La Comunità di Villa Savardo ospita persone di nazionalità diverse ma soprattutto culturalmente diverse.
In merito a questo mi sono fatta una domanda: E’ possibile una convivenza tra persone di culture diverse?
Quando ho iniziato la mia esperienza di servizio civile non mi ero posta il problema di scontrarmi in prima persona con le differenze culturali delle utenti, pensavo di non avere alcun tipo di pregiudizio nei loro confronti ma mi sbagliavo. Perchè inevitabilmente io sono nata in questo paese, e fin da bambina mi sono state trasmesse quell’insieme di competenze sociali, valori, norme attraverso il quale la società riproduce se stessa.
Il risultato è che io non conosco che la mia cultura d’origine e quando vidi per la prima volta “IL DIVERSO” l’ho criticato ritenendolo sbagliato.
La cultura è stabilita da ciò con cui ogni individuo entra in contatto nell’ambiente in cui nasce e cresce, dal cibo, dalle usanze folkloristiche, dal clima, dalla lingua, dai costumi, dalle credenze, ma non dai confini geografici che sono opera ed arbitrio dell’uomo.
Di fronte ai fenomeni di globalizzazione delle culture e dei comportamenti si possono assumere diversi atteggiamenti che si concentrano in due linee di analisi e di progettualità: il MULTICULTURALISMO e l’INTERCULTURALISMO
Il termine multiculturalismo indica una società dove più culture, anche molto differenti, convivono rispettandosi reciprocamente fra loro. L’idea, è che i diversi gruppi etnici, e le minoranze in particolare, pur avendo interscambi, conservino ognuno le proprie peculiarità, mantenendo il loro diritto a esistere senza omologarsi a una cultura predominante. Negli ultimi anni, tuttavia, sia gli studiosi sia gli operatori sociali hanno iniziato a sottolineare gli aspetti critici di questo modo di intendere l’integrazione, tanto da concludere che esso avrebbe l’effetto paradossale di escludere le minoranze, invece di promuovere la loro partecipazione alla società e alla cultura nazionale.
Il Multiculturalismo è uno strumento rigido di classificazione che sottolinea in maniera ideologica e politicamente strumentale l’omogeneità interna, costruita attorno a variabili di volta in volta culturali, genealogiche, territoriali, religiose o linguistiche. Come il razzismo, il multiculturalismo seleziona ciò che divide i gruppi sociali invece del loro intrinseco rapporto.
Parte dal presupposto che per governare meglio le relazioni bisogna tutelare le culture “altre” (o, viceversa, le “nostre”). Gli individui sono così visti come portavoci di una cultura, ogni cultura si identificherebbe con un popolo, e ogni popolo pretenderebbe un riconoscimento sulla base della propria univoca identità.
Accantonato il multiculturalismo, lo si è sostituito con il temine intercultura o interculturalità. Si afferma inizialmente, come aggettivo, in ambito pedagogico e scolastico, nella forma “educazione interculturale”, questa nuova categoria propone un progetto di interazione fondato sull’idea che le culture si aprano reciprocamente e apprendano le une dalle altre, in un’interazione dinamica, in una specie di interscambio creativo, senza perdere la propria identità. In tale modo, si dà importanza all’iter che designa la necessità dell’incontro e del reciproco cambiamento.
Questo approccio va alla riscoperta dell’individuo, in quanto sono gli uomini in carne ed ossa, che entrano in contatto tra loro.
Interculturale come sinonimo di reciprocità, di scambio, di confronto e di negoziazione, dal quale trarre arricchimento e crescita come individui e come società.
Luigi Secco afferma:”L’approccio Interculturale è una pedagogia dell’essere, dove al centro è posto il soggetto nella propria interezza a prescindere dalla cultura di provenienza”.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani all’art.2 afferma che “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.