Lettera a Giovanna

20
Mag

Monterotondo, 11 novembre ’99

Carissima Giovanna,

è trascorso un anno da quando il nostro rapporto si è intensificato, e vorrei dirti quanto questo mi abbia cambiata… Davvero l’incontro con te mi sta trasformando e coinvolgendo in un cammino che percepisco infinito. È come se tu avessi aperto davanti ai miei occhi orizzonti sconfinati, spazi che non riuscivo neppure ad intuire, a sfiorare con la mente (con la testa, diresti tu) e col cuore. Sempre più frequentemente mi capita di leggere una tua frase e di cogliere in essa un abisso di profondità, lo spessore di un’intera esistenza. Quanto ho cercato questa pienezza di senso!… Quante persone, quanti giovani, la cercano!… Quanto devi averla cercata anche tu!…

Batti da forte la via oscura, se vuoi trovare la luce! – mi ripeti – …è un monte alto da salire, ma… Mi sento capita, e il tuo incoraggiamento non è quella facile consolazione che pretenderemmo di dare talvolta a chi è nella sofferenza (‘coraggio! Non è così grave, passerà…’). Tu hai vissuto la fatica della ricerca, il senso dell’incompiutezza, la coscienza della fragilità… me lo rivelano soprattutto le tue spalle curve, piegate sotto il peso di un’esistenza difficile. Quando parli di sacrificio e di prova sai esattamente di cosa si tratta, perché ne hai fatto esperienza fin da molto giovane: Il Signore, a poco a poco, faceva conoscere all’anima mia la miserabilità delle cose terrene.

Le sofferenze hanno segnato la tua vita fin dal concepimento, dalla gravidanza che tua madre ha portato avanti tra i disagi del suo continuo errare dietro al gregge e la preoccupazione di non sapere come ti avrebbe allevata in quelle precarie condizioni. Oltre alle angustie della povertà, a soli tre anni hai vissuto il dramma di una separazione forzata e precoce dai genitori, per andare a vivere con degli zii che forse non erano poi così teneri e comprensivi con te.

Sapevamo queste cose, ma gli studi fatti di recente (condotti con amore da Samuela, alla quale dobbiamo molto) ci hanno aiutato a capire quanto queste situazioni di svantaggio abbiano inciso sulla tua persona, facendoti correre il rischio di un’esistenza menomata, ripiegata sulle proprie miserie.

Eppure qualcosa ha impedito che ciò avvenisse. Tutto, nei tuoi scritti, dice dinamicità e slancio; c’è una forza misteriosa che sprona, che rilancia e che ha coinvolto anche me… Non è semplicemente quel tuo lavorare tanto, muoverti e darti da fare per cooperare il meno indegnamente possibile nell’opera del Signore, ma si tratta di una vitalità interiore che si percepisce, di un esodo continuo che sembra aver caratterizzato la tua vita. E’ questo che ti rende straordinaria, estremamente significativa; è questo che dà spessore ad ogni tuo gesto, ad ogni tua frase.

Ho notato che spesso usi, in riferimento a Gesù, espressioni che indicano movimento e compagnia: Gesù è colui che segue, accompagna e non abbandona, un fedele compagno di strada, tanto che il cammino sarà leggero e soave, se saremo unite al nostro diletto sposo Gesù. Anche Gesù ha camminato tanto, e non solo per le polverose strade della Palestina… Anche lui è stato provocato a cambiare, in obbedienza al Padre, sospinto dallo Spirito, interpellato dalla storia, messo in discussione dagli uomini.

Con lui hai accettato di condividere tutto, lungo la via: lui è la tua vita, lui la tua gioia; in Gesù si rinviene ogni ricchezza, ogni gloria, ogni gaudio e diviene dolce perfino assumere quella croce ch’Egli portò per nostro amore. Ho iniziato a intuire il valore di fare tutto con Gesù e per Gesù; ‘chi ci separerà dall’amore di Cristo?’ Non certo la sofferenza offerta, la vita consumata in olocausto al suo amore!… Ma per vivere questo, dobbiamo aver camminato a lungo con lui.

Com’è difficile oggi trovare persone ricche di significato, persone ‘gravide di cielo’ (come direbbe Ermes Ronchi), persone nelle quali possiamo specchiarci, ritrovare la parte migliore di noi stessi e decidere di lasciarla emergere… Ricordo che, fin da bambina, distinguevo chiaramente dentro di me le persone che mi ispiravano fiducia da quelle delle quali non mi fidavo; crescendo ho continuato a cercare, soprattutto negli adulti, dei modelli di riferimento, dando credibilità a quelli che vedevo sereni, positivi, costruttivi, altruisti, aperti.

A fronte di un’esistenza sempre più complicata e frammentaria, c’è bisogno di uomini e donne capaci di dare alla propria vita un senso chiaro e coerente, di basare le proprie scelte su valori autentici, di esprimere quella carica ideale che spinge l’umanità alla sua piena realizzazione.

La tua passione per il progetto di Dio, che tante anime ha già contagiato, affascina e coinvolge oggi anche me: tutto sarà niente se ci sarà dato di arrivare là dove il nostro cuore desidera… Coraggio adunque, quanto più ardua è la via tanto più sarà la gioia che proveremo giunte che saremo alla meta sospirata… L’amore di Gesù ci trasporti dovunque senza studi (cioè senza eccessivi calcoli), senza timori ma sempre con santa letizia… In queste parole c’è il fuoco, quello di cui Gesù dice: ‘sono venuto a gettare un fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso’ (Lc 12, 49). Abbiamo bisogno di questo fuoco per sciogliere gli intricati nodi delle nostre catene, per non restare inchiodati ad un passato che non sempre abbiamo scelto, ma che continua (e qui interviene una nostra scelta) a frenarci nello slancio, nell’entusiasmo, negli ideali, nelle relazioni.

Ad un’anima accesa d’amore divino non manca niente… grazie, Giovanna, di questa preziosa indicazione; se solo ci lasciassimo bruciare, ci abbandonassimo a questo amore, accettassimo di essere trasformati e rinnovati! Quel salto di qualità che Dio ha consentito al tuo carattere e alla tua vita, provoca noi credenti, e tanto più noi tue figlie, ad abolire dal vocabolario (come suggerisce mons. Salvatore Boccaccio) le parole ‘ormai’ e ‘nonostante’.

Se oggi, come Chiesa, siamo ammalati di pessimismo, la colpa non è della storia che compie il suo cammino, ma della nostra paura di camminare, della nostra fatica a vivere l’esodo, della nostra incapacità di fidarci. L’imminente Anno Giubilare è un forte sprone per l’intera Chiesa ad intraprendere ‘il santo viaggio’, che è anzitutto un pellegrinaggio interiore. Ci incoraggia la tua esperienza: Il desiderio di essere tutta di Gesù è veramente grande, ma quando dico fra me ‘devo farmi santa’, parmi essere una montagna tanto alta, per me quasi impossibile arrivare alla cima, sebbene preghi sempre il mio Gesù a farmi una sua vera amante. Anche tu hai vissuto la consapevolezza della sproporzione tra il desiderio e l’altezza della cima, del divario tra il ‘già’ e il ‘non ancora’, ma l’amore ha vinto la paura.

Grazie ancora, Giovanna! Il tuo cuore appassionato non smetterà di generare cuori all’amore di Gesù: fa’ che in noi resti sempre vivo il desiderio dello Sposo.

Proseguo il mio cammino sponsale sostenuta dalla tua materna bontà; anch’io ti voglio bene

Maria

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