Per una mistica politica, a partire dalla vita e dalle differenze
Vorrei proporre quella che mi piace pensare come la vera esperienza mistica: la familiarità con la vita e la familiarità con la storia. Queste familiarità costruiscono un bene per tutte e tutti. È una riflessione sulla vita quotidiana, cioè allo spazio e al tempo nei quali ci muoviamo normalmente, perché fanno parte della vita più comune: sia affettiva che intima, che collettiva e storica.
Scoprire l’importanza della mistica equivale a scoprire la semplicità, l’essenzialità della vita, la possibilità che abbiamo, uomini e donne, di cogliere il senso profondo della vita e degli avvenimenti, sussurrato all’orecchio in un modo misterioso: “ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché queste cose le hai rivelate ai piccoli e le hai nascoste ai dotti e ai sapienti” (Lc 10,21).
Tuttavia in queste parole c’è anche una sfida: quanto è difficile essere semplici! Non è difficile avere delle visioni, o fare delle esperienze straordinarie, quanto essere semplici: un’attitudine mistica che si rivela in un silenzioso e rispettoso contatto con la vita, in ritmi lenti.
Il quotidiano è l’unico spazio politico vero, l’unico spazio etico dove si formano le cose, dove si giocano le nostre scelte più fondamentali, quelle essenziali. Può darsi che questa sia la cosa più difficile, perché è difficile cogliere la profondità della vita, è difficile credere nelle dimensioni alternative quali il silenzio, il segreto e le scelte gratuite.
Ciò nonostante sono queste le dimensioni mistico-politiche della vita; uno spazio multiplo nel quale noi (donne e uomini) cerchiamo il pane per sopravvivere, scambiamo i beni, si riconciliamo con le forze contrarie, ascoltiamo il racconto delle Scritture e celebriamo. In questo circolo in cui viviamo esperienze affettive concrete, coltiviamo le relazioni con le cose, con le persone, con il contesto che ci ruota intorno.
In questa quotidianità impariamo ritmi alternativi di vita per creare spazi alternativi. Non è certamente tanto semplice obbedire ai cambiamenti sia evidenti che segreti della vita: cambiamento del corpo, cambiamenti delle cellule che muoiono o che, per diversi motivi, entrano in uno stato di disordine. È difficile seguire questi ritmi che oltretutto il più delle volte non conosciamo o sottostimiamo. Preoccuparsi del mistico politico non fa parte delle conversazioni borghesi che si fanno davanti ai palazzi dei re, e non è neanche la semplice esaltazione della profezia o dell’ascesi (la canna sbattuta dal vento). Richiamare l’attenzione su questo tema significa gettare il nostro sguardo sull’essenzialità della vita, che caratterizza non solo i delicati equilibri interiori, ma anche l’equilibrio umano-cosmico.
Una sfida
Voglio concludere ritornando alla storia, alla realtà contemporanea. Molte sono le realtà storiche che oggi ci sfidano, ma vorrei sottolinearne una che potrebbe veramente riproporci il mistero di un Dio che ci sbigottisce, perché è il Dio della diversità. Un Dio nel quale si riflettono i generi, le sapienze, le culture, le cosmovisioni, l’universo e che, quando lo incontriamo, provoca in noi un vero brivido.
La realtà che rispecchia questi tratti divini la ritroviamo nel risveglio delle identità e delle culture nel loro cammino interculturale e interreligioso. Qui sarebbe necessaria grande creatività, il che significa la mistica. Tuttavia costatiamo che i centri d’interesse politico, sociale ed economico cercano di spegnere ogni creatività e quindi non consentono di valorizzare pienamente questi tratti del mistero. Le religioni, che di per sé potrebbero essere molto creative, perché si radicano nella dimensione esistenziale e superano quella puramente storica e istituzionale, seguono la stessa linea e si arenano nel loro cammino; la paura di perdere ruolo, spazio sociale e quindi potere – anche se oggi è puramente simbolico – sclerotizza il loro pensiero e la fede perde misteriosamente la sua naturale temerarietà.
La parola custodita nel tempio sembra come imprigionata, mentre nelle piazze la sapienza grida. Con infinita nostalgia e tormento noi speriamo che qualcuno in questo circolo delle solitudini storiche ci parli, ci racconti come potrebbe essere la vita e apra il libro…
Tuttavia ci sono altre e altri che non resistono e abbandonano gli spazi sacri, non per infedeltà, ma perché la sete e la fame li consuma dentro; non vogliono aspettare e se ne vanno, cercando acqua e cibo in altri luoghi, rischiando, perché gli amici e le amiche di Dio molte volte rischiano e pagando il prezzo molto alto della solitudine e della confusione.
Poi ci sono altre e altri che cercano con infinita nostalgia, intensi e segreti dialoghi con quello che sta sotto la vita stessa. Esistono strane solidarietà tra tempi storici diversi, tra spazi geografici e contesti diversi, sintonie dei desideri e di seti che mantengono viva la Parola, perché questi gemiti aspettano una risposta… e la risposta è continuare a cercare, non abbandonare la sete, né il desiderio: desiderio di donne, desiderio di esclusi, desiderio delle risorse naturali, dell’atmosfera e dell’acqua, dei mari e dei fiumi, dei bambini e degli anziani… grido degli amanti dei filosofi, degli alchimisti e dei loro mistici esperimenti.
Se potessimo rianimare la memoria, saremmo certamente più creative, più creativi. La nostra memoria è troppo corta per mantenere vivo il ricordo, per poterci impegnare a non voler dimenticare. Tuttavia a volte questi ricordi ritornano e vengono a visitarci, di tanto in tanto, come se volessero tornare a vivere in noi e ispirare un’altra storia: un’altra politica, un’altra chiesa, altre religioni, un’altra pace…
Qualcuno continua a gridare: “fino a quando Signore, fino a quando…”. Malgrado tutto c’è qualcuno che ha una voce viva, calda, forte per poter gridare e la sua memoria non ha tempo, è grande, estesa, ricorda ogni cosa e non vuole dimenticare, guarda al risorgere del sole che nasce ogni giorno, come quello della luna ogni notte. Alcuni non tacciono, alcuni non interrompono le loro grida o la loro attesa perché arrivi qualcuno che apra il libro. Alcuni aspettano giorno e notte fuori dal tempio e non abbandonano gli spazi umani, solitari e desertici. Alcuni tornano tutti i giorni in cerca di sollievo e gettano uno sguardo nel pozzo per vedere se lei, la donna che cerca acqua, è tornata anche oggi… (Gv 4).
È una grande sfida: la sfida mistico politica.
Antonietta Potente
(contributo tratto in parte dal libro Qualcuno continua a gridare. Per una mistica politica)