Il racconto del weekend trascorso a Gallio dalla famiglia carismatica
Estate: tempo di vacanze, di riposo e di tanto caldo; anche per questo allora è cosa buona salire su un monte per un week end di spiritualità, per respirare senza affanno e far respirare anche lo Spirito. Ci siamo trovati a Villa Giovanna, a Gallio, dal 12 al 14 luglio, laici e suore insieme per vivere incontri che diventano nutrimento e bagaglio preziosi da portare poi a casa nelle nostre diverse quotidianità; volti già noti, altri da conoscere che arricchiscono il cammino di ciascuno. Il tema quest’anno erano le tre “C”: casa, comunione/comunità, cura; tutte legate tra loro, così vicine alle nostre realtà e quanto mai attuali.
Riflettendo sulla “casa”, suor Lucia ci ha proposto le case di Gesù, quelle da Lui visitate: la casa di Simone il lebbroso, quella di Simone e Andrea, di Marta e Maria, per riprendere poi con suor Maria il tema della casa in Madre Giovanna. Le riflessioni personali mi hanno portato a pensare quindi alla mia casa, a chi la abita e alle relazioni che si costruiscono giorno per giorno e che la abitano; impossibile non rivedere il sogno che ci accompagna da sempre, a quella “Bianca Casetta” che io e Luca abbiamo sognato con Madre Giovanna e che sta crescendo con noi: non solo come accoglienza dei nostri figli, di cura dei rapporti tra noi, ma anche di chi visita la nostra casetta arricchendola e chiedendoci fedeltà ai valori di Gesù di Nazareth… perché o è Lui il “paron de casa” o non è Bianca Casetta. Ho rivisto allora gli spazi della nostra casa e proprio tra la cucina e il soggiorno (sono un tutt’uno), come prima cosa che si vede entrando, c’è proprio l’icona della Sacra famiglia regalataci per il nostro matrimonio e sulla parete il crocifisso, dono di Dio, con la statua di Maria vicina e la scritta del gruppo Kar.In.: da soli non potremmo niente, ma insieme a Lui tutto è possibile e con i fratelli e le sorelle che pone nel nostro cammino, è tutto più bello.
Il sabato, Giosy e suor Michela ci hanno accompagnato con la Parola per riflettere sulla propria chiamata alla comunione: essere in Dio, mettersi in cammino nella logica dell’umiltà, farsi coinvolgere e contagiare nell’autenticità della vita e costruire comunità. Brani del Vangelo che ancora cercano tempo e spazi di contemplazione e che ancora mi lasciano lo stupore e la bellezza di quanto siano verità e di quanto dicano verità nella mia vita, nella mia storia pensata da sempre in Lui. Il pensiero e le mie riflessioni stanno ancora volando ai bambini del catechismo e alle loro famiglie che io e Luca stiamo accompagnando per ricevere il dono della comunione. Un cammino che spesso ci mette in crisi, ci interroga, mette a nudo le povertà umane: quanta fame e sete di Gesù non riconosciuta, quante volte proviamo a sfamarci con ciò che non sazia! E proprio quando mi sembra di essere sopraffatta dai bisogni di tutti (anche dai miei!), mi sembra di non farcela, arriva puntuale Madre Giovanna a testimoniare con la sua vita la Santa Comunione, lo stare unita a Dio; mi ricorda che non sono sola (anche se vorrei tante volte fare da sola) e che il centro, il vero senso è Gesù che ci manda a fare comunità tra di noi, non piccole isole belle e felici, ma camminare insieme con i nostri limiti e con la nostra vera forza che è Lui e può essere solo Lui. In Lui solo riesco a perdonare le mie fragilità.
La domenica quindi, guidate da suor Annamaria e da Marzia, abbiamo ascoltato il Vangelo di Gesù sulla guarigione in giorno di sabato di una donna che stava curva e inferma per uno spirito da diciott’anni: povera donna e poveri noi! Ma che bella notizia ci annuncia Gesù: Lui ci dona il suo sguardo e ci rialza, dà senso alla legge, si prende cura di noi, ci chiede di gioire della gioia altrui, di riposare in Dio per essere sciolta da ciò che mi lega e non mi rende libera. Queste riflessioni sono state arricchite dagli esempi che Marzia ci ha portato, tratti dalla sua quotidianità di madre e di educatrice professionale: ascoltare è prendersi cura, cambiare gli schemi è prendersi cura, guardare l’altro negli occhi è prendersi cura. Quanti schemi avrà rotto madre Giovanna nel suo prendersi cura della famiglia religiosa di cui anche noi oggi facciamo parte? Quante persone avrà ascoltato per prendersi cura delle persone, secondo l’esempio di Gesù? Quanti sguardi avrà incrociato, riconoscendo in essi il volto di Gesù? Questa è una parte di ciò che mi sono portata a casa, insieme a tanto altro; non posso riportare tutto ma sto sorridendo mentre scrivo, ripensando alla serata karaoke, ai giochi fatti insieme la sera, alle sonore risate, alla simpatia e al gusto dello stare insieme senza per forza “fare” qualcosa, semplicemente godendo di ciò che siamo. Grazie. A ciascuna e a ciascuno. Alla vita. A Dio.
Stefania Zanini