Il pericolo più grande in questa benedetta crisi esistenziale, che dovrebbe portare a una sintesi più matura e responsabile, è, come dicevamo, di dis-trarsi cioè di essere tratti dalla parte sbagliata: anziché all’interno della realtà, ci si volge all’esterno, alle cose superficiali, agli accessori. Ci si dedica “alla vanità” anziché alla verità.
Così dispersi nel labirinto delle cose, delle apparenze, del relativismo morale e sociale, si finisce con il credere che l’accesso alla verità, al senso ultimo della vita e dell’uomo, sia impossibile. Su temi vitali come l’esistenza di Dio, la persona, l’amore, la vita, la morte, ognuno dice la sua. A questo punto il passo verso l’indifferenza è breve. Poiché non so a chi credere allora non credo più a nessuno, o meglio, poiché non si può vivere senza credere, mi faccio un “mio credo” sperando che, almeno quello, mi dia un po’ di gusto e di serenità.
Fortunatamente l’indifferenza di Giovanna riceve uno shock poco simpatico che però ha l’effetto di svegliarla da quel sonno pericoloso. Racconta: “Il giorno di tutti i Santi come si suol fare, visitai il Cimitero e mi fece impressione il pensare che anch’io un giorno dovevo morire… quella notte feci un sogno… mi sembrava di essere nel Cimitero e di rivedere una ragazza morta da poco, la quale additando una gran torre che stava nel mezzo del luogo la fece cadere in cenere con un po’ di fumo…dicendomi: “così sono le cose del mondo. Svegliata pensai seriamente a queste parole […] e chiesi Maria SS. la grazia di correggere me stessa e cominciare una vita nuova.” (Mem I, fasc. 1).
Lo scossone che rovescia dal letto Giovanna è l’incontro-scontro con “sorella morte”. Viene un momento nella vita, spesso proprio nell’adolescenza, che la fragilità della condizione umana, costringe la persona a guardare in faccia questa realtà come se la vedesse per la prima volta e a saper dare una risposta capace di salvarla dall’angoscia del non-senso.
Giovanna reagisce in un duplice modo che diverrà il suo modo abituale di affrontare altre stagioni difficili, altri”inverni”: a) pensa seriamente, cioè fa la fatica di pensare con la sua testa. non si affida al “così fan tutti”, non si imbalocca con gli accessori, con le cose, ma comincia un discernimento che la porta a scoprire ciò che vale, ciò che è essenziale nella vita a partire dalla sua fine e dal suo Fine.
- b) chiede a Dio la grazia!Vivere secondo ragione è già molto, ma vivere secondo la grazia, cioè vivere in quello Spirito di Gesù e del Padre in cui siamo stati innestati dal “dì fortunato del nostro battesimo” (Mem I, fasc.I), dona ai nostri occhi la capacità di cogliere il destino ultimo delle cose, il loro valore in ordine al fine dell’uomo: la comunione con Dio e con i fratelli.
Come Giovanna anche noi possiamo, ogni giorno, chiedere la grazia di “cominciare una vita nuova” guidata da una ragione illuminata, cioè rischiarata da un Amore fedele che ci chiama a “fare la verità”! Così, con questo aiuto adeguato che Dio ci ha dato – lo Spirito Santo (Rm 8,26) – possiamo, di correzione in correzione, procedere nella vita fino alla mèta desiderata.
Sr. Lucia Antonioli