Sorelle per una comunità nuova

20
Lug

In cammino insieme alle donne discepole di Gesù

“In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità” (Lc 8,1-2).

 

“Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo” (Mt 27,55).

 

Tra la prima e la seconda citazione ci sono circa tre anni di vita che questo gruppo di donne trascorre con Gesù, anche se di loro, in questo periodo di tempo, non si dice nulla nei testi canonici. Se pure Maria Maddalena – nominata sempre per prima nei testi – doveva svolgere un ruolo particolare, le donne sono sempre presentate in gruppo. Sorelle che hanno sperimentato fin dall’inizio l’importanza di sostenersi a vicenda, loro che – cosa inaudita a quel tempo – avevano lasciato la loro casa e la cerchia di familiari per seguire questo particolare Maestro che si spostava nel territorio della Palestina. Molto probabilmente non era stato facile nemmeno essere accolte dal gruppo dei discepoli che seguivano Gesù, come attestano alcuni passaggi presenti soprattutto nei testi considerati apocrifi.

Eppure anche loro, come il gruppo degli uomini, hanno condiviso le giornate di Gesù, ascoltato le sue parole, visto le sue azioni. Alcune di loro avevano fatto l’esperienza di essere guarite da lui, Maria Maddalena di essere liberata da sette demoni, come ci dicono i testi. Sette, la totalità secondo la simbologia ebraica, che indica quindi una vita completamente imprigionata da una situazione che appare senza uscita ma che viene riconsegnata libera e piena dopo l’incontro con Gesù.

Per definire il modo in cui queste donne seguivano il Maestro, i tre sinottici usano il verbo diakonein, servire. Luca aggiunge che lo fanno “con i loro beni” usando un termine che spesso indica “quello che si ha a disposizione”. Si potrebbe tradurre: “Esse li assistevano con tutto ciò di cui disponevano”. Curate e guarite da Gesù, si mettono a loro volta a servire, a prendersi cura di Gesù, delle sorelle e dei fratelli.

Seguendo Gesù, ascoltando il suo insegnamento, cercando di comprendere e realizzare la volontà di Dio, sono diventate sorelle tra loro ma anche sorelle di Gesù, secondo le sue stesse parole: “Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre” (Mc 3,35).

Non hanno abbandonato Gesù nemmeno nel momento della paura e dell’angoscia, scegliendo di rimanere a guardare la croce, a lasciarsi attraversare dal dolore immenso della sofferenza e dell’impotenza. Insieme, hanno continuato a costruire una tradizione, preparando oli e aromi in quel tempo di transizione dalla sepoltura al mattino di Pasqua. Si sono sicuramente aiutate ad accogliere quel dolore, a non arrendersi all’idea che tutto fosse finito e avranno cercato di riempire, almeno con i ricordi, il vuoto enorme di quell’assenza.

La difficoltà di staccarsi dal corpo di Gesù le porta a mettersi di nuovo in cammino nelle prime ore del giorno dopo il sabato per andare al sepolcro. Il turbamento di fronte a quella tomba vuota genera sicuramente paura e timore, ma anche la consapevolezza che sta iniziando qualcosa di nuovo. Le parole dell’angelo, “Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea” (Lc 24,6), infondono in loro speranza. C’erano quando Gesù aveva parlato della sua passione, morte e risurrezione. C’erano anche se non nominate: tutte le volte che si parla di discepoli in generale, erano presenti. D’altra parte la parola discepolo in ebraico e aramaico non ha nemmeno il femminile e le donne, anche se ci sono, non contano.

Guidate dall’angelo, ricordano allora cosa Gesù aveva detto e corrono dai fratelli per annunciare e condividere questa gioia, per comprendere e agire insieme, ma “Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse” (Lc 24,11). Da subito, lentamente ma inesorabilmente, quella comunità di sorelle e fratelli, amici e amiche che Gesù aveva desiderato costruire, si sfalda. Il dono della profezia, nei Vangeli esercitato quasi sempre dalle donne, viene assorbito dai maschi fino a cancellare la presenza delle donne in alcuni scritti: “… che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,4-5).

Le donne hanno però continuato il loro compito di annuncio di vita e costruzione del Regno; per altre strade, altri percorsi, con fatica, spesso osteggiate da chi doveva essere per loro fratello.

Da alcuni decenni c’è un rifiorire di studi da parte delle donne per riportare alla luce e prendersi cura di tante sorelle che sono rimaste fedeli al compito affidato loro dal Risorto: Andate ad annunciare”. Dopo duemila anni non è ancora troppo tardi per tornare a essere sorelle e fratelli, amiche e amici che si servono a vicenda, per costruire il Regno ascoltando lo Spirito, ricercando, invece di un’uniforme unità, la ricchezza della molteplicità e della differenza.

Donatella Mottin

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