Lettura personale: “Ti ha rimesso in piedi” (tratto dal sito www.saveriane.it)
Chissà come si vede il mondo dal basso, come era capitato a te, fin dal grembo di tua madre. Tutti devono sembrano alti, forti, perfino minacciosi. A loro devi lasciare la strada, e restare sui margini; gl’interni delle case e dei templi, e restare sulle soglie. Devi lasciare il passo a chi corre, ha affari da sbrigare, sacrifici da offrire. Lì, dal margine, puoi solo assistere allo scorrere del fiume della vita. Dio stesso, dicevano, non voleva dentro al tempio persone come te. Quanti pensieri avrai macinato nelle lunghe attese, tra un appello e l’altro a chi entrava e sembrava non vederti, quasi fossi ormai un pezzo dell’edificio. Tutti i giorni così, ti portavano, e ti riportavano via la sera. Quale altro destino potevi avere.? E che cosa potevi attenderti dai passanti se non qualche spicciolo, quasi a pagare una disgrazia da cui, loro, erano scampati? Così facesti anche quel giorno, al passaggio di quei due. Qualche spicciolo rapidamente dato e avresti tolto il disturbo. Che significavano dunque quelle parole: “Guarda verso di noi?”. C’era mai stato bisogno di incontrare lo sguardo di qualcuno? Cose, chiedevi, non relazioni. O forse… Fu come se quello sguardo avesse messo a nudo in te una fame più profonda, inconfessata: fame di esistere davvero per qualcuno, fame di un conversare che fosse un gratuito incontrarsi. Ti sentisti già come d’improvviso rimesso in piedi, dentro. Una parola per te! “…quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. Altri si guardavano bene dal toccarti. Si sa, quando non ci si può muovere, mica si può fare la doccia tutti i giorni, si fa quel che si può. Ti prese la destra e tu ci credesti come una cenerentola che il principe trae al ballo. Camminavi! Dimentico degli spiccioli del giorno, muovesti passi via via più sicuri, finché divennero danza. Saltavi, come un cervo per i dirupi. Vedevi gli uomini dritto negli occhi. Non che sapessi tanto di quel Nome pronunciato nel sollevarti, ma di una cosa eri certo: che c’entrava Dio e dovevi ringraziarlo. Si era ricordato di te! Varcasti per la prima volta la soglia preclusa. Quel giorno, davanti agli angeli di Dio sfumarono tutte le lunghe preghiere dei sacerdoti, tutti i profumi degli olocausti di fronte al tuo fresco, libero canto. Dio è uno che guarda al povero e ne cerca lo sguardo! Dio è uno che mette in piedi. Dio è uno che toglie dai margini! La salvezza era giunta! Ma chi era quel Gesù Nazareno per il quale tutto era avvenuto? Che forza, che notizia portavano in cuore quei due? Vicino a loro, mentre la folla stupita guardava te, tutt’orecchi sentisti raccontare di un Uomo, santo e giusto, spinto anch’egli ai margini fuori della città a morire e che Dio come te e prima di te aveva rimesso in piedi e fatto entrare nella sua casa perché vi facesse entrare una moltitudine di gente. Dovesti allora intravedere, oltre il loro sguardo, il suo.
sr. Annamaria Confente