Oltre i conflitti con la pace che viene da Cristo

30
Dic

Con questo numero della rivista chiudiamo un altro anno colmo di eventi, segnato da gioie e speranze, tristezze e angosce per tutta l’umanità. Non sono mancate situazioni forti che hanno scosso i popoli; ancora una volta verrebbe da ripetere il detto popolare: pensavamo di averle viste tutte, invece… an-che il 2022 ci ha riservato le sue novità, come quella di una guerra forse non proprio imprevista, ma certamente assurda, violenta e distruttrice soprattutto di vite umane, che si è aggiunta ai tanti conflitti “dimenticati”: ma come si fa a dimenticare i luoghi dove muoiono donne e bambini, dove si devasta tutto, natura compresa?

Insomma non mancano tristezze e angosce; ma anche se l’elenco potrebbe continuare, aggiungiamo soltanto un altro for-te motivo di grande sofferenza, un tema che continua ad occupare le pagine dei giornali e molto di più abita con amarezza i nostri cuori: la terribile piaga dei femminicidi.

Ad ogni anno che passa si dice: “Speriamo che il prossimo sia migliore”! Se vogliamo che il prossimo anno veda un miglioramento, questo dobbiamo sperarlo e volerlo noi, costruirlo con tutto noi stessi, andando a vedere quali sono le gioie e le speranze perché non siano la guerra e la violenza ad avere l’ultima parola. Significa individuare i conflitti dimenticati che abitano anche i nostri cuori, le famiglie, i luoghi di lavoro, i quartieri e perché no, le nostre comunità cristiane! È l’unica strada per arrivare ad essere “sorelle e fratelli tutti”, perché come dice il papa “la guerra, prima che arrivi al fronte, va fermata nei cuori”. È impressionante scorrere giornali e riviste, consultare le pagine dei social, per riscontrare una tale prepotenza e arroganza da sfociare spesso in aggressività e sopraffazione.

A breve sarà Natale, occasione straordinaria per contemplare il Dio “incarnato”. Cosa ne abbiamo fatto di duemila anni della presenza del “Dio con noi”? Vengono in mente le parole di Gesù che, come ci racconta l’evangelista Luca, alla vista di Gerusalemme piange e dice: “Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”. È un grandissimo interrogativo per ciascuna e ciascuno di noi! Allora ritroviamo la pace dentro di noi, per fare spazio all’incarnazione di quel Figlio che solo ci dà ragioni per rivolgere la bussola alle gioie e speranze, perché anche noi servi, secondo i secondo i sentimenti del Servo, andiamo oltre i conflitti con la pace del

Cristo che viene. Buon Natale!

Madre Maria Luisa Bertuzzo