Come pensano alla cura del tempo sorelle che per età o malattia hanno dovuto dare una direzione diversa alla loro vita?
Suor Anna Peroni guarda al tempo di una malattia che l’ha colta di sorpresa.
Mi ci è voluto tempo a convincermi di essere malata! In questi ultimi tre anni il mio tempo è letteralmente cambiato e sento di aver fatto dei passaggi, un cammino d’amore che mi permette di guardare al presente come ad un kairos, un tempo favorevole. Inizialmente speravo solo nella guarigione, che mi auguravo quanto mai rapida, che mi avrebbe riportata alla missione in Brasile. Invece mi sono ritrovata con una vita che ha improvvisamente preso un altro corso, dove la priorità non andava più alle comunità da animare ma alle terapie, alle giornate di crisi, alle scadenze di visite e controlli.
Quella fase della mia vita che guardavo come ad una parentesi che doveva chiudersi, è diventato invece il mio tempo. Il tempo è di Dio, e Lui ha permesso che questo accada. Allora penso al fatto che abbiamo in mano il momento presente, con la responsabilità di gestirlo al meglio. Ho l’oggi, il presente, quindi ciò che fa la differenza è la qualità del tempo.
Personalmente non ho risentito delle limitazioni imposte dal Covid, perché dentro di me le relazioni, lo spirito della missione sono rimasti inalterati. Ho vissuto il tempo operativo della missione guardando a Gesù incarnato nel suo tempo, mettendo a disposizione tutti i miei doni. Ora vivo altrettanto intensamente, con lo stesso spirito di incarnazione e la gioia che mi hanno sempre accompagnato, mantenendo relazioni e contatti in maniera diversa ma con la medesima intensità.
Posso dire con madre Giovanna: “Il Signore mi condusse per vie che non avrei mai immaginato, ma tutto, tutto mi concesse.” Anche se il mio biglietto di ritorno in Brasile non è mai stato adoperato! E da madre Giovanna raccolgo l’augurio scritto ad una consorella, che mi accompagna come un programma di vita e sostiene il mio tempo presente: “Abbi di mira la gloria di Dio, non perdere un minuto che non sia a Lei consacrato e vivi felice nelle Sue mani. Ecco ciò che ti augura la tua Giovanna”.
Suor Annarosa Zanoni, da anni limitata nei movimenti, vede il tempo come dono per altre sorelle in difficoltà.
Nel 2006 sono partita per la missione in Mozambico: ma dopo solo sei mesi sono stata colpita in 24 ore dalla sindrome di Guillain-Barré, che mi ha privata di tutte le funzionalità, lasciandomi vivi solo il pensiero e la parola. Rientrata d’urgenza in Italia, ho vissuto un lungo periodo di terapia e di cure. Il recupero del sistema nervoso era molto lento e dovevo accettare che sarei migliorata solo un po’. Il pensiero positivo era la mia forza, unito alla volontà di raggiungere una sufficiente autonomia personale. Mentre trascorrevano i giorni, consegnavo il mio tempo alle mani del Signore e di chi mi curava: riacquistavo piano piano forza e coraggio per affrontare nuovi giorni.
Ora ho un buon recupero degli arti, tuttavia sono evidenti i segni di invalidità. Questa esperienza di fragilità mi ha allenato a guardare al tempo come attimo positivo della vita.
Con l’aiuto delle persone che hanno avuto cura di me, ho iniziato a guardare la vita con serenità e costanza. L’ambiente in cui mi trovo è la Casa madre: posso muovermi in sicurezza e così posso dedicare tempo ad altre suore ammalate. Questo mi aiuta a esercitare il dono del servizio, tanto che mi diventa spontaneo vivere accanto a persone fragili con dedizione e passione. Sedermi accanto, incoraggiarle, ascoltare le loro storie ripetute tante volte mi riempie di gioia e di consolazione. I dialoghi poi sono divertenti, mi raccontano le speranze della prima comunità: mi collegano alla vita intessuta di saggezza, di fatica, di perseveranza, di volontà, di preghiera, di bellezza…
Le ore che viviamo insieme sono perle preziose che mi vengono regalate. Mi piace stare in compagnia con semplicità, intrattenendoci nelle diverse attività di lettura, canto, preghiera, piccoli laboratori: ognuna fa come può, con le forze che ha. Penso che questo sia il tempo “bello” consegnato nelle mie mani, preparato per essere trafficato e accolto… sarà un seme che germoglierà anche in terra africana?
La vita insegna che c’è un tempo per ogni cosa: accetto le mie fragilità con serenità e con speranza, mentre sogno un tempo vissuto alla ricerca di essenzialità: nella vita nulla è scontato, ma tutto è dono.
Suor Graziella Gasparella guarda alla sua vita caratterizzata nel passato dall’attività di educatrice, ponendolo in rapporto alla sua vita di oggi, accompagnata da una malattia progressiva.
