2 – La preghiera esaudita (Lazzaro)
Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Lo sapevo che mi dai sempre ascolto…” (Gv 11,41-42)
Il brano del ritorno in vita di Lazzaro, per quanto riguarda la preghiera, appare più lineare: Gesù ha rivolto la sua preghiera a Dio per Lazzaro ed è stato esaudito. Gesù afferma che il Padre lo esaudisce ‘sempre’. Già questo entra in conflitto con il brano seguente che affronteremo, inoltre anche se una preghiera esaudita provoca sempre un sentimento di gratitudine e di lode, credo presenti degli interrogativi molto profondi che restano spesso senza risposta.
Di fronte alle preghiere rivolte a Dio per la guarigione di una persona cara come giustificare che alcune vengano esaudite e altre no? Come deve essere una preghiera per essere esaudita? C’è chi prega meglio e chi peggio? E le preghiere per il dolore innocente o ingiusto perché non vengono tutte esaudite? Se i miracoli sono da attribuire a Dio, i non- miracoli? Tutte domande che restano aperte, che si aprono a un mistero difficile, se non impossibile, da accogliere e comprendere. Eppure, non sono domande da lasciare cadere perché anche da esse risulta l’immagine che abbiamo di Dio e della sua ‘volontà’.
3 – La preghiera nella difficoltà, nella sofferenza, nell’angoscia (Getzemani)
… pregava dicendo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo del cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente e il sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. (Lc 22,39-42)
A differenza di quanto detto nel testo di Lazzaro, l’esperienza di Gesù in uno dei momenti più bui della sua vita, si apre su un altro tipo di preghiera. Forse è quella più vicina alle nostre realtà spesso così difficili o problematiche: si tratta della preghiera che chiede aiuto, la preghiera nella sofferenza e nell’angoscia.
La cosa più sconcertante del racconto del Getsemani è il silenzio di Dio.
In questa notte, Gesù fa per la prima volta esperienza del silenzio del Padre, un’esperienza radicalmente umana come quella di essere stato abbandonato e tradito, così come sarà, successivamente, la sua morte ingiusta.
La richiesta di Gesù è di continuare a vivere, la sofferenza più estrema del sentirsi abbandonato è quella che gli fa ‘sudare sangue’.
La risposta di Gesù è l’unica possibile di fronte al silenzio di Dio: l’affidamento totale al mistero.
La fede più vera e autentica è forse quella radicata nell’assenza di Dio. (Bonhoeffer, madre Teresa di Calcutta… )
Luca, nel suo vangelo, è il solo tra gli evangelisti che attenua questo buio totale inserendo un riferimento particolare: l’apparizione di un angelo del cielo che viene a consolare Gesù.
Come scrive Recalcati sembra “un resto del cielo che cade a terra”. La nostra speranza è che nei momenti più bui ci possa essere anche per noi un ‘pezzo di cielo’ a donarci fede e capacità di abbandono.
Donatella Mottin