La relazione di cura al centro del welfare

04
Ago

L’esperienza associativa degli “Amici di Villa Savardo”, per attivare insieme azioni di giustizia sociale e welfare generativo

In questi ultimi anni si parla tanto di welfare, di giustizia, di economia sociale e ambientale, ma viviamo un tempo in cui è evidente a tutti che l’umanità ha bisogno di dialogo e di riconciliazione. Mai come oggi le disuguaglianze sociali, ambientali ed economiche sono state così profonde. Il nostro sistema crea velocemente ricchezza, ma è molto meno efficace nella sua distribuzione: per questo le fasce di popolazione già vulnerabili subiscono maggiormente la fatica quotidiana di vivere legata all’aumento del costo della vita e alla diminuzione delle opportunità a vari livelli.

A fronte della consapevolezza di questa situazione drammatica, chi opera nel Terzo settore non può che sentirsi chiamato a tessere giustizia, contribuendo alla realizzazione di un welfare generativo e di comunità.

All’interno di questa nuova lettura del ruolo del Terzo settore, si inserisce anche l’associazione Amici di Villa Savardo, una piccola realtà associativa che opera a favore della promozione della donna e della famiglia nel suo insieme, agendo in sintonia con la missione carismatica della Congregazione delle suore Orsoline scm, ente gestore del Centro servizi Villa Savardo, struttura di accoglienza per donne e minori in difficoltà.

Le finalità associative emergono con forza già dal nome dell’associazione: la parola “amici” evidenzia la scelta di privilegiare la relazione di cura e di prossimità con le persone, per favorire l’empowerment personale in opposizione all’isolamento e alla povertà. L’associazione opera quindi per contrastare la diseguaglianza di opportunità per mezzo di progetti e azioni che vanno a toccare le varie dimensioni della vita concreta delle persone, soprattutto delle donne sole e in gravi situazioni di fragilità. In tal senso noi, Silvia ed Ernesta, come socie di “Amici di Villa Savardo”, vogliamo raccontare la nostra scelta di impegno personale e familiare nel concretizzare azioni di giustizia sociale e di welfare generativo attraverso la prossimità.

Silvia

“Cosa c’entra la famiglia Novello, la mia famiglia, di fronte alle nuove sfide sociali, giustizia sociale, welfare, diseguaglianze economiche? Aprire la porta di casa a chi bussa, per noi è sempre stato un bel modo di portare avanti i veri valori della vita per far crescere al meglio i nostri figli: davanti ad amici in difficoltà o a famiglie del nostro paese bisognose o davanti ad una richiesta di aiuto da parte delle educatrici di Villa Savardo, siamo sempre stati pronti a dire il nostro . Nel giugno 2022 non abbiamo esitato a decidere di accogliere la sfida di donare il nostro tempo ad una mamma indiana con due figli piccoli, che usciva dall’accoglienza in Villa Savardo per iniziare il suo percorso di autonomia abitativa e lavorativa. Sentivamo il desiderio grande di allargare il cuore ed accompagnare questa mamma che aveva tutto il diritto di rifarsi una vita serena e dare stabilità ai suoi due bambini. Da qui la scelta per me, Silvia, condivisa con la mia famiglia, di chiedere un anno di aspettativa dal lavoro: “abbiamo messo a confronto la nostra tranquillità familiare con la fatica di questa mamma con due figli piccoli, stranieri, spaesati, senza una rete di supporto parentale.

Le difficoltà non sono mancate, specie quelle burocratiche, ma per noi il bene va oltre, perché il cuore te lo chiede, e perché c’è bisogno di agire senza perdere tempo. Quando io e Claudio riflettiamo su questa esperienza, ci arde il cuore, perché siamo fermamente convinti che è la nostra missione di buoni cristiani, ma anche da persone che vogliono perseguire una giustizia sociale concreta”.

Ernesta

“Ho sempre cercato di dare la mia disponibilità per aiutare il prossimo, ma in questa fase della mia vita, con i figli cresciuti, sento che posso trovare altri e più attuali modi per vivere la mia vocazione di donna, sposa e madre. La mia vicinanza abitativa con Villa Savardo è stata un’occasione per incontrare le persone lì accolte: è stato spontaneo camminare accanto a donne e mamme che la vita ha provato duramente, che sperimentano grandi difficoltà e sono spesso sole a vivere il presente e a progettare un futuro per loro stesse e i loro figli. Come Madre Giovanna sono stata attratta da loro e una voce chiara mi diceva al cuore che dovevo pensarci anche io.

In punta di piedi cerco di vivere il mio amore per loro donando un saluto, un sorriso, tenendo per qualche ora nella mia famiglia i loro piccoli quando sono impegnate. Nello stesso tempo sento di aver creato legami forti che non so dove porteranno, ma so che resteranno per sempre nel cuore. Quando ci penso sento che questo non è solo un servizio, un’azione di volontariato, ma è una strada di giustizia.

Il catechismo definisce la giustizia come una virtù morale; la sua spiegazione mi fa comprendere che fare la giustizia verso queste giovani sorelle significa favorire il rispetto dei loro diritti e stabilire nelle relazioni l’armonia che promuove l’equità. La giustizia è l’atteggiamento del samaritano che si prende cura del viandante assalito e ferito dai briganti. Vivo questa esperienza associativa nella gioia, camminando insieme ad altri volontari e alle suore Orsoline, in comunione con Madre Giovanna, nella certezza che camminando assieme possiamo arrivare alla pace, quale cammino che può, con l’aiuto di Dio, portarci alla pace sociale come frutto della giustizia”.

Con i soci e i volontari dell’associazione di promozione sociale Amici di Villa Savardo, siamo convinte che in questo momento storico dobbiamo rafforzare le reti di welfare con logiche di conciliazione per far rimettere al centro della politica e della economia sociale la persona umana a partire da chi fa più fatica, in modo particolare i bambini all’interno della famiglia in difficoltà. Le disuguaglianze non sono solo una ingiustizia verso la singola persona, ma rappresentano una ferita per l’intera comunità.

Silvia Lubian ed Ernesta Volpato