La città: spazio di vita e luogo nel tempo. Notizie dal Festival Biblico 2019

30
Mag

A Vicenza si è appena concluso il Festival Biblico 2019, nel quale come sempre anche l’Associazione Presenza Donna ha portato il suo contributo di sguardo femminile sulla realtà e sui temi affrontati in questo Festival dedicato alla “Polis”. Pubblichiamo un articolo di Lara Iannascoli, volontaria del Servizio Civile Universale dell’associazione e il video della testimonianza di Denis Mukwege (Premio Nobel Per La Pace 2018) intervistato dalla giornalista Concita De Gregorio.

Sono forte e fragile.
Sono sensuale.
E mi propago.
È nella mia natura.
Vivo con tutti, ma ho preferenze che non paleso.
Sono inclusiva e aggregante.
Nelle mie arterie scorre ogni genere di vita.
E osservo.
So di voi, so di tutti quanti.
So molto, a dire il vero.
C
onosco più storie di quanti turbini ha la tempesta.
Nei miei antri nascondo l’impresentabile e il virtuoso.
Ho un nome che mi distingue.
Concedo spazio a chiunque me lo chieda.
Sono storia e memoria o nulla di tutto questo.
Anche se molto ritratta, per alcuni rimango invisibile.
Al tramonto mi faccio bella e mi apparto.
In realtà non dormo mai.
La mia vita scorre sul crinale dell’incertezza più totale.
Talvolta mi è difficile distinguere immaginario da reale.
Io sono la città.
E sono donna.
(Marco L. Zanchi, Il sogno di una città)

Maggio è atteso con trepidazione nella città di Vicenza e in quelle vicine, perché dal 2004 ospitano i molteplici eventi del Festival Biblico, organizzati dalla Diocesi di Vicenza – e da quelle aderenti – e dal Centro Culturale San Paolo, in collaborazione con diversi partner culturali tra i quali anche l’Associazione Presenza Donna, di cui sono volontaria di Servizio Civile. Proprio in relazione al progetto di servizio cui ho aderito, mi è stata data la possibilità di partecipare più da vicino ad alcuni incontri che si sono svolti nella cornice del Festival, che quest’anno ha avuto come tema la Polis: il convegno del Coordinamento Teologhe Italiane (altro partner culturale della rassegna biblica) a Verona, il 4 maggio scorso, dal tema «Cittadinanza inclusiva: il ruolo delle teologie», e la conferenza «Uomini e donne del deserto. La città sognata» di Cristina Simonelli, tenutasi a Vicenza il 25 maggio presso la Loggia del Capitaniato.

La prof.ssa Simonelli, docente di teologia patristica, socia del Coordinamento delle Teologhe Italiane fin dalla sua fondazione e dal 2013 sua presidente, ha guidato in modo molto efficace gli interventi dei tre relatori Stella Morra (teologa),Rosario Giuè (teologo) e Alessandra Smerilli(economista) e i dibattiti che sono seguiti nella giornata. Il seminario nazionale si proponeva di guardare alla città come «casa comune» che l’uomo e la donna abitano e possono custodire o rendere inospitale, cercando di capire, inoltre, in che modo le chiese possono rendersi protagoniste di questa riflessione e in quale misura le teologie possono sostenere il medesimo dibattito. Anche nella cittadina berica la teologa Simonelli è stata altrettanto coinvolgente laddove ha proposto la sua meditazione verso la città sognata in compagnia dei padri e delle madri del deserto, uomini e donne che con la loro esperienza di sequela radicale del Vangelo si mettono in dialogo con il nostro cuore e lo interpellano a scegliere sempre il bene. Condotti in un cammino che ha avuto il sapore di pellegrinaggio attraverso spazi e tempi apparentemente lontani, tutti i presenti hanno potuto riscoprire come la tematica più generale della Polis fosse inaspettatamente insita anche nell’esperienza di vita degli «abbàs» (ad esempio Evagrio Pontico, Macario, Antonio) e delle «ammas» (Sincletica, Teodora, Olimpia). Il deserto, infatti, era intimamente connesso con la dimensione della città nella relazione tra silenzio e parole (silenzio e Parola), dialettica inizialmente inconsueta, ma che trova una sua radice profonda nella duplice idea di unificazione e di comunione. Ecco che la letteratura del deserto non parla di solitudine nel senso etimologico del termine, ma di una solitudine abitata, aperta alla comunione, soprattutto nella forma discepolare, desiderosa di vivere un’esistenza lontana da tutto/i per essere vicini a tutto/i. Sobrietà, fratellanza, armonia e condivisione non sono, quindi, nostalgia dell’Eden perduto, ma profezia del futuro.

Spostandomi da un evento del Festival all’altro – soprattutto negli ultimi giorni ancora più densi di incontri – non ho potuto non ascoltare i commenti di quanti condividevano i miei passi giovani e un po’ frettolosi attraverso le vie del centro: mi sono resa conto di quanto noi esseri umani, investiti da un tempo sempre più fugace, desideriamo per la nostra quotidianità una pace che dia senso al nostro agire, che ci permetta di dialogare in modo profetico con altre culture, straniere solo in apparenza, contribuendo a creare una dimora ospitale per tutti, poiché abbiamo bisogno di riconoscere ogni città a partire da uno sguardo contemplativo, uno sguardo di fede che scopre quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze.

 Lara Iannascoli

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