Sabato mattina 22 aprile 2023, i partecipanti al pellegrinaggio di ringraziamento per la Beatificazione di Armida Barelli (Università Cattolica del S. Cuore, Azione Cattolica e Missionarie della Regalità di Cristo) hanno incontrato in Piazza San Pietro Papa Francesco. Vale la pena riportare alcuni passaggi del discorso, nel quale ha declinato per ciascuna di queste realtà un tratto della Beata, connettendola fortemente con alcune sfide che stiamo affrontando con palesi difficoltà.
Armida Barelli una donna generativa, “tessitrice di grandi opere e lo ha fatto realizzando una trama formidabile di relazioni, girando in lungo e in largo l’Italia e tenendo contatti con tutti. Lo documentano le sue numerose e appassionate lettere. Oggi non mancano, purtroppo, spinte di segno contrario, ossia de-generative. Sono molto dannose per la vita familiare, ma si possono osservare anche a livello sociale, nelle polarizzazioni e negli estremismi che non lasciano spazio al dialogo e hanno un effetto disumanizzante”. Non lasciare spazio al dialogo: pensiamo un po’ a questo – ha aggiunto.
“Anche rispetto al tema della leadership femminile in ambito ecclesiale e sociale – di cui la Barelli può essere considerata formidabile anticipatrice – abbiamo bisogno di un modello integrato, che unisca la competenza e la prestazione, spesso associate al ruolo maschile, con la cura dei legami, l’ascolto, la capacità di mediare, di mettere in rete e di far crescere le relazioni, a lungo ritenute appannaggio del genere femminile e spesso sottovalutate nel loro valore produttivo. Insomma, anche in questo caso è l’integrazione, la reciprocità delle differenze a garantire generatività anche in campo sociale e lavorativo”.
“In particolare la Barelli, attraverso l’Ateneo, ha contribuito a formare la coscienza civile in centinaia di migliaia di giovani, tra cui molte donne. Un’opera che diventerà particolarmente visibile nel momento in cui, terminata la guerra, si tratterà di ricostruire il Paese avviando un processo democratico. Ancora oggi abbiamo bisogno di donne che, guidate dalla fede, siano capaci di lasciare il segno nella vita spirituale, nell’educazione e nella formazione professionale”.
Armida Barelli ci mostra che essere apostole e apostoli vuol dire “essere laiche e laici con passione, appassionati del Vangelo e della vita, prendendosi cura della vita buona di tutti e costruendo percorsi di fraternità per dare anima a una società più giusta, più inclusiva, più solidale. Ed è importante fare tutto questo insieme, nella bellezza di un’esperienza associativa che, da un lato, allena a saper ascoltare e dialogare con tutti e, dall’altro, esprime quel “noi più grande” che educa alla vita ecclesiale, vita di popolo che cammina insieme. Negli ambiti dell’economia, della cultura, della politica, della scuola come del lavoro, nella costante attenzione ai più piccoli, ai fragili e ai poveri, vi incoraggio a cercare strade per camminare con tutti, perseguendo la pace e la giustizia. Questo è ciò che la Beata Armida Barelli fece nel suo tempo con spirito di totale affidamento al Signore e con stile improntato alla concretezza”.
La Beata Armida, con il suo essere consacrata nel mondo “propose anche nella vita consacrata un’immagine nuova di donna, non da “tutelare” e tenere in disparte, ma da inviare a costruire il Regno, dandole fiducia. Armida è stata capace di leggere i segni dei suoi tempi e i bisogni più urgenti: pensiamo al bisogno di una rinnovata cura della spiritualità; pensiamo alla formazione e alla chiamata all’impegno per le giovani donne; pensiamo alla sfida educativa e al sogno di una università cattolica in Italia; pensiamo alla passione per il mondo, a partire dalla certezza dell’universalità del messaggio di Cristo. Così lei anticipò i tempi del Concilio Vaticano II, mettendo in pratica uno stile comunitario in cui donne e uomini, giovani e adulti, laici e sacerdoti, collaborano insieme per il fine apostolico della Chiesa, tutti insieme protagonisti della stessa missione in virtù del Battesimo. Spesso facciamo fatica a intraprendere una strada di impegno, perché pensiamo di non essere mai all’altezza, nelle scelte personali e in quelle del servizio alla comunità”.
Spunti interessanti per chi vuole dare gambe, cuore, pensiero all’esperienza di Chiesa sinodale.
A cura di sr. M. Grazia Piazza