La prossimità da cui scaturisce la lode

24
Ago

La luce del sole e il calore umano nell’incontro con le donne più fragili e sole: la testimonianza di suor Silvana

Qualche tempo fa ho ricevuto un invito da un’amica, Maria Luisa Baraldo di Sabbion (VR) che negli anni ’76-’80 faceva parte del gruppo giovani del quale ero animatrice e che ora risiede a Roma. Che gioia per me, dopo quasi quarantacinque anni, averla incontrata qui! Maria Luisa è inserita nel mondo del volontariato nella parrocchia di San Felice da Cantalice (RM) e conosce diversi personaggi che lavorano nel mondo dello spettacolo. La proposta che subito mi ha fatto è stata quella di partecipare il 21 settembre 2022 con alcuni volontari e attori ad un evento nel carcere femminile di Rebibbia. Il tema della giornata è stato Scendere in campo per la pace. È stata un’esperienza emozionante e toccante trovarmi, insieme ad altri volontari tra i quali alcune Suore di diversi Istituti, nel campo da calcio dentro al carcere, accanto a giovani detenute pronte per la partita, allenate da sette calciatrici della squadra di calcio femminile della Lazio. Tutte queste persone hanno apprezzato la presenza di noi religiose per la facilità e cordialità con cui riusciamo a relazionarci con le detenute senza pregiudizi.

Un momento bello di condivisione è stata la distribuzione dei pasti curata da noi volontari assieme alle detenute; il pranzo per tutti i partecipanti all’evento è stato preparato e offerto gratuitamente da un servizio di catering locale. È stato bellissimo cogliere questa rete di sostegno e di collaborazione che ruota intorno alla realtà delle donne detenute. Tutti, in vari modi, hanno contribuito per la realizzazione di questa giornata!

Durante lo spettacolo alcuni attori hanno coinvolto le ragazze e i volontari con canti e balli popolari e abbiamo visto sui volti delle ragazze, lacrime di sofferenza e di gioia. Dal mio cuore scaturivano preghiere di lode e di ringraziamento a Dio nel vedere la felicità in quelle giovani nonostante fossero prive di libertà e degli affetti familiari. Al momento dei saluti il silenzio e la commozione hanno segnato questa giornata indimenticabile. Non dimenticherò mai le altre donne, sole o con qualche figlio, che dalle finestre del carcere si affacciavano sul campo da gioco gridando “Venite a vedere dove e come viviamo!”; un grido che ha attraversato l’aria e i nostri cuori come una spada.

Al termine di quella giornata la mia preghiera ha avuto un tono diverso: più spazio al silenzio che alle parole per aver incontrato una parte di umanità ferita e desiderosa di libertà. Papa Francesco nell’Angelus di domenica 19 maggio 2024, festa di Pentecoste, nel ringraziare i veronesi per l’accoglienza ricordava la sua visita al carcere avvenuta il 18 maggio 2024, dicendo: “Penso al carcere di Verona, penso alle detenute e ai detenuti che mi hanno testimoniato ancora una volta che dietro le mura di un carcere palpitano vita, umanità e speranza”.

Passando a un’altra esperienza di prossimità, va detto che in occasione di qualche celebrazione o ricorrenza la nostra comunità invita le donne del quartiere che vivono sole e con le quali si è creata un’amicizia. Quest’anno il 25 febbraio 2024, ottantesimo compleanno di suor Antonella, la “decana” della nostra comunità, per farle una sorpresa abbiamo invitato a sua insaputa tutte le sue e nostre amiche del quartiere, con le quali da anni ha costruito relazioni di aiuto e di amicizia. Le donne sono state felicissime di aver condiviso questa festa nella quale non sono mancati canti, racconti e persino scenette divertenti che hanno rallegrato il cuore di tutte.

Un altro motivo di lode al Signore è l’esperienza legata al ministero straordinario della comunione che mi porta settimanalmente nelle case, all’incontro con tante persone alle quali porto l’Eucarestia. Lì sento la loro sete di essere ascoltate e il mio bisogno di pregare con loro, di fermarmi e dedicare gratuitamente il mio tempo, trasmettendo loro coraggio e speranza.

In questi mesi un’esperienza di gioia che sto facendo è accogliere e accompagnare all’ospedale per visite una giovane donna in attesa di un figlio che vive lontana dal Kerala (India) sua terra d’origine. Ha dovuto lasciare il suo lavoro per la gravidanza e, non avendo una casa, da qualche mese è ospite da noi. È un servizio di carità che mi ricorda l’icona della visitazione: la premura e la fretta di Maria quando va dalla cugina Elisabetta.

L’essere vicina alle persone fragili e nel bisogno mi dà forza e gioia nel lodare e ringraziare il Signore, perché mi rende capace di creare relazioni e di trasmettere fiducia e speranza alle persone che Egli mette sulla mia strada: nel quartiere, nelle parrocchie del grande quartiere Italia dove siamo attualmente presenti, nei centri culturali, ricreativi e formativi. L’esperienza di prossimità rende il mio cuore libero, pieno di amore, capace di accogliere e di amare.

sr Silvana Mutti