L’augurio di sr Rita per gli 8 anni di pontificato di Papa Francesco

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Mar

Condividiamo l’articolo pubblicato da Avvenire lo scorso 13 marzo, nell’anniversario dell’ottava elezione di Papa Francesco.

 

Fra qualche giorno com­pirà 65 anni e da quasi 26 la sua missione è accom­pagnare le vittime di tratta a ri­prendere in mano la loro vita, con l’apporto di altre consorel­le Orsoline del Sacro Cuore di Maria. Vicentina prima trapiantata a Caserta e da un anno e mezzo a Roma, suor Rita Giaretta si è sentita sempre incoraggiata da papa Francesco. «Cerchiamo di prendere sul serio quello che non smette di ripete re da 8 anni: i poveri ci stanno e­vangelizzando, sono i nostri catechisti. Non bisogna vederli so­ lo come persone da aiutare: avviene uno scambio, si crea un’amicizia, un Vangelo nuovo della relazione», ricorda suor Rita. Questo caposaldo bergogliano include ovviamente anche le donne trafficate e chi vive ac­canto a loro: «Fin da subito ci siamo sentite prese dentro questo abbraccio, tenute mano nella mano da un padre, esortate a continuare questo cammino. Nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2015, già nel titolo “Non più schiavi ma fratelli” ha rimarcato con forza incredibile la necessità di liberare il Vangelo della vita e della speranza anche nell’ambito del­ la tratta». E le sue parole sono sempre seguite o precedute da gesti concreti di vicinanza, mi­sericordia: «Nello stesso anno, durante il rito della lavanda dei piedi, il Giovedì Santo nel carce­re di Rebibbia, c’era anche una donna nigeriana che conosco. Un segno bellissimo».

In questi anni la religiosa ha avuto il dono di incontrare e sa­ lutare il Pontefice con suore di altre Congregazioni che lottano come lei ogni giorno contro la tratta e a volte insieme ad alcu­ne ragazze che ne sono uscite. «L’unica parola che continuava a ripeterci è: “Avanti” – afferma suor Rita-. Perché il Vangelo del­ la liberazione ha bisogno di squarciare confini e gabbie, i volti e le storie hanno bisogno di es­ sere toccati con il Vangelo. Il Si­gnore si serve di noi: siamo le mani, il cuore, l’intelligenza per prolungare questo impegno». Nel 2014 quattro consacrate, al termine della Messa mattutina a Casa Santa Marta con Francesco, hanno chiesto al Papa che ci fosse in ambito ecclesiale un momento dedicato alle vittime del traffico di esseri umani, sfruttate e prostituite sulle nostre strade. «Lui abbassò lo sguardo con commozione e ci rispose: “Lasciatemi pensare”. L’8 febbraio 2015 istituì la prima Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, nella memoria liturgi­ca di santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese prima liberata e poi suora canossiana».

Fra gli ultimi gesti di prossimità a questo mondo ferito, papa Bergoglio ha firmato la prefa­zione al volume Io sono Joy, u­scito a fine gennaio e scritto da Mariapia Bonanate, che riper­corre la storia di una ragazza ni­geriana oggi 27enne accolta tempo fa da suor Rita a “Casa Rut”, a Caserta. «Nel 2018 il Papa le disse: “Studia, vai avanti, sono con te”. E lei lo ha ascolta­ to. Dopo il diploma vuole fre­quentare psicologia all’univer­sità. Spero che tanti cardinali, vescovi, sacerdoti leggano il li­ bro e facciano qualche omelia per aiutare il mondo maschile a liberarsi. E al Papa auguro di continuare a dare un volto più femminile alla Chiesa».

Laura Badaracchi

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