Rinnovo delle promesse del gruppo kar.in: unici e divisi, ma uniti

23
Mag

“Quest’anno come segno vogliamo offrire il Rosario: è uno dei simboli della preghiera a Maria, Madre di Dio e Madre nostra e testimone di cosa significhi essere “serva di Dio”, nel suo significato più bello, più pieno e più vero. La corona del Rosario è unica ma è suddivisa in diversi gruppi, ognuno con 10 “grani”,; in un certo senso anche noi del gruppo Kar.In. siamo così.  Pur nella nostra unicità e “suddivisi” nelle nostre quotidianità, ci sentiamo uniti e unite nella preghiera e nella condivisione del carisma, riconoscenti per l’appartenenza alla famiglia carismatica delle Orsoline del sacro cuore di Maria”.

Con queste parole il gruppo Kar.in a Breganze ha donato alla fine della Messa un rosario per la statua di Maria nella cappella di casa madre.

Nella celebrazione di ricordo della nascita di madre Giovanna, 23 maggio 2024, presieduta da don Matteo Lucietto, parroco di Breganze, hanno rinnovato le promesse Mariaemma, Stefania e Luca, Doriana, Resi e Tonino, Teresa. A loro si sono aggiunte Gianna e Bertilla, visivamente emozionate, che hanno emesso le promesse per la prima volta, dopo aver intrapreso un cammino di discernimento e preparazione. Dopo averla pronunciata Gianna e Bertilla hanno firmato sull’altare il foglio con la formula scritta di loro pugno, proprio a sottolineare il particolare impegno, essendo la prima volta. In contemporanea, a Monterotondo, anche Giosy ha rinnovato le sue promesse. Tutti insieme, in cordata.

Negli occhi di tutti tanta gioia, nei cuori mille emozioni al vedere una famiglia, quella carismatica, che si allarga come le onde del mare calmo: piano piano, ma andando lontano, con perseveranza e senza distruggere quanto costruito. A suggellare e rinforzare il legame anche con i laici brasiliani, la presenza di Regina, laica del gruppo di Volta Redonda.

Nell’introduzione, sr Graziana Morandin, che accompagna il gruppo fin dall’inizio ha ricordato che quest’anno la festa della nascita di madre Giovanna cade tra la festa di Pentecoste e quella della Trinità, quasi come una segnaletica per ricordare che Dio dona ai suoi figli doni particolari. Essendo il nostro un Dio d’amore circolare, ci chiede di condividere, rimettendo in circolo, i doni ricevuti.

Nell’omelia don Matteo ha detto che “è bello constatare come il dono dello Spirito che ha animato una donna si sia esteso ad una congregazione e poi ai laici e alle laiche. Questo è il segno della comunanza, della comunione che c’è tra noi”.

Riprendendo il vangelo (Mc 9, 41-50), il celebrante ha sottolineato come Gesù interpelli i discepoli per non divenire pietra d’inciampo per i piccoli, cioè per coloro che desiderano accostarsi alla comunità, ma che non hanno una fede robusta. “E’ un rischio che corriamo anche noi oggi”, ha continuato, “quando invece di essere strumenti di comunione, siamo strumenti di divisione. Condividere il dono di Giovanna è l’esperienza che permette alla Chiesa di farsi tramite di Gesù per gli altri e tutto questo è per la missione”, ha concluso.

Nella gioia è iniziata la celebrazione e nella gioia è continuata la fraterna condivisione della festa!