Nel nuovo libro di suor Samuela Sartorel la storia della venerabile Giovanna Meneghini e di un sogno che continua a realizzarsi
“Di nuovo mi metto a scrivere per far conoscere – se fosse possibile a tutto il mondo – la bontà infinita di Dio verso le sue creature e specialmente verso di me, perché – fingendo di non vedere la mia indegnità e miseria – mi ha trattata sempre con tali finezze d’amore che mi aspetto dal suo cuore Divino ogni grazia necessaria a condurre secondo i suoi santissimi desideri l’opera che si va iniziando in suo onore”.
Quando Giovanna Meneghini rilegge la storia e i propri vissuti, lo fa in una prospettiva spirituale, ricercando negli eventi la presenza e l’azione di Dio. Lo fa per iscritto una prima volta nel 1906 (a 38 anni), su richiesta del padre gesuita che la accompagnava nel discernimento, ma due anni dopo sente l’esigenza di riprendere la narrazione aggiungendo altri elementi, e così altri tre anni dopo. Con lo scorrere del tempo e il procedere del cammino si approfondisce la comprensione dei fatti.
Un secolo dopo, siamo noi Orsoline figlie di Giovanna, a ricercare nella sua storia – che è anche nostra – i segni della volontà e della bontà provvidente di Dio, per alimentare il sogno al quale ci ispiriamo. La nostra suor Samuela Sartorel ha lavorato molto nel ricostruire la vicenda storica di Giovanna, narrata nel libro appena pubblicato dal Pozzo di Giacobbe e intitolato Sognando quel dì fortunato. Il testo evidenzia come Giovanna, pur essendo priva di mezzi e di appoggi sociali, è stata ispirata e condotta da Dio a fondare una comunità religiosa femminile in un contesto culturale ed ecclesiale conflittuale, un’opera impensabile agli inizi del Novecento per una donna nelle sue condizioni.
La conoscenza più precisa dei fatti ci fa comprendere le fatiche che Giovanna ha dovuto affrontare – a partire dalle umilissime origini – e la forza del suo dono carismatico. Nata in precarietà durante una transumanza dei genitori pastori, è costretta a lasciarli, a soli tre anni, per andare a Breganze presso gli zii. Attraverso due sogni, lo Spirito ha sollecitato Giovanna ancora adolescente a superare la provvisorietà della vita ricercandone il senso profondo in Dio, e a fare la sua volontà per diventare una sua vera figlia. Nella preghiera Giovanna ha iniziato a coltivare l’ascolto della presenza di Dio, dei suoi segni, della sua voce.
Comprendere la volontà di Dio richiede un cammino esigente di progressiva chiarezza e adesione. Giovanna cerca di entrare in una Congregazione religiosa, ma poi Dio, attraverso una visione interiore, le ispira una nuova fondazione. Entra a far parte di una Compagnia secolare di sant’Orsola – sul modello fondato da sant’Angela Merici – e accetta per obbedienza di esserne eletta superiora, senza avere alcuna preparazione. Sarà un’esperienza fondamentale che plasmerà l’identità di Giovanna e della sua futura comunità.
Giovanna lavora duramente sotto padrone (all’epoca senza tutele), ma nella prova (anticlericalismo dei padroni, impossibilità di recarsi in chiesa, sfruttamento…) è consolata dalla promessa di Dio che le si manifesta come una “nuvola” interiore. Al tempo stesso ha la possibilità di conoscere le discriminazioni verso i poveri e soprattutto verso le donne. Tutte le circostanze, anche quelle più sfavorevoli, vissute con amore nell’adesione alla volontà di Dio, finiscono per volgersi in bene.
Nel discernere la sua vocazione Giovanna si confronta col suo confessore, ma quando si rende conto che questi, temporeggiando e non dirigendola adeguatamente, rallenta l’attuazione della volontà di Dio, lei chiede consiglio a un altro religioso. Giovanna obbedisce primariamente a Dio, rispettosissima dell’autorità ecclesiale, ma non passiva: quando i sacerdoti che la consigliano tenteranno di stravolgere l’ispirazione di Dio – fondare una nuova comunità religiosa, di sorelle che, ispirandosi alla Regola di sant’Angela Merici, vivano l’abnegazione di sé stesse e lo zelo per la salvezza delle anime, con un impegno particolare a favore della classe popolare femminile – lei la difenderà e porterà avanti con tutte le sue forze.
Il sogno di una comunità fondata in Breganze che Dio ispira a Giovanna – attraverso la visione interiore di una “bianca casetta” e successivamente di giovani suore in preghiera davanti all’Eucarestia – diventa la finalità di ogni sua azione, “l’unico sospiro del suo cuore”. Le ricerche di suor Samuela hanno delineato meglio come Giovanna abbia dovuto affrontare difficoltà di ogni genere, dovute alla povertà, all’inesperienza e alla mancanza di formazione che la costringevano a rivolgersi a persone competenti, ma non sempre rispettose di quanto Dio le ispirava. Così pure gli accesi conflitti sociali ed ecclesiali del suo tempo (la Questione romana, la polemica antimodernista…) la esponevano a sospetti e opposizioni immotivate. Ancora una volta Dio ha affidato i suoi progetti alla cura di una donna umile e il sogno si è realizzato.
sr Maria Coccia