Gesù è a cena nella “casa dell’amicizia”, questo il significato di Betania. E’ ospite dai suoi amici più cari: Lazzaro, colui che era stato resuscitato da Gesù, Marta, la sorella che si prodiga sempre con tanto zelo per preparare il meglio e al meglio, e Maria, assidua ai piedi di Gesù che ascolta, prendendosi sempre la parte migliore. Maria mette Gesù al centro della sua vita, ferma il tempo e stavolta compie un’azione esagerata: spreca. Rompe un vaso di profumo molto costoso: 300 denari, lo stipendio di un intero anno, per cospargere di profumo i piedi di Gesù, una dismisura. Un gesto che scandalizza i discepoli: non comprendono la tenerezza, la considerano inutile dal momento che è fuori dalla logica del guadagno. Maria compie un gesto di affetto eccessivo, sproporzionato, gratuito. Maria spande su Gesù il suo profumo e il suo gesto è canto, proprio quello del Cantico dei Cantici: “Mentre il re stava sul suo divano, il mio nardo spandeva il suo profumo” (1,12). La casa si riempie della fragranza, penetra e tocca i cuori.
Nel gesto di tenerezza di Maria, emerge una voce stonata, di chi amico non lo è mai stato: è la voce di Giuda, colui che quantifica ogni cosa, anche l’amore. Gesù è al centro di due sguardi contrapposti, quello di Giuda e quello di Maria. La donna pone Gesù sopra tutto con amore illimitato e gratuito, Giuda pensa solo al commercio, pensa che “tutto ha un prezzo!”, anche le persone! Maria spende trecento denari per dire che: “Qualcuno ti tradirà per trenta denari ma io ti amerò dieci volte tanto. Qualcuno ti venderà ma io ti riscatterò dieci volte tanto!”
Presto Giuda farà i conti con la sua logica che arriva a vendere anche Dio. Maria invece ama danzando sul corpo di Gesù: le sue mani donano carezze ai piedi, la parte del corpo più lontana dal cielo, più vicina alla polvere delle strade. Proprio quei piedi che hanno percorso tutte le strade di Palestina, tutti i sentieri del cuore per raggiungere ciascuno di noi. Nei gesti di Maria, una certezza: “ti seguirò ovunque andrai”, perché l’amicizia è sentirsi accompagnati e forza di accompagnare fino in fondo. Anche oggi, lunedì santo, Gesù ci fa intuire di avere bisogno di gesti intensi, di gratuità, di tenerezza, non di una cena…e ne ha bisogno anche l’umanità di oggi, smarrita nel dramma della solitudine, della paura, dell’incertezza del vivere, ne ha bisogno questa umanità profondamente ferita e spesso ridotta in punto di morte.
Maria e Gesù ci insegnano una cosa essenziale, in questo lunedì santo: nell’amore ciò che conta è l’eccesso, è un di più che diventa indispensabile, è un superfluo che si fa necessario. È quel profumo invisibile agli occhi, ma che penetra il cuore e si fa dichiarazione d’amore: «Rabbonì io ti profumo per la vita, perché Tu ci hai insegnato che l’amore fa esistere. Tu hai riempito i nostri cuori d’amore traboccante e il mio troppo profumo non è abbastanza, mai». E mentre Giuda è prigioniero e vittima del prezzo delle cose e cieco al valore delle relazioni liberanti, Gesù accogliendo il gesto della donna dà al mondo un orientamento diverso: l’amore, la gratuità, l’accoglienza, l’attenzione all’altro…corpi – e vite- da ungere di profumo e di cura. Guardiamo all’amore di Maria e non al prezzo del nardo, non ingabbiamoci nella logica del guadagno, ma lasciamoci avvolgere dalla fragranza del profumo. Anche noi abbiamo questo vaso di nardo ed è la nostra vita. È il nardo dell’intelligenza, del tempo, della cultura, dell’affetto, di ciò che sappiamo fare: rompi il vaso e versalo sul Figlio dell’uomo, sui figli degli uomini e delle donne di oggi per metterti al servizio di una cultura diversa, più umana e fraterna.