Lo stato sociale dei piccoli gesti quotidiani

29
Lug

La comunità di Locara racconta la sua esperienza di presenza e inserimento a tutto tondo nel tessuto sociale in cui vive

Siete a Locara, in provincia di Verona, una comunità che definiamo “di presenza”, nel senso che svolgete un servizio apostolico con la vostra presenza religiosa, senza avere impegni di lavoro. Ed è una delle comunità più longeve della nostra congregazione: fondata nel 1947, è ancora attiva e significativa. Volete presentarvi?

Da quando sr. Luigina, l’attuale superiora, ha concluso il suo lavoro di direzione della scuola materna, nessuna di noi ha più l’età e il compito di un lavoro attivo! Diciamo che siamo delle pensionate attive, questo sì! Sr. Annamaria frequenta in particolare la comunità cristiana di Lobia, sr. Adelina quella di Locara, come sr. Teresita e sr. Luigina. Viviamo questo periodo della nostra vita nell’accoglienza reciproca anche delle nostre fragilità di salute, prendendoci cura le une delle altre, qualche volta ospitando delle sorelle che passano del tempo di riposo con noi. Siamo molto presenti nei servizi pastorali parrocchiali e dell’unità pastorale di San Bonifacio, con impegni diversi che vanno dalla catechesi all’animazione delle liturgie, dall’accompagnamento dei genitori per il battesimo dei bambini alla vicinanza alla quarantina di ammalati a cui portiamo l’eucarestia, dall’animazione del gruppo Am.Or e della Caritas parrocchiale all’accompagnamento delle esequie, cercando di essere molto vicine a questo popolo di Dio del quale ci sentiamo pienamente parte.

Questo aspetto è una dimensione importante della vostra vita: siete molto partecipi delle esistenze delle persone, molto vicine. E la vostra casa diventa un punto di riferimento …

Sì, di questo siamo convinte e ci sembra uno degli elementi fondamentali della nostra vita religiosa: la nostra casa è sempre aperta ad ogni necessità delle parrocchie, e le persone si sentono a casa loro, come in una famiglia allargata, che apre le porte a tutte e a tutti. In un tempo come questo in cui c’è tanto bisogno di vicinanza umana, concreta, relazionale, a volte molto pratica, ci sembra che si realizzi il vangelo di Gesù che ha aperto le braccia a tutte a tutti, senza distinzione, che era attento al vissuto delle persone, per dire la vicinanza di Dio alla sua umanità.

Come si concretizza questo aspetto evangelico che sentite di vivere?

Intanto, essendo molto attente ad ascoltare le persone e a cogliere anche le loro domande inespresse. Un gesto non richiesto di vicinanza a volte dice molto più di tante parole: offrirsi per accompagnare una persona ad una visita medica, esserle vicina nel percorso della malattia, oppure portare qualche vasetto di buon ragù a qualcuno che non ha tempo o possibilità di cucinarlo perché la vita lo ha privato di persone care, fare volontariato nella scuola materna per poter assicurare l’orario di anticipo, tenere in casa qualche bambino oltre l’orario di scuola perché i genitori hanno difficoltà improvvise… Ci sono tanti piccoli gesti con i quali esprimiamo nella semplicità e nella concretezza la vicinanza di Gesù. Inoltre, noi abbiamo una casa riscaldata, che ha ambienti accoglienti: stiamo accogliendo tutte le settimane una bambina africana con un’insegnante volontaria che la aiuta a fare i compiti, dandole la possibilità di svolgerli in una stanza tranquilla, cosa che non sarebbe possibile a casa sua, dove ha tre fratellini con disabilità.

Sono gesti che ci coinvolgono personalmente e come comunità, che sostengono quello “stato sociale” che sta venendo meno, e di cui c’è invece tanto bisogno per poter tessere relazioni che integrino quelle persone che altrimenti sarebbero sempre più ai margini.

Entrando in casa da voi si respira attività, serenità, e si resta colpite anche da alcuni oggetti che possiamo definire particolari, per una casa religiosa. C’è un gran numero di fiocchetti rosa, ad esempio…

Ah sì, ne abbiamo sempre in lavorazione! Ma anche di altri colori, magari con un messaggio arrotolato che li accompagna. Sr. Luigina ha avuto un problema di salute e fa parte del gruppo A.N.D.O.S. Onlus (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno): negli anni la sua appartenenza è diventata sempre più significativa. Essere vicine e partecipi di queste situazioni di fragilità, di dolore, creando rete tra chi ha vissuto la stessa esperienza, è un aiuto ad affrontare la malattia con coraggio, con la forza che viene anche dall’amicizia, sapendo che in essa si esprime quella vicinanza che il Signore ha avuto a tutti i malati, e che madre Giovanna ha testimoniato con la prima comunità nei gesti della vita quotidiana. È un tipo di impegno sociale, umano, nel quale attuiamo anche la pastorale della carità.

C’è un’immagine che vi è cara e che volete condividere?

Nella nostra cappella c’è un dipinto che esprime il nostro nome, comunità Emmaus. Gesù sta spezzando il pane e i due discepoli lo riconoscono. Questa immagine ci esprime molto: spezziamo insieme la nostra vita, il pane della preghiera e dei gesti quotidiani, e sentiamo che in essi riconosciamo insieme alle sorelle e ai fratelli la presenza del Signore.

a cura di sr. Federica Cacciavillani