La comunità di Matteo ci dona un respiro particolare di donne, che, dopo aver visto il sepolcro vuoto, con peculiare timore – quel timore abbracciato da una gioia profonda – corrono a dare l’unico annuncio fondamentale della loro vita, e della nostra: Gesù di Nazareth, quella pietra che per tutti i potenti arroganti, costruttori di poteri violenti, religiosi e imperiali, era una pietra scartata, divenne pietra angolare. Cristo è il Risorto. La morte non ha mai l’ultima parola. C’è la notizia di ‘corpo risorto’, il racconto di un’altra intelligenza, l’intelligenza dell’amore che fa ‘amore’. Il corpo delle donne, risorto dal dolore, fa ‘amore’ con il corpo di Gesù, risorto dalla morte. Ricordano, richiamano al cuore, il gesto fondamentale di Maria a Betania e di Gesù nell’ultima cena: abbracciano i piedi. Da questa esperienza corporea di amore e di risurrezione nasce l’adorazione, che è amore profondo, e da questa relazione d’amore nasce la vocazione della comunità. Nasce la Chiesa, anche la comunità di Matteo, una comunità con radici ebraiche. C’è un luogo che non è solo un luogo geografico dove possiamo trovare Gesù il Cristo, il Risorto. È un luogo mistico-politico, è un luogo teologico ed ecclesiologico. Questo luogo è la Galilea, terra delle persone escluse, considerate impure e impoverite. Questo è l’annuncio di Gesù risorto, nell’abbraccio d’amore, con le donne. Andiamo in Galilea,la nostra vita, lì abbracceremo il corpo di Cristo. Lì ‘corpo’ di Cristo, noi siamo Chiesa. Amen e continuiamo amando.
Maria Soave Buscemi