Il secondo numero di Vita nuova riprende il tema della “sinfonia di preghiera”, secondo l’invito di papa Francesco, e lo fa con questa sottolineatura specifica: “ringraziare Dio dei tanti doni del suo amore e lodare la sua opera nella creazione”. Nel frattempo è stata emanata anche la bolla di indizione del giubileo, Spes non confundit (La speranza non delude), il documento ufficiale che ne proclama i tempi di apertura e chiusura, mentre rende noti i temi dell’anno santo.
Ringraziare, lodare e sperare: tre verbi che mai come in questo tempo ci interpellano con una forza unica, quasi provocatoria, perché verrebbe da dire: ma dove troviamo i motivi per ringraziare, lodare e sperare?
Possiamo raccogliere dalla bolla stessa una risposta a questo interrogativo. Negli articoli iniziali infatti il papa scrive che “San Paolo è molto realista. Sa che la vita è fatta di gioie e di dolori, che l’amore viene messo alla prova quando aumentano le difficoltà e la speranza sembra crollare davanti alla sofferenza”. Inoltre non nasconde i disagi di una vita spesso improntata dalla fretta, dalla mancanza di tempi di incontro, che impone a volte ritmi che non danno spazio ai rapporti umani. Come pure non manca la descrizione dei luoghi dove tutti siamo chiamati ad essere “segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle” (cfr. n.4).
Allora come ci interpella questo giubileo, che cosa ci chiede? Proprio questo: diventare noi stessi segni di speranza per i tanti volti che la invocano. Ed essere riconoscenti, essere lode, ringraziamento e gratitudine per quanto abbiamo, e che non ci è sempre dovuto. Far prevalere l’atteggiamento di lode riconoscente anziché di pretesa.
La bolla al n. 25 conclude richiamando l’immagine dell’ancora: “L’immagine dell’àncora è suggestiva per comprendere la stabilità e la sicurezza che, in mezzo alle acque agitate della vita, possediamo se ci affidiamo al Signore Gesù”. Questa certezza ci fa rimanere saldi e grati nella fede, perché possiamo “ritrovare la fiducia necessaria, nella chiesa come nella società, nelle relazioni interpersonali, nei rapporti internazionali, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato” (n. 25).
E noi suore Orsoline rinnoviamo l’impegno assunto nell’ultimo capitolo generale, insieme alla famiglia carismatica e a tutte le amiche e amici con i quali condividiamo i diversi cammini: sorelle (e fratelli) in un popolo che invoca coraggio e speranza.
Madre Maria Luisa Bertuzzo