C’è una vita spirituale che va al di là delle difficoltà e delle malattie, che aiuta a leggere la cura del tempo. Il tempo è la vita, che è nell’eternità per cui siamo fatti. Quello che viviamo attualmente è una parte, un segmento di un tutto infinito.
Guardando al tempo della mia vita ringrazio Dio per tutto quello che mi ha donato, la famiglia e le persone che mi hanno aiutato a viverlo. La Congregazione mi ha dato l’opportunità di vivere un tempo di missione che ho attraversato con tanta passione, a contatto con mamme e bambini, ragazze e minori…
Con la malattia non si è interrotto questo vivere il tempo in rapporto al riconoscimento dei doni e del bene, perché anche nella malattia c’è la gioia della vita. Prima donavo quello che avevo con la gioia di vivere e azioni concrete, adesso sto donando la stessa gioia in modo diverso attraverso i contatti che mi sono possibili.
La malattia a volte porta nuvole scure, non sempre è facile avere cura di un tempo faticoso. Ma penso all’immagine del popolo d’Israele che usciva dall’Egitto accompagnato dal Signore che “marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte” (Es 13,21). Entrambe, colonna di nube e colonna di fuoco, hanno condotto il popolo verso la salvezza. Allora anche quando si addensa qualche nube penso che comunque ha un suo senso nella cura del tempo che mi è dato, anche se questo richiede a volte di lottare… Ma stare in questa linea, avere cura del tempo con questa consapevolezza, apre la strada per affrontare ogni difficoltà.
È simpatico ascoltare due sorelle ultranovantenni riflettere sul senso del tempo.
Ecco le loro considerazioni!
Suor Gesuina Calgaro
Il tempo di adesso è l’ultimo, quello che porterà al passo definitivo. Allora penso: le mie azioni sono secondo il Signore o sono esigente ed esagerata guardando a me stessa? Cerco di non pretendere…
Il tempo nel passato era intessuto di preghiera, ma anche di molto lavoro, e il quotidiano aveva un altro respiro. Ora si vive un altro ritmo, c’è qualcosa di particolare, soprattutto bisogna fare attenzione a non chiudersi nelle necessità fisiche, sapendo valorizzare il tempo come una possibilità della vita, del modo di essere. È facile a questa età avere tanti bisogni, esigenze al riguardo… Vorrei valorizzare al meglio il tempo che vivo, senza pretese, perché essere troppo esigenti rovina il tempo che si vive.
La vita è cambiata, il quotidiano assume aspetti molto diversi nei passaggi. Ho sempre accolto il cambiamento nelle sue fasi, accettando ad ogni passo quello che mi veniva proposto. Il Signore mi ha aiutato e mai lasciata sola, mi è vicino, ha fatto tanto per me: che possa dirgli sempre grazie!
Quello che è capitato nella mia vita è come un miracolo. Ho sperimentato grazia, misericordia, sostegno. Sono felice e godo di quello che mi è stato dato. Possiamo comprenderlo solo rimanendo con Lui, e così accogliamo e comprendiamo anche gli altri. Perché solo Lui ci fa capire le necessità di fratelli e sorelle.
Suor Gerarda Retis
Il Signore mi ha dato novant’anni di vita: lo ringrazio per questo tempo, per lo spirito con cui vivo la preghiera, il servizio, l’accoglienza… Mi sono sempre detta: “Fai oggi quello che devi fare, mai rinviare al domani!”. Ho dedicato il mio tempo alla preghiera ma anche all’aggiornamento, soprattutto per comprendere la Parola di Dio.
Aver cura del tempo secondo me significa spenderlo con generosità, amore e donazione! Sento di vivere il mio tempo, oggi come ieri, solo nella fiducia in Lui. Mi sono sentita sempre nutrita dalla Parola, e lo studio della Bibbia ha alimentato il mio tempo: ho trovato tanta ricchezza nei corsi di formazione e spiritualità, che ci aiutavano ad essere “apostole”. Con Gesù nell’eucaristia e nella comunità: di questo è intessuto il tempo, che mi porta a vivere una vita interiore intensa, unita a Cristo come quando lo ero pastoralmente. Ora dedico maggior tempo alla preghiera, alla lettura dei giornali per capire questa umanità, ho interesse per gli eventi della chiesa, popolo di Dio e di tutta l’umanità. Mi sento, a 90 anni, pienamente dentro il tema del prossimo Capitolo generale “Sorelle in un popolo che invoca coraggio e speranza”.
Mi piace dedicare tempo alle persone che mi vengono a trovare. Sono tutte dentro il mio cuore e la mia preghiera. Cerco di ricordare il positivo di persone e avvenimenti.
Vivo con intensità e desiderio l’incontro con Cristo nell’Eucaristia, dove ritrovo tutte le persone che domandano preghiera, vicinanza e affetto. Le mie giornate sono ritmate dal quotidiano, dall’incontro con le persone, dalla cura delle piante… e tutto, tutto è immerso in Dio!
a cura della redazione