Un bene che va oltre il mio star bene

14
Ott

L’avevano detto ancora i padri conciliari, nella Gaudium et spes, che il bene comune è l’“insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono” alla collettività e ai singoli, “di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” e riguarda anche le generazioni future. E noi siamo le generazioni future rispetto a quando sono state scritte quelle affermazioni, ancora qui a ragionare e a chiederci come aver cura del bene comune!

Redigere questo editoriale dal Mozambico dove la povertà evidenzia una sfacciata disparità sociale, nonostante la ripresa del dopo ciclone sia evidente anche con le fatiche della pandemia, significa dare un significato sostanzialmente diverso alla nostra comprensione europea delle parole di papa Francesco, che nel messaggio per la pace 2021 cita sant’Ambrogio, il quale sosteneva che “la natura ha riversato tutte le cose per gli uomini per uso comune. […] Pertanto, la natura ha prodotto un diritto comune per tutti, ma l’avidità lo ha reso un diritto per pochi” (n. 5).

E non a caso dedica alla cura del bene comune un paragrafo che richiama come il compimento della vita sociale, politica ed economica, in ogni suo aspetto, sta nel porsi al servizio del bene comune, ossia dell’“insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” (n. 6).

Questo servizio parte da me, da te, da noi… Questa cura significa responsabilità e cuore: c’è un bene che va oltre il “mio” star bene, travalica il nostro guardare ad un bene che sta dentro alcuni confini, oltre i quali non importa. Lo dicono bene gli articoli di questo numero che abbracciano la sfera sociale, politica, culturale ed ecclesiale, perché il bene comune è conseguenza della capacità di unire tutte le forze. Solo così, per concludere con le parole del Messaggio 2021, “i nostri piani e sforzi” avranno “effetti sull’intera famiglia umana, ponderando le conseguenze per il momento presente e per le generazioni future”.

Allora forse potremo realizzare – a qualche anno di distanza – l’auspicio del concilio Vaticano II: creare condizioni di vita che permettano alle generazioni future dignità, salute e condizioni semplicemente umane.

sr. Maria Luisa Bertuzzo

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