A partire dagli Atti capitolari, una sororità e fraternità chiamata ad allargarsi sempre più a tutta la famiglia carismatica
Essere sorelle sembrava un punto di partenza certo, una premessa consolidata, ma lungo il cammino del nostro XIV Capitolo generale, la sororità si è rivelata un dinamismo relazionale in divenire che ci incalza ad allargare gli orizzonti. È parziale definirci sorelle solo in quanto appartenenti a una stessa comunità religiosa, eppure perfino questo intrinseco rapporto reciproco chiede di essere ricompreso e vissuto in maniera più profonda e radicale. Sorelle è riduttivo se non evoca la moltitudine di sorelle e fratelli che siamo chiamate ad accogliere e abbracciare, in una sororità idealmente senza confini. Durante il percorso capitolare anche il linguaggio usato finora si è rivelato carente e ci siamo aperte a nuove espressioni corrispondenti alla rinnovata prospettiva; nell’intraprendere questi passaggi, siamo incoraggiate dai recenti pronunciamenti e documenti ecclesiali sulla vita religiosa (Per vino nuovo otri nuovi ed Economia a servizio del carisma e della missione).
Si va affermando un “nuovo paradigma nato dalla ispirazione e dalla prassi postconciliare. Stiamo vivendo una fase di necessaria e paziente rielaborazione di tutto ciò che costituisce il patrimonio e l’identità della vita consacrata dentro la Chiesa e di fronte alla storia” (VNON 9). La profezia della vita comune si realizza in un costante esodo dall’io al noi: tale processo ma-tura attraverso un reciproco ascolto spirituale paziente e fecondo. Lo Spirito ci sollecita ad affrontare sfide irrimandabili: abbiamo colto il divario inter-generazionale, l’inculturazione, la multiculturalità e l’interculturalità come opportunità di crescita nel realizzare un progetto comune di vita e di missione evangelica. L’intergenerazionalità e la multiculturalità sono “laboratori di ospitalità solidale dove sensibilità e culture diverse possono acquisire forza e significati non conosciuti altro-ve e quindi altamente profeti-ci” (VNON 40); “le diversità culturali obbligano al duplice cammino di radicamento nel proprio essere culturale specifico e la capacità di trascenderne i limiti in un respiro evangelico sempre più ampio” (VNON 38).
In una comunità matura il servizio evangelico dell’autorità promuove la partecipazione a un progetto condiviso, nel quale “ciascuno si senta responsabile e al tempo stesso si senta indispensabile per la costruzione della fraternità” (VNON 36); ognuno offre lo specifico apporto della propria età e cultura, e le diversità vengono valorizzate. “Nella ricchezza delle relazioni, che costituiscono la fraternità, le persone consacrate sperimentano come la missione è costituita da persone disposte a condividere la vita e la fede, a fare esperienza di comunione e di collaborazione” (ESCM 36).
La sororità evangelica inclusiva e aperta è feconda di connessioni e sintonie che creano rete. Durante un incontro alla vigilia del Capitolo – dopo la presenta-zione dei Gruppi Am.Or., delle Associazioni “Presenza Donna” e “Amici di Villa Savardo”, della nostra Equipe missionaria e del Gruppo “Kar.in” – Nunzia Boccia, referente laica della famiglia carismatica murialdina, ci ha illuminato affermando con gioia: “Voi siete già una famiglia carismatica!”.
La condivisione di esperienze e percorsi innestati in una stessa radice spirituale, ha tessuto nel tempo una realtà fraterna ampia e multiforme che dobbiamo im-parare a riconoscere e che ci vede coinvolti insieme (suore e laici) in un promettente cammino di fede, di vita, di impegno. “Di fatto attorno ad ogni fami-glia religiosa […] è presente una famiglia più grande, la famiglia carismatica, che comprende più Istituti che si riconoscono nel medesimo carisma, e soprattutto cristiani laici che si sentono chiamati, proprio nella loro con-dizione laicale, a partecipare della stessa realtà carismatica” (papa Francesco).
Durante il Capitolo la parola “laici” è risuonata sempre con affetto, stima, riconoscenza; è emerso il desiderio di maggior dialogo, condivisione e collabo-razione per crescere insieme nella fede e nella missione. I laici, non più percepiti primariamente come destinatari del nostro impegno apostolico, sono soggetti attivi e corresponsabili: i talenti, le competenze e le intuizioni spirituali dei quali sono depositari arricchiscono la comunità ecclesiale e sociale. Molti laici con i quali noi Orsoline SCM ci troviamo a operare, desiderano partecipare in modo più intenso alla spiritualità e alla missione della Congregazione, il carisma che il Signore attraverso Giovanna Meneghini ha donato alla Chiesa: noi Suore cerchiamo di testimoniarlo, ma anche altri battezzati, laiche e laici, traggono dallo stesso carisma nutrimento e luce per rispondere alla loro vocazione. Riconoscerci sorelle all’interno di una variegata famiglia carismatica chiede di assumere pienamente tale identità e le prospettive che spalanca. Il passaggio dal “per loro” al “con lo-ro” rende il noi inclusivo, ecclesiale e aperto, riducendo il rischio di autoreferenzialità.
Gli atti capitolari sono attraversati dall’intenzione di formarci insieme come famiglia che attinge allo stesso carisma, nel rispetto dei diversi livelli di adesione e appartenenza. Lo Spirito ci muove a condividere la preghiera, la fraternità e il servizio evangelico, la missione a favore del femminile, le sfide profetiche della riconciliazione, dell’ecologia integrale e della pace. “La storia, la vita quotidiana so-no spazio sacro in cui la Parola si rivela, interpella e trasfigura la realtà” (ESCM 19). In comunione con la Chiesa e fedeli all’eredità di Madre Giovanna, siamo chiamati alla sinodalità, vissuta nel discernimento comunitario, l’ascolto collettivo e fecondo dello Spirito che armonizza i diversi apporti di ognuno.
Ispirate dal canto di Miriam – sorella di Mosè – che insieme alle donne sorelle danza il trionfo della vita sulla morte e sul male, avanziamo con passo leggero e ritmato, discepole del Signore insieme a sorelle e fratelli, per essere famiglia solidale in un popolo che invoca coraggio e speranza.
sr. Maria Coccia