L’8 settembre a Vicenza fra devozione e tradizione

07
Set

Su su Ninetta sveiate, prepàrate el fagoto, ancò ghinemo oto, andemo a la città…. Coi fighi ne la sporta a piè mi so rivà…”.

Chi non è più giovane ha sentito almeno una volta questo canto popolare che nel Vicentino ricorda l’8 settembre e la devozione di recarsi in quella data al Santuario di Monte Berico. Si partiva a piedi in piena notte, in gruppi famigliari e con qualche provvista per sostenersi. Si arrivava all’alba a Monte Berico e, ancora digiuni dalla mezzanotte, si assisteva alla Santa Messa in Basilica, chiedendo intercessioni alla Vergine e alla beata Pasini sepolta dietro l’altare. Al termine era tempo di una sosta ristoratrice sul piazzale antistante la chiesa.  Chi se lo poteva permettere, entrava “al Pellegrino” per consumare la famosa “cioccolata coi savoiardi”, gli altri “coi fighi nella sporta” si rifocillavano col cibo portato da casa. Presto arrivava il momento di rimettersi in viaggio verso casa scendendo dal piazzale verso Campo Marzo, il grande spazio verde un tempo “marso”, ossia acquitrinoso e insalubre, e ora polmone verde della città. Lì, appunto in coincidenza con l’8 settembre, si teneva (e si tiene ancora oggi) la “festa degli Oto”, con luna park, giochi, attrazioni, dolciumi. Solo passeggiare fra i baracconi era un divertimento: la conclusione ideale per una giornata che chiedeva di essere di nuovo a casa prima che si facesse notte.

Ma perché questa antica usanza coincide a Vicenza con l’8 settembre? Qualcuno collega la tradizione alla erezione a Monte Berico di una chiesa in onore della Vergine che nel Quattrocento aveva liberato la città dalla peste. Ma la posa della prima pietra di questa Basilica avvenne in una data diversa, il 25 agosto del 1428, e da allora ogni anno la città onora quella data (e non l’8 settembre) con una solenne processione alla Basilica. Ma da quella data e proprio fino all’8 settembre si tiene invece “la Festa degli Oto”, due settimane di feste e devozioni, quasi una gioiosa vigilia in attesa della natività di Maria. E’ da oltre 1300 anni infatti che la chiesa d’occidente celebra in quella data la Natività della Beata Vergine. Fu il papa Sergio I, all’inizio dell’VIII secolo, ad introdurre la festività nel calendario liturgico romano, ma essa era ben più antica, perché la chiesa bizantina la aveva adottata quasi tre secoli prima. Nel IV secolo era stata edificata a Gerusalemme, sul luogo in cui secondo tradizione sorgeva la casa dei santi Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine, una basilica la cui prima pietra fu posta, secondo le cronache dell’epoca, proprio nel giorno dell’8 settembre. A ricordo di questo evento, legato al luogo ove aveva visto la luce ed era stata bambina la Vergine, la festività fu intitolata alla Natività di Maria. Ma il racconto di questa Natività si perdeva ancora più in là nel tempo, risalendo al cosidetto protovangelo di Giacomo, un testo apocrifo degli inizi del II secolo, che narrava le vicende, miracolose e profetiche, che avevano preceduto e seguito la nascita della Vergine. Dunque l’8 settembre è per tutti i cristiani, e non solo per i vicentini, la festa di Maria Nascente. Ma sono stati proprio i vicentini, con la loro antica devozione alla Vergine e con la memoria grata per come Ella avesse allontanato da loro nel Quattrocento lo spettro della peste e all’inizio del Novecento quello altrettanto mortifero della grande guerra, a volerla eleggere a patrona della città e della diocesi, ricordandola proprio nel giorno della sua nascita.  Ed è una storia, questa, molto più recente di quanto non si pensi. Fu infatti solo meno di 50 anni fa, nel 1978 che l’allora vescovo Onisto, sollecitato dalla devozione dei fedeli, si fece interprete della proposta. Proposta accolta da papa Paolo VI che l’11 novembre del 1978 proclamò la Madonna di Monte Berico patrona di Vicenza.

