Qualche spunto dall’ultimo seminario nazionale del Coordinamento Teologhe Italiane
Il Nuovo Testamento utilizza il termine exousia per descrivere la singolare autorità di Gesù Cristo. Un’autorità nei gesti, nelle parole, soprattutto negli insegnamenti: “egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità” (Mc 1,22). Questa autorità Gesù non se la dà da sé, ma gli viene dal Padre; non viene confermata tra grida di trionfo, ma nel silenzio della morte in croce.
“L’autorità teologica delle donne. Pratiche di exousia” è il titolo del seminario nazionale 2022 organizzato dal Coordinamento delle Teologhe Italiane, che si è tenuto a Roma il 7 maggio.
Autorizzare, trasgredire, perturbare, obliquare: Cristina Simonelli ha utilizzato questi quattro verbi per indicare qual è il modo di esercitare l’autorità che le teologhe desiderano far proprio.
“Esercitare l’autorità significa autorizzare, abilitare, riconoscere, dare fiducia e far nascere qualcosa. È un’autorità che genera, che fa fiorire le esistenze” (testo alla Rete Sinodale, Ma lei gli replicò). È un’autorità che crea relazioni (anche tra generazioni, come ha affermato Alice Bianchi) e che viene esercitata insieme.
Le donne hanno dato vita ad un linguaggio teologico che da una parte potesse parlare di loro, dall’altra fosse anche capace di incontrare e interrogare altri. Altri, cioè coloro che per secoli non hanno mai messo in discussione la propria autorità e il potere delle loro parole sulle parole di chi non veniva ascoltato.
“Le parole delle donne hanno sempre un suono che dice altro perché sperimenta altro” (Rita Torti). Un suono che dice altro quando queste parole evidenziano l’impianto di genere che influenza i racconti delle origini in Genesi, e si chiedono perché allora si continuino a fare letture tradizionali di questi testi (Silvia Zanconato).
Un suono che dice altro quando fa emergere i lati oscuri della cristologia dominante e pone alcune questioni: che significato ha la maschilità di Gesù Cristo? In che modo dovrebbe essere da esempio per gli uomini? (Simona Segoloni) Che ricadute ha sulla vita delle donne una teologia della croce che parla soprattutto di obbedienza e sottomissione? (Milena Mariani)
Infine, sono parole altre quando riscoprono una chiesa di donne e di uomini insieme; insieme nell’annuncio, nella celebrazione e nell’esercizio del potere (Donata Horak).
La teologia delle donne è una teologia dell’altrove e – come ha sottolineato Elizabeth Green – rimane sempre altrove, fuori dal campo. Altrove di dove dovrebbe stare: nelle chiese.
Lucia Fontana