“…si ritirò in un luogo deserto e lì pregava”.
Una premessa: non credo di poter dire cos’è la preghiera, né tanto meno di aver imparato a pregare, ma ci provo da una vita.
Credo che la preghiera sia esperienza di tutti, dei credenti ma anche dei non credenti perché sempre arriva nella vita, un momento in cui ciò che rimane è rivolgersi ad Altro da noi.
La preghiera accompagna le fasi della vita di chi crede: da bambini – se si è fortunati – è soprattutto la madre, in famiglia, che insegna le prime preghiere o anche solo di rivolgere un pensiero a Dio.
Poi, con i sacramenti, la preghiera diventa, per alcuni, momento più centrale e per chi fa ancora riferimento a una parrocchia, a volte ne fa esperienza nei momenti liturgici e/o nei gruppi. Normalmente la crescita nel pregare si ferma lì.
Chi vuol andare più a fondo comincia a far riferimento ai Vangeli e lì c’è una svolta che spesso ingarbuglia ancora di più le cose perché nei Vangeli (come in tutta la Scrittura) c’è tutto e il contrario di tutto: “Chiedete e vi sarà dato; bussate e vi sarà aperto… Pregate sempre, senza stancarvi mai…”. “Quando pregate non fate come i pagani che usano tante parole… il Signore sa già di cosa avete bisogno…”. Li chiamo i paradossi delle Scritture e riguardano anche la preghiera.
Di preghiere ce ne sono di tanti tipi: adorazione, benedizione, lode, richiesta… per non parlare dei Salmi, dei canti, degli inni. Noi oggi proveremo a riflettere a partire dall’esperienza di Gesù sulla preghiera raccontata in alcuni testi dei Vangeli soffermandoci, in particolare, su tre aspetti: la preghiera per il discernimento, la preghiera esaudita e la preghiera nelle difficoltà e nell’angoscia che sperimenta, a volte, il silenzio di Dio.
1 – La preghiera per essere aiutati nel discernimento
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame. (Mt 4,1-2)
Nel vangelo di Matteo si narra che è lo Spirito a ‘spingere’ Gesù verso il deserto. Gesù è chiamato, con la preghiera e il digiuno, a cercare di capire come dovrà annunciare il suo messaggio, che immagine di sé e di Dio andrà a manifestare a chi lo incontrerà. Le tentazioni, di per sé, non sono negative, fanno parte della nostra quotidianità ogni volta che siamo chiamati a scegliere.
Le tentazioni sono ‘neutre’: sono le nostre scelte a diventare ‘giuste’ o ‘sbagliate’ per noi e per chi ci vive accanto.
Satana, l’intralcio, pone Gesù di fronte alla possibilità di essere colui che risponde ai bisogni materiali: “trasforma le pietre in pane”. Gesù rifiuta questa possibilità, anche se ci saranno dei momenti – raccontati nei vangeli – in cui, ad esempio, trasformerà/dividerà il pane e i pesci: non partendo dalle pietre, ma da ciò che avevano alcuni; non per sé, ma per gli altri.
La seconda tentazione suggerisce a Gesù di stupire con fatti straordinari “gettati dal punto più alto del tempio e gli angeli ti verranno a salvare”. Satana pronuncia un versetto della Scrittura per avvalorare questa tentazione e dimostra di conoscere bene anche lui la Scrittura (i paradossi…), ma anche questa non è la scelta di Gesù. Certo, nella sua vita compirà fatti straordinari, i miracoli, ma quando, a causa di questa straordinarietà, lo cercheranno per farlo re se ne andrà in altre città.
La terza scelta che Gesù si trova davanti è quella di inginocchiarsi di fronte a Satana per ottenere successo, ricchezza, potere. È il terzo rifiuto di Gesù a cui resterà fedele per tutta la vita e sarà quello che lo porterà alla morte.
Gesù prega per quaranta giorni e quaranta notti (il tempo dell’esodo, dell’attesa del popolo di Mosè che era salito al Sinai…), ma a ben guardare il risultato del suo discernimento non gli indica cosa fare, bensì come non essere. Il resto, come tutti noi, lo sceglierà e verificherà ‘strada facendo’ negli incontri, negli avvenimenti che lo faranno ‘crescere e cambiare’. All’inizio del vangelo dirà ai suoi di rivolgersi solo alle pecore perdute del regno di Israele, alla fine invierà le discepole e i discepoli ad annunciare a tutti ‘fino agli estremi confini della terra’… nell’incontro con la cananea cambierà la sua posizione iniziale; sarà questa donna straniera a fargli comprendere la necessità di riconoscere la fede anche nei pagani e che anche a loro è rivolto il messaggio di liberazione di Dio…
C’è, fra i tanti, un altro brano che ci parla di questa azione ‘strana’ di discernimento:
In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali dette il nome di apostoli. (Lc 6,12-13)
Anche in questo caso siamo di fronte a una preghiera fatta da Gesù prima di una scelta importante. Prega tutta la notte e al mattino fra tutti i suoi discepoli e discepole ne sceglie 12 (il riferimento è alle dodici tribù d’Israele).
Nel testo ci sono di seguito i nomi: così leggiamo il nome di Giuda che lo consegnerà tradendolo, di Pietro che, dopo aver ricevuto l’incarico di sostenere i suoi fratelli nelle difficoltà, al momento dell’arresto, rinnegherà Gesù per ben tre volte pur di non mettere in pericolo la sua vita; di Giacomo e Giovanni che ambivano ai primi posti nel suo ‘regno’; di tutti loro che, dopo aver assistito a un miracolo di Gesù, discutevano su chi potesse essere, nel loro gruppo, ‘il più grande’.
Verrebbe da pensare che non doveva essere messo molto bene come persone che lo seguivano per scegliere questi! Oppure la scelta sta proprio lì: la preghiera gli ha fatto comprendere che tutti gli esseri umani sono così, in cerca di riconoscimento, di successo, a volte infedeli, a volte traditori. Gesù sceglie i dodici come sono, così come sceglie noi. (continua)
Donatella Mottin