Le speranze del sinodo panamazzonico

26
Set

Suor Renata e suor Monica della comunità di Roraima in Brasile raccontano i lavori preparatori al sinodo per l’Amazzonia

Dal 2008 nella città di Boa Vista, nel cuore dell’Amazzonia, la comunità Epifania fa crescere il carisma di Madre Giovanna e del nostro istituto in una terra tanto singolare. Appena un decennio dopo la sua fondazione, questa comunità è stata pienamente coinvolta nei lavori preparatori dell’ormai imminente sinodo panamazzonico che si svolgerà in ottobre a Roma.

Ogni sinodo è un evento particolare per la chiesa, perché sottolinea l’importanza di un tema e coinvolge numerosi membri in una modalità di lavoro articolata, che chiede ascolto reciproco e riflessione condivisa: sinodale, appunto. Molti giornalisti stanno facendo una lettura provvidenziale di questo tempo pre-sinodale così strano: gli incendi nelle foreste amazzoniche si sono moltiplicati fino a rendere una vera emergenza mondiale le scelte politiche dell’attuale governo brasiliano, reo di concedere lo sfruttamento agricolo nelle terre disboscate. Gli indios sono le persone più colpite: oltre alla terra stanno vedendo bruciare i loro villaggi, le loro tradizioni, la loro storia… Il sinodo sull’Amazzonia dovrà fare i conti anche con questi aspetti, che gli stati del territorio amazzonico hanno già riflettuto in preparazione dell’evento ecclesiale romano.

Sr. Renata Gonzato, orsolina missionaria in Brasile da ormai trent’anni, e sr. Monica Cestari Nascimento, orsolina brasiliana, raccontano la preparazione al sinodo, vissuta in particolare da loro che vivono a Roraima, in Amazzonia, ma sentita con ricadute diverse in tutto il Brasile.

“Il REPAM (unione dei paesi pan-amazzonici) ha contribuito fortemente alla preparazione dei vari contributi per il sinodo”, spiega sr. Renata, “Abbiamo riflettuto sui valori dei popoli indigeni, l’apporto positivo che le loro culture hanno per tutta la chiesa e anche tutto quello che va contro ogni forma di vita”, continua.

“A livello diocesano, invece, abbiamo considerato ogni realtà del nostro territorio” – continua sr. Monica – “preghiera e ascolto della realtà, attraverso alcuni documenti ecclesiali mondiali e locali. L’annuncio del sinodo è stato una grande festa perché il popolo amazzonico si è sentito riconosciuto dalla chiesa” conclude.

Le nostre sorelle parlano di processo sinodale, inteso come “un metodo che è dato dalle fasi del vedere-giudicare-agire, ma fatto insieme” – spiega sr. Renata. “Una parte molto rilevante è data dall’ascolto, che non è solo lo studio della realtà, ma anche il confronto con la Parola di Dio e la partecipazione attiva del popolo amazzonico”.

“Il papa ha ricordato che la chiesa amazzonica deve avere un volto indigeno. Immaginate cosa significa un simile riconoscimento per questi popoli sfruttati da secoli! Vuol dire che la loro esistenza è importante per la chiesa”, sottolinea sr. Renata. Ciò che caratterizza gli incontri preparatori, secondo il racconto che le nostre sorelle ne fanno, è la preghiera, l’ascolto e le celebrazioni comunitarie molto forti: a volte con il rito della purificazione dei popoli indigeni, altre volte con canti, danze, invocazioni a Dio per avere la luce e l’aiuto necessari. Ascoltando questi racconti sembra di rileggere gli Atti degli Apostoli: “Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui” (At 1,14).

Nessuno viene escluso da un processo di chiesa nascente, che vuole nascere di nuovo. Oggi come allora.

“La persona indigena ha una relazione molto stretta con la natura”, racconta ancora sr. Monica. “Sono persone contemplative, che sanno ascoltare e rispettare la natura: il loro ritmo di vita è segnato dalla natura”.

Le comunità indigene presenti a Roraima sono circa 500, e già questo dato permette di comprendere la varietà e la ricchezza culturale che questi popoli sono.

Sr. Renata aggiunge che, per alcuni aspetti dati dalla storia, “questi popoli hanno un’apertura ecclesiale molto più ampia, per questo chiederanno il riconoscimento di ministeri che ancora non lo sono, come chi ha il carisma della preghiera”.

Il sinodo si presenta come l’occasione di una nuova ricca pagina di chiesa, ma molto dipenderà dalla volontà di ciascuno per favorire il cambiamento perché la speranza amazzonica deve diventare di tutti.

sr. Naike Monique Borgo

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