Presenza Donna, in occasione del Festival biblico appena concluso, ha realizzato un incontro con la biblista Maria Soave Buscemi, da oltre vent’anni missionaria laica fidei donum in Brasile, che opera nelle Comunità di base (CEBs) che praticano la lettura popolare della Bibbia. Un metodo di lettura biblica che nasce nelle “periferie” sudamericane ma che molto ha da dire anche a noi, e che anzi si sta sempre più diffondendo in Italia.
Cos’è?
La lettura popolare è un metodo di approccio al testo biblico in cui la vita e la Bibbia sono al centro, in un circolo virtuoso in cui sono in relazione e si rimandano a vicenda, lasciando che la Bibbia parli a ciascuno e attraverso ciascuno. È un processo di lettura biblica comunitaria che avviene in un contesto di gruppo (non troppo numeroso), e tende a “democratizzare i saperi” rendendo la Parola di Dio accessibile a tutti: la lettura popolare mira infatti a coinvolgere, anche e soprattutto, la gente più umile e meno istruita; la figura di chi anima il gruppo non è secondaria, ma come tutti gli altri partecipanti anche i facilitatori si mettono in ascolto del testo. L’accoglienza e l’ascolto reciproco sono fondamentali: tutti hanno da imparare e hanno di che condividere. È un metodo particolarmente adatto alla formazione laicale, perché permette di entrare nella vita e crescere nella dimensione spirituale, relazionale, sociale, politica.
Da dove viene?
Questo metodo di lettura è nato in Brasile, prendendo forma all’interno delle CEBs (Comunità Ecclesiali di Base) fin dagli anni ’60, sotto la guida di figure come quella del teologo Carlos Mesters. La Bibbia divenne il primo “strumento formativo” dei poveri, in una lettura intesa come cammino di libertà, vissuta in un clima di familiarità e conoscenza reciproca, cercando di essere fedeli a ciò che del testo biblico si scopriva illuminante per la propria vita. “La preoccupazione principale del popolo non è interpretare la Bibbia, ma interpretare la vita con l’aiuto della Bibbia”, ricordava Mesters, mentre una signora brasiliana sintetizza così la sua esperienza: “La Parola di Dio mi ha ridato la parola, ora non ho più paura di parlare!”. Il testo biblico, letto e meditato insieme, diviene davvero protagonista dell’azione di trasformazione della comunità.
Il triangolo ermeneutico: a partire dalla vita, alla luce della Parola, dentro una comunità
La lettura popolare della Bibbia ruota attorno a tre parole chiave: vita, comunità, Bibbia. Vita: è il quotidiano, la vita di tutti i giorni, con le gioie e le tristezze che siamo chiamati e chiamate a condividere. Comunità: sono i processi relazionali di liberazione che diventano luoghi dove nascono le narrazioni delle nostre vite e dove, in passato, sono nati anche i racconti della Bibbia. Sono queste narrazioni comunitarie che ci fanno dire, nella fede che è pratica, “anche noi siamo il tuo popolo, Signore, nei cammini personali e comunitari di liberazione!”. Bibbia: la lettura e l’interpretazione comunitaria illuminano la nostra vita affinché questa, la vita, sia fin da oggi vita in abbondanza! La relazione che si costruisce con la democratizzazione della parola, nell’ascolto attivo e coscientizzato della realtà, in comunità, attraverso l’educazione popolare e la lettura della Bibbia, produce la lettura popolare della Bibbia.
Questi tre elementi devono essere compresenti e in relazione uno con l’altro. Se manca la vita si rischia una lettura fondamentalista; se manca la comunità si cade nell’individualismo; senza la Bibbia si rischia una lettura ideologica della vita.
In Italia?
Anche in Italia si assiste a un interesse crescente per la lettura popolare della Bibbia. A Verona, la Fondazione Cum propone corsi di formazione per sperimentare e apprendere questo metodo. La stessa Maria Soave Buscemi è spesso invitata per animare sessioni di lettura popolare della Bibbia.
Enrico Zarpellon