Nuove strade per la Chiesa dell’Amazzonia
Il Documento finale del Sinodo per l’Amazzonia ci chiama ad entrare nel cammino della conversione, realtà che papa Francesco, nell’esortazione post-sinodale, trasforma in sogno. La proposta per un cammino ecclesiale per il XXI secolo è la sinodalità, il camminare insieme, una Chiesa dove tutti sono chiamati a parlare, ascoltare, discernere e trovare la via, avendo come atteggiamento fondamentale la capacità di dialogare. Questa nuova dinamica deve essere installata alla base della Chiesa, nelle comunità e nelle parrocchie, stabilendo così un modo di essere che non si limita a ciò che è dentro le mura del tempio, in sacrestia, ma nella vita delle persone, soprattutto dei più poveri, degli esclusi, degli scartati da una società sempre più indifferente alla sofferenza dei piccoli.
La Chiesa dell’Amazzonia è stata un banco di prova per questa nuova dinamica ecclesiale. Il processo sinodale nel tempo dell’ascolto, a cui hanno partecipato ufficialmente 87.000 persone, ha favorito l’ascolto e il dialogo non solo all’interno della comunità ecclesiale, ma anche con altri attori sociali, e ha posto questo metodo come una via da seguire in futuro. Facendo fronte alla resistenza, al clericalismo profondamente radicato anche nella Chiesa in Amazzonia, questo nuovo modo di essere Chiesa si sta affermando come via da seguire, come qualcosa da cui non si può tornare indietro.
Il ruolo dei laici, e in particolare delle donne, deve essere un elemento che segna il futuro della Chiesa in Amazzonia e di tutta la Chiesa universale. La partecipazione delle donne in ogni processo sinodale, dall’ascolto allo svolgimento dell’assemblea sinodale, ha fatto una grande differenza, sarà una pietra miliare nella storia, perché sappiamo che la Chiesa della Panamazzonia ha un volto femminile e le sue azioni hanno trasformato la vita di tante comunità dove le donne sono custodi della fede, dei costumi, della cura della vita, della cura dell’ecologia integrale. La Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia, organismo con struttura canonica e riconoscimento vaticano, dove sono presenti laici e donne, appare come un’esperienza che può determinare il futuro di una Chiesa di comunione e partecipazione di tutti/e. In molti speravano che papa Francesco, nell’esortazione post-sinodale, stabilisse misure concrete in relazione al cammino della Chiesa in Amazzonia. Lungi da ciò, Francesco fa una riflessione che guida il cammino della Chiesa universale assumendo, e ordinando di assumere, tutto ciò che è stato raccolto dal Documento finale del Sinodo, dove non possiamo dimenticare che compaiono 150 proposte concrete. Alcune di esse sono considerate rivoluzionarie, chiari elementi di conversione ecclesiale, un nuovo cammino per il futuro, che può trasformare la vita quotidiana della Chiesa amazzonica, soprattutto sul piano pastorale.
Papa Francesco ha sempre detto che i cambiamenti più veri e duraturi sono quelli che vengono dal basso verso l’alto, in quanto, quando le nuove strade nascono dal pensiero di una sola persona, difficilmente vanno oltre quella persona. In pratica, la maggior parte della gente volta le spalle a queste nuove possibilità e i cambiamenti rimangono sulla carta. Per questo, sulla base del Documento finale del Sinodo e dell’esortazione post-sinodale Querida Amazônia, ci troviamo di fronte a un tempo nuovo, quello di portare nelle realtà locali tutte le possibilità che il processo sinodale ha generato.
Per questo è necessario offrire proposte coraggiose, nate dalla riflessione delle Chiese locali. Questo lavoro di base si presenta come un elemento decisivo. Man mano che la sinodalità, il discernimento, si fa presente nella vita quotidiana della Chiesa, i nuovi cammini, nati dalla conversione, possono gradualmente diventare realtà, sapendo che nella Chiesa i cambiamenti non avvengono da un giorno all’altro. È vero che il distacco sociale causato dalla pandemia del COVID-19 ha bloccato il ritorno delle proposte alla base, ma a poco a poco la Chiesa dell’Amazzonia sta intraprendendo le nuove strade emerse durante il processo sinodale.
La Chiesa amazzonica sta diventando una Chiesa che promuove alleanze con diversi attori sociali. In questo senso, la Chiesa e le organizzazioni indigene, attraverso la Rete ecclesiale panamazzonica (REPAM), e il Coordinamento delle organizzazioni indigene nel bacino amazzonico (COICA), hanno sviluppato proposte comuni. Tra questi, l’Assemblea mondiale per l’Amazzonia, insieme al Forum sociale panamazzonico, può diventare uno strumento che rende il mondo più consapevole di ciò che sta accadendo all’Amazzonia e ai suoi popoli.
Le minacce che l’Amazzonia e le sue popolazioni stanno subendo, tra cui incendi, attività estrattive, deforestazione, invasione di territori indigeni, non lasciano indifferente la Chiesa nella regione, sempre più attenta ai segni dei tempi. Siamo di fronte a una Chiesa profetica, impegnata, una Chiesa che non tace di fronte alle ingiustizie, una Chiesa che si impegna con decisione nella cura della Casa Comune.
Di fronte a queste realtà di morte e distruzione, la Chiesa vuole continuare ad ascoltare e camminare con il popolo, con i poveri, soprattutto dove la vita è ferita nella sua dignità, e posso affermare che dove una donna è violata nella sua dignità, nei suoi diritti, è il corpo di Cristo che è violato. In tante dichiarazioni le donne dicono: dove c’è la Chiesa, c’è anche cura del territorio, dei valori, della cultura. E dove la Chiesa cessò di essere quella presenza di cura e di valore, lo sfruttamento aumentò, iniziò l’estrazione illegale. Ecco perché vediamo l’importanza della Chiesa nella cura della vita. Non si può pensare all’evangelizzazione senza pensare al tema della violenza contro le donne, al femminicidio, alla violenza sui giovani, agli abusi, allo sfruttamento sessuale e alla tratta di esseri umani che avviene in questi territori.
L’ essere presente della Chiesa nel cammino sinodale ha rinnovato la speranza in una Chiesa impegnata a favore dei più poveri, dei più vulnerabili, degli scartati dalla società, con un’ecologia integrale, che richiede cura in tutte le dimensioni di vita delle persone e della Casa Comune. Molte iniziative sono possibili, perché come Chiesa che ha un volto femminile, le donne sono presenti in molti luoghi e ambiti di questa Panamazzonia, con la possibilità di raggiungere molte persone.
Quando contemplo il percorso intrapreso, spesso in silenzio, nel lavoro di base, nell’audacia e nel coraggio, nel contatto corpo a corpo, riaffermo la dimensione profetica della vita delle donne e degli uomini amazzonici come collettività del nostro essere, del bisogno profondo di camminare mano nella mano per la pace e la giustizia, per la cura della vita, per l’ecologia integrale.
Suor Rose Bertoldo
Irmã del Cuore Immacolato di Maria
Rete “Un grido per la vita”