutto particolare sotto tanti punti di vista: basta pensare al non aver celebrato la Pasqua con fratelli e sorelle di fede (se è andata bene abbiamo seguito una celebrazione in streaming), basta pensare alle liturgie, tuttora rarefatte in quanto a presenza, alla mancanza di uno scambio di pace, a partecipazioni ridotte all’osso con la grande – e giustificata – preoccupazione di osservare le norme sanitarie e di distanziazione.
La conversione pastorale comunque era nata… ben prima del Covid 19, e gli scritti magisteriali stavano puntando da tempo il riflettore sul tema! Da tempo si constatava la necessità di rivisitare, interrogandoci, la nostra pratica religiosa, che forse rispecchiava più la società consumistica che un’adesione al Vangelo: mi prendo quello che mi serve e quando mi serve.
Ha scritto il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, da una cattedra fatta non di sole parole sul corona virus ma di esperienza diretta e vissuta: “Non dobbiamo tornare alla Chiesa di prima. O iniziamo a cambiare la Chiesa in questi mesi o resterà invariata per i prossimi 20 anni”. E qualche riga prima il vescovo Derio aveva indicato bene la direzione del cambiamento: “Questo tempo parla, ci parla. Questo tempo urla. Ci suggerisce di cambiare. La società che ci sta alle spalle non era la ‘migliore delle società possibili’. Vi ricordate quanti ‘brontolamenti’ facevamo fino a febbraio? Bene, questo è il tempo per sognare qualcosa di nuovo… In questo isolamento ci siamo resi conto che le relazioni ci mancano come l’aria. Perché le relazioni sono vitali, non secondarie. Ciò significa riscoprire la ‘comunità’. Gli altri, la società sono una fortuna e noi ne siamo parte viva… L’abbiamo scoperto, ora proviamo a viverlo”.
Una conversione pastorale deve piantarsi su questo terreno, altrimenti resterà sempre qualcosa di slegato dalla vita. Ma non solo, dobbiamo ripensare il rapporto con il creato, farlo nostro, compiere scelte che dicano che la cosa ci riguarda in prima persona. A questo riguardo la Chiesa offre un orientamento al nostro agire che ci interpella fortemente: è uscito in occasione del quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’ il documento interdicasteriale In cammino per la cura della casa comune. Sono la pandemia di Covid-19 e la domanda su cosa “noi” possiamo fare a tracciarne le linee: è stato detto durante la presentazione che esso non è un duplicato della Laudato si’, ma vuole rilanciarne la ricchezza dei contenuti la cui attualità emerge anche alla luce della crisi attuale.
Andiamo verso il sogno di una conversione pastorale: è possibile se tutti vogliamo camminare consapevoli di farlo “per la cura della casa comune”.
sr. Maria Luisa Bertuzzo, Superiora Generale