Come tappa finale di questo cammino sono chiamata a testimoniare l’esperienza fatta a Presenza Donna attraverso il Servizio Civile Nazionale… La cosa che penso più costantemente in questi ultimi giorni è che questo anno sia passato troppo presto! Un periodo dove in poco tempo sono stata letteralmente investita e stravolta riscoprendo una nuova me, una persona che ha imparato, studiato e incorporato tutto ciò che la nostra società ritiene impossibile da apprendere, cresciuta ormai in un modello prestabilito di come deve apparire. Il mio ruolo è stato forse meno “attivo” rispetto ai miei colleghi volontari ma ugualmente utile e illuminante perché, oltre a apprendere tecnicamente nuove mansioni utili al mio curriculum, sono cambiata in primis come persona, e questo ci tengo a specificarlo più e più volte; ma partiamo con ordine.
La mia avventura è iniziata il 13 settembre 2017 con il terrore di sbagliare a fare le cose (aspetto che purtroppo si presenta sempre all’inizio di una mia nuova esperienza) anche se in pochi giorni, grazie alla fiducia dei miei colleghi, ho saputo ambientarmi con curiosità e timidezza. La scelta di intraprendere questo cammino non è mai cambiata nel corso di questo anno: conoscere e studiare il più possibile la questione di genere e la promozione della figura femminile, vittime tutt’oggi di discriminazioni fatte di stereotipi radicati anche nella nostra evoluta età moderna.
Da questa consapevolezza ho avuto modo di studiare diversi ambiti che coinvolgono la questione femminile e di genere: da immigrazione, maternità, prostituzione, violenza, discriminazione, politica, ad approfondimenti socio-culturali legati anche alle religioni come islam, induismo, ebraismo e cristianesimo, grazie alla selezione ed archiviazione di libri, quotidiani e riviste. Questo tipo di servizio mi ha letteralmente aperto la mente e mi ha fatto capire che bisogna continuare ad informarsi ed informare! Molto spesso penso a quanto i media ci stiano strumentalizzando e a quanti non lo vedano; persone che guardano i telegiornali e sentono sempre le solite notizie, sempre i soliti temi e per lo più accompagnati da migliaia di stereotipi o notizie sbagliate… “Lo hanno detto per TV! L’ho letto su Facebook!” e sembra che questo basti a dare sentenze, a giustificare una propria verità. In merito a ciò penso a quanto sia stata strumentalizzata e finalizzata al razzismo, ad esempio, la questione dei migranti, un tema così delicato non può essere ridotto a scarsi mezzi di informazione, e lo dico per esperienza personale perché forse troppo spesso anch’io ho banalizzato la mia curiosità limitandomi solo ad un telegiornale, come se dovessi seguire un’omologazione e il pensiero comune.
Tenendo conto di questa evoluzione del mio essere e sapere, potete comprendere che è stato davvero un anno intenso, ricco di consapevolezza e interesse nonostante, come ho potuto affermare più volte, sia stato davvero difficile delle volte constatare certe disumanità nel nostro mondo così evoluto. Ci sono state informazioni che mi hanno messa in crisi, cose che solitamente immagini o incondizionatamente ignori. Quanto odio, quante violenze, quanto sfruttamento… per “divertimento”, per soldi, al punto di eliminare dalla propria condizione di essere umano l’empatia. Se c’è una cosa che ho imparato in questo anno è di non rimanere indifferente, di informarmi e informare, dire come vanno le cose. Leggendo Non dirmi che hai paura, libro che racconta la vita e la ricerca della libertà di un’atleta olimpionica di origine somala, mi sono imbattuta sulla descrizione del viaggio che affrontano i profughi per approdare in nuove terre promesse… una cosa talmente terribile che sono andata avanti a deprimermi per due giorni! Forse la cosa che mi ha sconvolta di più, però, è stata la frase riportata alle mie orecchie: “non dovresti leggere quei libri”. Già, il pensiero comune è la strada più facile, metti la testa sotto la sabbia e continui a viverti la tua vita nel tuo piccolo paesino, nel tuo piccolo confine; non esiste la violenza, non esiste lo sfruttamento, non esistono gli stupri, non esiste l’equità uomo / donna e se osi parlare di queste problematiche ti viene anche detto “il tuo femminismo ha rotto!”, come se esser femministi fosse un’offesa! Anche se in parte la cosa mi consola perché involontariamente capisci che il femminismo non ha investito solamente la dinamica uomo/donna ma anche il rispetto globale per l’individuo, un’uguaglianza che riguarda tutti, dal bambino, alla donna, all’uomo, alle persone con un colore di pelle differente dal tuo od orientamenti sessuali diversi dai tuoi… Un movimento che non giudica ma che mette tutti allo stesso posto. Sono molto fiera del mio femminismo, e se le persone credono di offendermi in verità fanno esattamente il contrario!
Andando verso la conclusione, posso dire che il servizio civile mi abbia aiutato a capire chi sono veramente, nelle mie complessità e qualità, anche se purtroppo vivo ancora ancorata a molti limiti che mi sono posta. Ad ora, capisco che nella mia vita non ho combinato granché, se non veramente poco. Dopo la scuola non ho avuto la possibilità di studiare e sono andata diretta alla ricerca di lavoro vivendo una vita senza ambizione, il mio unico obiettivo era quello di andare avanti e dimostrarmi una persona indipendente ed autonoma, ma anche in questo penso di avere fallito; se avessi vissuto quest’esperienza prima sarei stata spronata a trovare un lavoro saltuario per mantenermi gli studi e vivere una carriera universitaria, cosa che ora all’età di quasi venticinque anni non mi sento pronta ad affrontare.
Nonostante questo enorme buco nero però, posso comunque ritenermi più che contenta di questo mio bellissimo anno di servizio civile perché, perlomeno, ho capito di essere una persona con delle potenzialità e con valori molto profondi. Lascio Presenza Donna con la gratitudine di chi ha imparato veramente tanto in ambito culturale, sociale e personale; sento di ringraziare la mia OLP suor Maria Grazia Piazza, Il mio collega Enrico e la presidente del Centro Studi Presenza Donna, suor Federica Cacciavillani, per avermi donato una fiducia incondizionata e un rapporto di umanità che solitamente è molto difficile trovare in altre strutture lavorative, per avermi responsabilizzata vedendomi non come una semplice volontaria ma come un importante valore aggiunto per il loro team! Grazie per questa magnifica occasione.