Non solo giovani, non solo nobili

13
Dic

Donne del popolo, con ironia e saggezza, nel percorso dedicato alle “donne manzoniane”

Che i Promessi Sposi siano una galleria completa dell’universo umano è una considerazione che chiunque sperimenta nella lettura. Questo vale anche per l’universo femminile. È proprio la galleria di donne una delle maggiori novità: al di là della classe sociale e degli stereotipi con cui la donna era stata rappresentata, anche nei personaggi secondari Manzoni tratteggi dei ritratti caratterizzati da forte realismo, che si scolpiscono in modo indelebile nella memoria del lettore. Sono due donne di estrazione popolare e di età non più giovane, Perpetua e Agnese, a costituire due piccoli capolavori letterari: stesso paesello, più o meno coetanee, legate da quel curioso, pettegolo ma bonario gusto della chiacchiera tipico della vita dei piccoli villaggi, dotate di un intuito femminile capace di leggere nell’animo umano. “Era Perpetua la serva di don Abbondio: serva affezionata e fedele, capace di ubbidire e di comandare, secondo l’occasione, tollerare a tempo il brontolio e le fantasticaggini del padrone, e fargli tollerar le proprie”. Con piglio risoluto e buon senso, Perpetua diventa uno dei personaggi più felici e popolari del romanzo. È lei a capire a un primo sguardo il turbamento di don Abbondio, è lei a consigliarlo (purtroppo invano!) di rivolgersi al cardinale Federigo, nemico dei prepotenti. Il suo tallone d’Achille riguarda il nubilato: “per aver rifiutato tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevano le sue amiche”. Ed è proprio su questo tasto che fa leva Agnese per condurla di sera lontana dalla canonica, così da permettere a Renzo e Lucia di sorprendere don Abbondio e tentare di celebrare le nozze. “Se sapeste – continuò Agnese – mi sono fermata di più per grazia vostra. Oh perché? – domandò Perpetua. Perché – rispose Agnese – una donna di quelle che non sanno le cose e voglion parlare… credereste? S’ostinava a dire che voi non vi siete maritata con Beppe Suolavecchia, né con Anselmo Lunghigna, perché non v’hanno voluto”. Agnese è la mamma di Lucia, vedova, capace di gestire con saggezza e generosità la sua minuscola famiglia di donne sole, autonome e dignitose, nonostante i tempi difficili. Anche nei suoi riguardi, Manzoni sfuma con ironia il personaggio: indimenticabile il consiglio dato a Renzo di recarsi presso il dottor Azzeccagarbugli, portando in dono i due capponi. Nell’ultima pagina del romanzo, celebrato finalmente il matrimonio, ecco per lei il nuovo ruolo di infaticabile nonna: “… e Agnese, affaccendata di qua e di là, chiamandoli cattivacci [i nipotini], e stampando loro in viso de’ bacioni che lasciavano il bianco per qualche tempo”. C’è proprio posto per tutte le donne e per tutti i ruoli femminili nei Promessi Sposi… nessuna esclusa!

Chiara Magaraggia

Donne del popolo, con ironia e saggezza, nel percorso dedicato alle “donne manzoniane”

Che i Promessi Sposi siano una galleria completa dell’universo umano è una considerazione che chiunque sperimenta nella lettura. Questo vale anche per l’universo femminile. È proprio la galleria di donne una delle maggiori novità: al di là della classe sociale e degli stereotipi con cui la donna era stata rappresentata, anche nei personaggi secondari Manzoni tratteggi dei ritratti caratterizzati da forte realismo, che si scolpiscono in modo indelebile nella memoria del lettore. Sono due donne di estrazione popolare e di età non più giovane, Perpetua e Agnese, a costituire due piccoli capolavori letterari: stesso paesello, più o meno coetanee, legate da quel curioso, pettegolo ma bonario gusto della chiacchiera tipico della vita dei piccoli villaggi, dotate di un intuito femminile capace di leggere nell’animo umano. “Era Perpetua la serva di don Abbondio: serva affezionata e fedele, capace di ubbidire e di comandare, secondo l’occasione, tollerare a tempo il brontolio e le fantasticaggini del padrone, e fargli tollerar le proprie”. Con piglio risoluto e buon senso, Perpetua diventa uno dei personaggi più felici e popolari del romanzo. È lei a capire a un primo sguardo il turbamento di don Abbondio, è lei a consigliarlo (purtroppo invano!) di rivolgersi al cardinale Federigo, nemico dei prepotenti. Il suo tallone d’Achille riguarda il nubilato: “per aver rifiutato tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevano le sue amiche”. Ed è proprio su questo tasto che fa leva Agnese per condurla di sera lontana dalla canonica, così da permettere a Renzo e Lucia di sorprendere don Abbondio e tentare di celebrare le nozze. “Se sapeste – continuò Agnese – mi sono fermata di più per grazia vostra. Oh perché? – domandò Perpetua. Perché – rispose Agnese – una donna di quelle che non sanno le cose e voglion parlare… credereste? S’ostinava a dire che voi non vi siete maritata con Beppe Suolavecchia, né con Anselmo Lunghigna, perché non v’hanno voluto”. Agnese è la mamma di Lucia, vedova, capace di gestire con saggezza e generosità la sua minuscola famiglia di donne sole, autonome e dignitose, nonostante i tempi difficili. Anche nei suoi riguardi, Manzoni sfuma con ironia il personaggio: indimenticabile il consiglio dato a Renzo di recarsi presso il dottor Azzeccagarbugli, portando in dono i due capponi. Nell’ultima pagina del romanzo, celebrato finalmente il matrimonio, ecco per lei il nuovo ruolo di infaticabile nonna: “… e Agnese, affaccendata di qua e di là, chiamandoli cattivacci [i nipotini], e stampando loro in viso de’ bacioni che lasciavano il bianco per qualche tempo”. C’è proprio posto per tutte le donne e per tutti i ruoli femminili nei Promessi Sposi… nessuna esclusa!

Chiara Magaraggia