Terza parte della proposta biblica di sr Lucia Antonioli sulla passione, che prende in considerazione Elia, profeta appassionato fino al punto di consumarsi, cioè di sacrificarsi fino alla fine!
Il tema della CONSUMAZIONE – DEL SACRIFICIO
La PASSIONE per essere tale, CONSUMA, cioè ti coinvolge completamente, ti prende e per essa tu dai sudore e sangue… ma allo stesso tempo ti gratifica… perché attraverso questa consumazione tu raggiungi ciò che ami, l’oggetto tanto amato e desiderato della tua passione.
Sacrificio significa “rendere sacro” (“sacrum facere”).
La passione può venire meno. Può affievolirsi. Può addirittura morire se non accade qualcosa o non interviene qualcuno che la riaccenda in noi nuovamente. Nella vicenda di Elia vi è anche questo passaggio: un momento molto duro e triste, dopo la schiacciante vittoria e l’incredibile e grandioso successo di Elia sul monte Carmelo, dove solo, con l’aiuto del Dio di Abramo, vince la sfida contro i 450 profeti di Baal e altri 400 di altri dei fenici. Elia vive un momento grandioso! Dopo un tale episodio sarebbe facile pensare che la Samaria ritorni all’Unico vero Dio e che non ci sia bisogno di altri sforzi e predicazione sfiancanti… Tutti hanno veduto, dal Re Acab con Gezabele al più umile servo, che Yhawe è l’unico vero Dio,. invece no, non è così. Gezabele gli dà la caccia per ucciderlo e soprattutto la Samaria non ha smesso di idolatrare gli dei fenici. Elia è sconfortato, arriva a dire: preferisco morire! Fammi morire! Ha paura delle ritorsioni di Gezabele, fugge, ma in realtà sta cercando un posto per nascondersi e lasciarsi morire… Ma Dio lo chiama e gli manda un corvo con del pane per diversi giorni, perché quando la passione finisce farla risorgere non è cosa da poco: ci vuole tempo!
Osserviamo dunque come Dio agisce nelle crisi che l’uomo, il testimone fedele, il discepolo appassionato e ora spento si trova ad attraversare:
Acab riferì a Gezabele ciò che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada tutti i profeti. Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: «Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest’ora non avrò reso te come uno di quelli». Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo. Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati e mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. [1 Re 19, 1-8]
La prima cosa da osservare è che Dio NON ABBANDONA…
Dio segue Elia fin laggiù nella prostrazione, nel nulla, nel buio, nell’assoluto fallimento… nella mancanza di ogni energia, laddove gridiamo “Basta, è finita! La mia vita non è servita e non serve a niente. Mi credevo qualcuno e invece, no, non sono niente!”
La seconda cosa da osservare è che Dio ti tocca con tocco d’angelo, cioè in modo delicato, rispettoso… Quando ci sono ferite aperte, sanguinanti, amarezze grandi, dolori profondi non si può avere la mano severa, forte, decisa che si potrebbe avere con un indolente, con uno svogliato… e nel caso di Elia c’è un ferito e occorre olio e vino…
È interessante vedere che il primo tocco e le prime parole non bastano: certo hanno avuto l’effetto di far mangiare Elia e quindi di salvarlo dalla morte, ma lo spirito di Elia è ancora troppo scosso, troppo debole dalle prove della vita e allora, e questo è il terzo aspetto: Dio sa attendere… Dio ti da tempo, ti dà sempre tempo… tutto il tempo della tua vita per rimetterti in viaggio… per riprendere il cammino…
sr. Lucia Antonioli