La comunità di Crotone racconta l’impegno quotidiano per il bene comune della cooperativa Terre Joniche – Libera Terra
Da due anni la nostra comunità collabora con l’Ufficio diocesano di Pastorale sociale, del lavoro e salvaguardia del creato”. Alla luce delle linee guida dettate dai nostri vescovi, troviamo motivazioni e forza per impegnarci in un orizzonte vasto nel quale abbiamo la possibilità di conoscere e camminare insieme a realtà impegnate a superare alcuni mali endemici della bella e fragile Calabria. Come afferma un documento della chiesa calabra, “la presenza della ‘ndrangheta determina una mentalità mafiosa diffusa e non è facile debellare mali antichi e curare questa terra in modo nuovo”.
Ma ci sono, nel territorio crotonese, realtà che si impegnano in maniera significativa in progetti di legalità e di sostegno sociale, di educazione alla legalità. Testimoni di una lotta quotidiana attenta al bene comune.
Oggi fermiamo la nostra attenzione sulla cooperativa “Terre Joniche-Libera terra”.
Chiediamo a Raffaella Conci di parlarci di questa realtà, di cui è socia fondatrice.
“Il percorso che ha portato alla nascita della cooperativa Terre Joniche – Libera Terra è iniziato nel 2008 quando l’associazione Libera è stata chiamata a prendere parte al protocollo “Restitutio” per il riutilizzo sociale dei beni con?scati alla ‘ndrangheta.
Il risultato che si è inteso ottenere nel lungo periodo è quello che la nostra cooperativa possa gestire una azienda agricola tipica dei nuovi modelli di agricoltura polifunzionale su base sociale, aperta alle opportunità di servizio e di valorizzazione delle risorse umane, sociali, culturali e ambientali del territorio”.
Raffaella che cosa significa per te donna, madre, sposa, lavorare nella cooperativa?
“Innanzitutto a livello personale dico che sono tornata in Calabria dopo undici anni di lontananza. Ho studiato economia aziendale a Roma. Cercavo una forma di economia che non guardasse soltanto al profitto, ma che riempisse di contenuti le scelte economiche alternative anche da un punto di vista di impatto ambientale e sociale.
Questo mi ha portato, come tanti giovani calabresi, a vivere fuori per un lungo periodo. Quando uscì il bando per la gestione dei beni confiscati a una delle più potenti famiglie di ‘ndrangheta locale, mi sembrava opportuno spendere le mie competenze in Calabria e assecondare il mio desiderio di ritornare. Volevo contribuire a costruire un futuro migliore. Avevo poi il desiderio di diventare madre e volevo che i miei figli crescessero con i loro nonni, non volevo costruirmi una vita altrove.
Tutto è partito nel 2013 e per il nostro territorio il progetto sui beni confiscati alla mafia era un’esperienza totalmente nuova. Questo ha comportato una fatica iniziale non indifferente. Io sono socia fondatrice della cooperativa, presidente nei primi sei anni, i più complessi e difficili: gli stabili erano stati completamente distrutti, il primo anno ci lanciavano delle minacce perché il progetto rompeva il muro dell’omertà, iniziando a parlare di legalità…
Era un progetto a 360 gradi: metteva insieme il tema dell’ambiente, la coltivazione biologica, il turismo responsabile, e quindi creava una narrazione diversa della Calabria; non più conosciuta soltanto per i fatti legati alla criminalità organizzata. Emergeva così anche la Calabria per bene, la Calabria bella, quella che, a distanza di settimane, di fronte alle minacce, raccoglieva intorno a sé persone che venivano con noi a sostenere che il progetto doveva andare avanti.
Da donna mi sono sentita sicuramente fiera di portare per prima l’impegno come rappresentante legale. Inizialmente un po’ mi spaventava perché mettevo firme su documenti che riguardavano questi argomenti così complessi e rischiosi. Spesso ci viene chiesto se avevamo paura. Sì, perché non siamo eroi, siamo persone normali, ma la paura viaggia con il coraggio, e si lavora con persone perbene in modo da non fare crollare il progetto.
Oggi la cooperativa compie dieci anni di attività e io ci sono ancora, con lo stesso orgoglio e con la stessa motivazione, anzi rafforzata dalla presenza di due bimbi e con il desiderio di lasciare loro un mondo migliore”.
Già nel 1991 la CEI emanava il documento Educare alla legalità. Come rispondete a questa richiesta da parte della chiesa?
“Ci sono diversi progetti che portiamo avanti. Alcuni si realizzano con le scuole nelle quali facciamo degli incontri formativi e portiamo la nostra testimonianza. Lavoriamo molto con il tribunale dei minori di Catanzaro che ci affida dei ragazzi i quali hanno delle misure alternative alla detenzione. Fanno dei percorsi con noi, incontrano altri giovani che vengono da territori differenti soprattutto dal Nord e prestano servizio in quelli che vengono chiamati “Campi di impegno e formazione”. All’interno di questi campi, oltre all’impegno pratico si fanno delle riflessioni sul tema della legalità, dell’impegno sociale, si incontrano testimoni di giustizia, famigliari di vittime innocenti di mafia. Questo rende consapevoli i ragazzi che in fondo le mafie non sono così distanti. Ascoltare un famigliare di vittime innocenti di mafia ti fa rendere conto che persone totalmente lontane dal sistema ‘ndranghetista alla fine si ritrovano a perdere un figlio, un marito, una madre…
Quello che si cerca di trasmettere è l’idea di impegnarsi in primo luogo personalmente e comportarsi correttamente, perché attraverso le scelte di tutti i giorni tu puoi favorire un sistema sano piuttosto che un sistema malato”.
Allora per noi suore Orsoline cosa significa essere qui a Crotone? Significa innanzitutto conoscere la realtà territoriale, significa essere consapevoli dei suoi aspetti problematici, ma significa anche non ignorare le buone pratiche, le forze positive, quelle risorse che diventano terreno buono, fecondo, perché il seme del bene spunti, cresca e si moltiplichi. Significa sentire di far parte di questo terreno fertile, camminare insieme a chi crede, come Raffaella e tanti altri, che si può costruire, nel tempo, un futuro migliore dove i valori evangelici ci aiutano a tessere giustizia.
Comunità suore orsoline di Crotone