Annalisa Lombardo

Su su Ninetta sveiate, prepàrate el fagoto, ancò ghinemo oto, andemo a la città…. Coi fighi ne la sporta a piè mi so rivà…”.

Chi non è più giovane ha sentito almeno una volta questo canto popolare che nel Vicentino ricorda l’8 settembre e la devozione di recarsi in quella data al Santuario di Monte Berico. Si partiva a piedi in piena notte, in gruppi famigliari e con qualche provvista per sostenersi. Si arrivava all’alba a Monte Berico e, ancora digiuni dalla mezzanotte, si assisteva alla Santa Messa in Basilica, chiedendo intercessioni alla Vergine e alla beata Pasini sepolta dietro l’altare. Al termine era tempo di una sosta ristoratrice sul piazzale antistante la chiesa.  Chi se lo poteva permettere, entrava “al Pellegrino” per consumare la famosa “cioccolata coi savoiardi”, gli altri “coi fighi nella sporta” si rifocillavano col cibo portato da casa. Presto arrivava il momento di rimettersi in viaggio verso casa scendendo dal piazzale verso Campo Marzo, il grande spazio verde un tempo “marso”, ossia acquitrinoso e insalubre, e ora polmone verde della città. Lì, appunto in coincidenza con l’8 settembre, si teneva (e si tiene ancora oggi) la “festa degli Oto”, con luna park, giochi, attrazioni, dolciumi. Solo passeggiare fra i baracconi era un divertimento: la conclusione ideale per una giornata che chiedeva di essere di nuovo a casa prima che si facesse notte.

Ma perché questa antica usanza coincide a Vicenza con l’8 settembre? Qualcuno collega la tradizione alla erezione a Monte Berico di una chiesa in onore della Vergine che nel Quattrocento aveva liberato la città dalla peste. Ma la posa della prima pietra di questa Basilica avvenne in una data diversa, il 25 agosto del 1428, e da allora ogni anno la città onora quella data (e non l’8 settembre) con una solenne processione alla Basilica. Ma da quella data e proprio fino all’8 settembre si tiene invece “la Festa degli Oto”, due settimane di feste e devozioni, quasi una gioiosa vigilia in attesa della natività di Maria. E’ da oltre 1300 anni infatti che la chiesa d’occidente celebra in quella data la Natività della Beata Vergine. Fu il papa Sergio I, all’inizio dell’VIII secolo, ad introdurre la festività nel calendario liturgico romano, ma essa era ben più antica, perché la chiesa bizantina la aveva adottata quasi tre secoli prima. Nel IV secolo era stata edificata a Gerusalemme, sul luogo in cui secondo tradizione sorgeva la casa dei santi Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine, una basilica la cui prima pietra fu posta, secondo le cronache dell’epoca, proprio nel giorno dell’8 settembre. A ricordo di questo evento, legato al luogo ove aveva visto la luce ed era stata bambina la Vergine, la festività fu intitolata alla Natività di Maria. Ma il racconto di questa Natività si perdeva ancora più in là nel tempo, risalendo al cosidetto protovangelo di Giacomo, un testo apocrifo degli inizi del II secolo, che narrava le vicende, miracolose e profetiche, che avevano preceduto e seguito la nascita della Vergine. Dunque l’8 settembre è per tutti i cristiani, e non solo per i vicentini, la festa di Maria Nascente. Ma sono stati proprio i vicentini, con la loro antica devozione alla Vergine e con la memoria grata per come Ella avesse allontanato da loro nel Quattrocento lo spettro della peste e all’inizio del Novecento quello altrettanto mortifero della grande guerra, a volerla eleggere a patrona della città e della diocesi, ricordandola proprio nel giorno della sua nascita.  Ed è una storia, questa, molto più recente di quanto non si pensi. Fu infatti solo meno di 50 anni fa, nel 1978 che l’allora vescovo Onisto, sollecitato dalla devozione dei fedeli, si fece interprete della proposta. Proposta accolta da papa Paolo VI che l’11 novembre del 1978 proclamò la Madonna di Monte Berico patrona di Vicenza.

Annalisa Lombardo

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