Tra ospitalità e bellezza. Superare il conflitto e ritrovare l’armonia

30
Ago

La natura è piena di parole d’amore (Laudato si’, 225). Gli spazi verdi intorno a Villa Savardo dicono il senso di questa accoglienza per donne e minori in gravi difficoltà sociali: un contesto bello, positivo, rigenerante, dove prendere in mano il filo spezzato della vita e ricominciare a tessere la propria storia. Il mondo interiore di chi approda qui – donne, ragazzi o bambini – è generalmente devastato, frammentato; perciò l’aspetto di questo luogo deve infondere una sensazione di unità e armonia.

Alla cornice estetica del panorama e degli ambienti corrisponde un quadro di rapporti umani gratuiti, autentici, sereni, affidabili: il primo aspetto al quale ci dedichiamo noi suore, gli operatori, i volontari, le famiglie che collaborano. Nell’enciclica Laudato si’ il papa parla di ecologia integrale; lo stretto legame fra natura, giustizia e pace interiore rende necessario re­cuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con se stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio (LS 210).

Noi Orsoline ci interroghiamo sul significato della nostra missione in Villa Savardo, sulla chiamata a vivere il mistero del Verbo incarnato, testimoniando Gesù, Servo del Padre, mite e umile di cuore (Costituzioni 29). Le occasioni di servizio e di prossimità qui sono continue, ma ci è chiesto molto di più. Appartiene alla nostra identità spirituale sperimentare la mitezza del Verbo incarnato come pacificazione interiore che conduce il cuore alla clemenza e all’umiltà, alla pazienza e all’abnegazione (Costituzioni 12). La tradizione mericiana e l’esempio di Giovanna, nostra fondatrice, ci animano a superare le contraddizioni della fragilità creaturale, per camminare verso l’armonia interiore, l’integrazione affettiva, l’orientamento delle tensioni in una prospettiva di fede.

In Evangelii Gaudium il papa esorta a ricercare l’unità dentro di noi, perché con cuori spezzati in mille frammenti sarà difficile costruire un’autentica pace sociale (EG 229). Francesco propone di attraversare i conflitti, le confusioni, le insoddisfazioni, le paure per trasformarli in elementi di nuova coesione. La pacificazione ci è donata in Cristo: questo è l’annuncio del quale ci sentiamo depositarie. La pace di Dio è una pace reale, […] che non nega la vita […]. C’è la sofferenza, ci sono gli ammalati, ci sono tante cose brutte, ci sono le guerre… […] Una pace senza Croce non è la pace di Gesù: è una pace che si può comprare. Possiamo fabbricarla noi. Ma non è duratura: finisce (papa Francesco). Di questa pace noi Orsoline vorremmo essere segno.

Suor Maria Coccia, Comunità Villa Savardo

Ero straniero e mi avete ospitato (Mt 25,35). Vivevo il conflitto e mi avete accolto. Sono espressioni che mi vengono in mente pensando alla vita e alle persone di Villa Savardo di Breganze.

La citazione dal Vangelo di Matteo è da una parte rassicurante perché profila una promessa, ci potrebbe anche far sentire “a posto” con la nostra coscienza troppo etica. Quelle parole chiedono un impegno vero e ci rimandano alla fatica della carità perché l’accoglienza vera non è semplicemente una emozione, un proposito buono e nobile e neppure una porta aperta di una casa che fatica a rigenerare armonia e serenità. In quel caso è solo un tetto sopra la testa.

Ogni giorno, a Villa Savardo, ma immagino anche in altre situazioni di servizio alla persona, tocchiamo con mano la fatica e i risultati buoni dell’accoglienza che diventa vera, concreta e fruttuosa quando si traduce in incontro, relazione, prassi di umanità che travalica le diversità del colore della pelle, delle fedi, delle provenienze e delle culture, dei caratteri e dei temperamenti. Ma che fatica! Non nascondiamolo. Anche tra di noi, laici e religiose, che facciamo lo stesso lavoro: perché non può essere solo un mestiere, perché dobbiamo trovare unità e risposte adeguate, perché l’ambiente in cui operiamo non può essere luogo dove portiamo o scarichiamo preoccupazioni domestiche e conflitti personali. Sembrano cose scontate.

La pazienza e la fatica sono “pane quotidiano” anche con le persone accolte a Villa Savardo. Bambini, ragazzi, donne e mamme arrivano ferite, spesso profondamente, e vivono, appunto, non un conflitto, ma il conflitto che ha preso tutto e di rimettersi in gioco e di ritrovare “unità” c’è poca forza.

Non so se papa Francesco nella sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium, in particolare nei paragrafi 226-230 dedicati al tema “l’unità prevale sul conflitto”, alludesse anche a questo tipo di conflitti. Certamente non poteva pensare a Villa Savardo, ma di alcune sue indicazioni possiamo fare tesoro: accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo (227); sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda (228); con cuori spezzati in mille frammenti sarà difficile costruire un’autentica pace sociale; L’annuncio evangelico inizia sempre con il saluto di pace, e la pace corona e cementa in ogni momento le relazioni (229).

Belle indicazioni, davvero. A questo siamo chiamati: vivere e creare unità. Nel mio e nostro modo di essere presenti – laici e religiose – e di operare a Villa Savardo, quelle di papa Francesco possono diventare applicazioni pratiche efficaci.

Michele Pasqualetto, Direttore di Villa Savardo

 

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