Alcune riflessioni a partire dall’esperienza di Madre Giovanna
L’infinita bontà di Dio suscita in Giovanna Meneghini il desiderio di aderire alla volontà divina, non scegliendo per sé ciò che è più facile o comodo, ma praticando nell’obbedienza la giustizia verso Dio. Nelle diverse situazioni agiva con rettitudine e onestà. L’esercizio puntuale della giustizia era animato da una coscienza forte e limpida: Giovanna è costante negli impegni verso il prossimo e perseverante nel far fiorire il suo carisma, armonizzando la giustizia con le esigenze dell’amore. Fin da molto giovane Giovanna sente il dovere di lavorare per contribuire al mantenimento proprio e degli zii. Sulla qualità del suo operato, le testimonianze sono unanimi: “competente”, “diligente”, “rispettosa”. Nel lavoro, come in altri ambiti, Giovanna non chiedeva niente per sé e non si lamentava né per le condizioni dure, né quando veniva sottopagata. Ha sempre lavorato tanto, al di sopra delle sue forze.
Dopo anni di servizio domestico presso le famiglie, Giovanna viene assunta dai fratelli Scotton (tre Monsignori e una vedova) nel laboratorio di paramenti sacri e nella tipografia del settimanale antimodernista “La Riscossa”. Giovanna costituiva una risorsa preziosa, per la sua intelligenza, per la stima di cui godeva, per la direzione disciplinata che dava ai lavori; le vengono affidate mansioni di fiducia, ma era scarsamente retribuita. Oltre al peso delle responsabilità, pativa l’impetuosità di Mons. Gottardo e della sorella Rita, ma soffrì in silenzio. Mentre in riferimento a sé stessa accetta senza recriminare i trattamenti iniqui – quali conferme di essere nella volontà del Signore e non nella propria – per la sua comunità, invece, chiede il dovuto. Così reclama quando il Comune di Breganze, stravolgendo la viabilità prevista intorno al terreno della Comunità, la costringe a spostare sul lato opposto l’ingresso principale della casa, compromettendo l’estetica, ma soprattutto l’apostolato verso le operaie dell’attigua fabbrica. Radicata in Dio, affronta la situazione con fermezza, precisione e rispetto, cercando soprattutto di chiarire la verità dei fatti. Quella volta il Comune non accolse l’istanza, ma quando Giovanna, come racconta lei stessa, segnalò che il proprietario vicino aveva sconfinato di 70 cm per 50 metri, a danno delle Orsoline, “il Municipio, resosi responsabile di questo sbaglio per non avere segnato bene i confini, in risarcimento del danno sofferto, si obbligò di fare a sue spese una mura di metri 50.”
Giovanna coniuga giustizia e umiltà, maturando un forte senso di umanità universale e di uguaglianza a vantaggio dei più deboli; tutto ciò che possiede lo condivide con le compagne e desidera che il poco che hanno sia condiviso con i bisognosi: aveva indicato alla portinaia di fare carità sempre ai poveri che venivano alla porta.
Coerentemente Giovanna non accetta preferenze nei suoi riguardi: le prime suore raccontavano che non si distingueva da loro, anzi spesso si metteva all’ultimo posto. Riconosce nei superiori i rappresentati di Dio sia nell’ordine civile terreno, sia nell’ordine ecclesiastico spirituale. Sentendosi figlia della Chiesa, faceva riferimento all’autorità ecclesiastica nelle decisioni, ma se sorgevano incomprensioni o divergenze rispetto alla comprensione della volontà di Dio, sapeva attendere pazientemente i segni che il Signore le avrebbe dato. Nei rapporti familiari Giovanna coltiva grande affetto verso la mamma, sebbene abbia dovuto distaccarsene a soli tre anni, come pure è riconoscente verso gli zii che l’hanno accolta e si fa carico di assisterli nella vecchiaia. Anche la gratitudine per ciò che riceve e la gratuità nell’elargire manifestano il senso di giustizia che Giovanna esprime verso Dio e verso il prossimo: riconosce tutto come dono da condividere. Nelle gestioni economiche di vario genere, attua una modalità equa, anzi precauzionale. I resoconti economici della sua famiglia religiosa – le poche entrate e le uscite, l’impegno economico assunto con l’acquisto del terreno e la costruzione della casa – documentano il senso di giustizia, l’ordine, l’oculatezza nel disbrigo degli affari. Nel lavoro presso l’azienda Scotton, per un periodo, è incaricata del settore amministrativo; il rapporto che tiene con gli operai e con i diversi dipendenti non solo è giusto, ma previene le loro necessità e diritti. La situazione economica delle attività degli Scotton non era florida, anzi; Giovanna pur di non far mancare ciò che era dovuto ai dipendenti ci rimetteva di tasca propria. La distribuzione della paga era occasione di contatto umano: si informava con gli operai delle loro famiglie, li incoraggiava e dava loro consigli. L’onestà e la misericordia di Giovanna ci mostrano il volto della giustizia divina.
Maria Coccia