Pellegrini e pellegrine di speranza

17
Mar

Il millennio in corso si è aperto con il grande giubileo del 2000: secondo la tradizione della chiesa ogni venticinque anni si celebra un anno santo, con tutte le caratteristiche di pellegrinaggio, celebrazioni e restituzione dei beni: tutto nello spirito dei grandi giubilei biblici! È quanto ha indicato papa Francesco nell’annunciare il giubileo del 2025 sul tema “Pellegrini di speranza”, invitando il popolo di Dio a prepararsi da questo anno 2024. A motivare tale tema da parte del papa è il desiderio che si ricomponga nel mondo “un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza.

Tutto ciò però sarà possibile se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani”. Ci viene presentata un’altra preziosa occasione per riflettere sui grandi temi della pace e della giustizia!

In attesa della bolla di indizione ufficiale, il papa ha scritto una lettera dove troviamo già qualche indicazione chiara. Scrive Francesco: “mi rallegra pensare che si potrà dedicare l’anno precedente l’evento giubilare, il 2024, a una grande sinfonia di preghiera”.

Vita Nuova ha voluto raccogliere questa esortazione per l’anno in corso affrontando nei quattro numeri della rivista il tema della preghiera, declinata secondo alcune caratteristiche dell’incontro con il Signore da parte dei credenti. Questo primo numero coincide con la liturgia del tempo quaresimale, occasione favorevole per riflettere su preghiera e conversione. Il giubileo in sé è tutto volto alla conversione: del cuore, degli stili di vita, delle abitudini egoistiche che non portano ad essere sorelle e fratelli tutti…

Anche il logo proposto per tale evento evoca i temi che richiamano la nostra conversione, in quanto rappresenta quattro figure stilizzate, a indicare i quattro angoli della terra: noi, umanità fragile e inquieta che si muove su acque non sempre tranquille, come dicono le onde sottostanti. Sono figure abbracciate, la prima afferrata alla croce, dove si trova la linfa di quella solidarietà e fratellanza universale a cui siamo chiamati e che ci radica come un’ancora nella fede in Cristo Signore.

Andando verso la Pasqua anche questa figura, solo all’apparenza semplice, ci sollecita a meditare la pienezza di vita che da quella croce ne è scaturita. Allora l’augurio di buona Pasqua vuole essere più che mai un augurio di novità, perché nessuna morte impedisca il rinascere a vita nuova, consapevoli di essere pellegrini di speranza uniti insieme nel viaggio della vita.

Madre Maria Luisa Bertuzzo