Intervista ad Adriano Sella a partire dal suo ultimo libro: per cambiare in meglio attraverso piccoli gesti decisivi
C’è un tempo per pensare, e un tempo per agire. Nell’esperienza della pandemia da Covid 19 abbiamo avuto molto tempo, che si è dilatato, dentro le pareti di casa: ma era difficile pensare, leggere, approfondire, perché l’incertezza e la paura destabilizzavano la mente e le relazioni. E ora, nel tempo del (speriamo!) post Covid, riusciamo a pensare? Ad agire? A costruire un futuro di vita per le nuove generazioni? Sono domande che scandiscono il libro di Adriano Sella, educatore, scrittore, promotore di nuovi stili di vita.
C’è un’antitesi forte che metti alla base del pensare e dell’agire: “meno e più”. Vuoi spiegarla e farci vedere come apre ai cambiamenti quotidiani?
L’esigenza del cambiamento degli stili di vita è diventata ormai una urgenza, con il pericolo che si pensi ad un cambiamento che deve avvenire velocemente: si parte con un grande entusiasmo, ma poco dopo si sbatte contro il muro dello status quo, constatando quanto sia difficile cambiare la realtà in poco tempo.
Il vero cambiamento avviene mediante un processo. La dialettica meno e più rispecchia molto bene questo processo di cambiamento che rispetta i ritmi di crescita umana e naturale, che conduce molto lontano, che parte dal basso, che comincia con il poco ma realizza il possibile, che fa cambiare quelle azioni quotidiane diventate insostenibili. Genera la percezione che è possibile cambiare mediante piccole azioni quotidiane, le quali diventano sempre più frequenti allargandosi anche a quelle maggiori, fino a cambiare anche quelle che erano ritenute impossibili.
Proponi 30 prassi necessarie non per “uscire” dal Covid, ma per collaborare insieme alla cura dell’umanità. Un filo rosso che le collega è il tempo. In quale dimensione?
Sono 30 nuove prassi che il periodo del Covid-19 ci ha fatto percepire come importanti e indispensabili per poter vivere bene, senza più ritornare come prima. Ma sono prassi che il Covid ha reso possibile per necessità, perché non potevamo più vivere la vita di prima.
Pensiamo alla dimensione relazionale. Ci è voluto un lockdown doloroso, una prigionia domestica, per farci capire che le relazioni umane e sociali non sono secondarie ma essenziali, riscoprendo quanto i beni relazionali siano primari su tutto il resto.
Il confinamento a casa ci ha dato anche la possibilità di fermarci e di darci del tempo, di non farci più correre come prima ritmati da tanti impegni ed incombenze. Abbiamo finalmente ripreso in mano il nostro tempo, che avevamo perduto.
Il tempo è un filo rosso perché ci costituisce come esseri pensanti e non più marionette mosse da poteri forti che vogliono farci diventare dei consumatori potenti, peggio ancora dei tubi digerenti, facendoci cadere in un consumismo ossessivo,
compulsivo e compensatorio.
La grande sfida educativa è quella di far diventare queste 30 nuove prassi degli stili di vita, delle buone abitudini quotidiane, rendendo possibile un cambiamento che diventerà stabile. Come è avvenuto in quelle famiglie che hanno riscoperto la bellezza dell’autoproduzione del cibo, fino al punto da esclamare: “È stato così bello che, anche se passerà il Covid, continueremo a farci il pane in casa”. Ecco i due grandi motori del cambiamento che diventa possibile, quotidiano e permanente: il tempo di riappropriarci della facoltà di pensare e di mettere in atto la rivoluzione culturale; e la bellezza che ci porta a riscoprire l’energia positiva e generativa che ci conduce a cambiare non per necessità ma per amore.
Le azioni, le prassi di cui tratti nel libro sono attraversate da parole di grande pregnanza: la Parola della Bibbia, le parole di papa Francesco, quelle di pensatori e pensatrici di vari mondi culturali. Quali desideri lasciarci come speranza di futuro?
Dalla Bibbia possiamo attingere parole intrise di esperienze di cambiamento, di sapienza di vita e di verità divine. Basti pensare all’esperienza della conquista della terra promessa da parte del popolo eletto: liberato dalla terribile schiavitù in Egitto, ha reso possibile il futuro promesso da Dio. Il Vangelo poi contiene una grande forza di trasformazione della realtà se lo facciamo uscire dalle sacrestie o dalle biblioteche e lo facciamo diventare il libro popolare, così come ha fatto la Chiesa latino-americana mediante la lettura popolare della Bibbia.
L’altra parola che ci stimola continuamente è quella di papa Francesco, soprattutto nella bellissima enciclica Laudato si’. In essa vi è un apporto molto importante, poiché non si limita ad indicare valori ma dà indicazioni concrete, quelle delle mani in pasta che fanno fermentare un futuro nuovo a partire dal nostro quotidiano.
La terza parola proviene dall’esperienza e dalla testimonianza di tante persone di ieri e di oggi: i profeti che sempre ci accompagnano. La loro parola – intrisa di saggezza maturata dall’esperienza fatta di lotta, di resistenza e del credo del cambiamento possibile – genera oggi speranza. Impegniamoci a diffonderla mediante la narrazione di buone pratiche divenute realtà e storia di vita nuova. Chi ha speranza s’impegna nel cambiamento, e diventa attualissima la parola del Mahatma Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”.
sr. Federica Cacciavillani