Tra fragilità e cura

07
Apr

Da un anno a questa parte sfogliare un giornale, leggere una riflessione sui social, guardare la Tv significa parlare di malattia, ospedale, dati epidemiologici, curve di contagio. E negli scambi quotidiani sembriamo tutti esperti in campo sanitario, tutti pronti ad aggiungere un dettaglio che precisa l’evolversi del virus e delle sue varianti!

Rileviamo, constatiamo, commentiamo… e poi? Ne nasce un impulso ad agire in qualche direzione, o tutto muore con i nostri commenti, magari sempre più preoccupati e a volte arrabbiati? La situazione provoca di fatto reazioni diversificate: sentimenti di paura, atteggiamenti di rassegnazione, angoscia, indifferenza, disimpegno…

Oppure?

Anche nella paura come cristiani siamo chiamati a lasciarci provocare da qualche domanda: cosa posso fare io, come mi pongo, come agire da persona che plasma la vita sul Vangelo? In Fratelli tutti troviamo un passaggio interessante: “Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un ‘noi’ che abita la Casa comune” (17). È la parola cura che interpella il noi, chiamato a dare una direzione significativa ai propri passi, perché “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, perché nessuno si salva da solo” (Messaggio per la pace 2021, 6).

Saranno questi due documenti in modo particolare ad accompagnare il nuovo anno di Vita Nuova: l’enciclica Fratelli tutti e il messaggio di inizio anno di papa Francesco dal tema significativo La cultura della cura come percorso di pace.

Riconoscere e accettare le comuni fragilità con la cura deve diventare cultura che ci sollecita ad andare oltre gli angoli bui: abbiamo la “bussola dei principi sociali” – che ci indica papa Francesco – “possibile soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in ogni ambito sociale, politico e istituzionale” (cf. Messaggio, 7).

Allora soltanto sarà festa di risurrezione, quando consapevoli di avere tutti bisogno di cura, guarderemo con riconoscenza il grande bene che ci è dato nei fratelli e sorelle, magari più bisognosi di noi, ed il bene ancora più grande che è il Creato. Avere a cuore, anzi… a cura, questi beni preziosi, è sostenere il trionfo della Vita davvero risorta, e sarà Pasqua per tutti!

Madre Maria Luisa Bertuzzo

Superiora generale

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