Il Papa introduce le quote rosa nel Sinodo. Arrivano le “madri sinodali”: oltre 40 donne con diritto di voto

26
Apr

L’innovazione dopo le richieste avanzate già negli anni scorsi dalle superiori generali e la nomina di suor Becquart come sottosegretaria. A ottobre prossimo il 10% dell’assemblea sarà femminile. “Ma non viene intaccata la natura episcopale del Sinodo”

Arrivano le “madri sinodali”. Papa Francesco ha modificato il regolamento dell’assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi che si svolgerà il prossimo ottobre introducendo alcune quote rosa, ossia stabilendo che la metà dei 10 superiori religiosi e dei 70 “membri non vescovi” (una novità in sé) devono essere donne. Per la prima volta nella storia del sinodo vi saranno dunque almeno quaranta donne con diritto di voto su un’assemblea di circa 370 membri, dunque poco più del dieci per cento.

“Non è una rivoluzione”, ha commentato il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del sinodo, incontrando i giornalisti in sala stampa vaticana. “Un cambiamento importante non è una rivoluzione: un cambiamento è normale nella vita e nella storia. Le rivoluzioni – ha scherzato il porporato lussemburghese – fanno vittime e noi non vogliamo fare vittime”.

La svolta di Bergoglio

Fin dall’inizio del pontificato Jorge Mario Bergoglio ha rivitalizzato il “sinodo dei vescovi”, un’istituzione introdotta da Paolo VI dopo il Concilio vaticano II per valorizzare la collegialità episcopale. Nei decenni passati, però, lo strumento è stato di fatto sottoutilizzato, alla stregua di un convegno ecclesiale. Papa Francesco lo ha voluto rilanciare, rendendo pubblici i documenti intermedi e le votazioni finali, coinvolgendo il “popolo di Dio” con questionari diffusi nelle diocesi e nelle parrocchie, modificando il regolamento e scegliendo questioni controverse, a partire dal doppio sinodo sulla famiglia del 2014-2015 che ha visto i padri sinodali dibattere, e dividersi, su questioni come le persone omosessuali, le coppie di fatto o la comunione ai divorziati risposati. Sono seguiti un’assemblea sui giovani (2018), una, nuovamente molto combattuta, sull’Amazzonia (2019) e, nel 2021, il Papa ha aperto un grande sinodo universale, dedicato allo stesso tema della “sinodalità”, che sta coinvolgendo le Chiese di tutti i continenti, e si concluderà nell’ottobre del 2024.

A ottobre prossimo, intanto, si svolgerà una prima assemblea generale a Roma. E se negli anni passati era stata avanzata, soprattutto da parte delle superiore generali, l’istanza di accedere al voto, già si sapeva che, per la prima volta nella storia moderna, una donna avrebbe votato: si tratta di suor Nathalie Becquart, sottosegretaria della segreteria del Sinodo che, per funzione, ha diritto di voto. “Negli ultimi Sinodi, numerosi padri sinodali hanno sottolineato la necessità che la Chiesa intera rifletta sul posto e sui ruoli delle donne al suo interno”, commentò all’epoca il cardinale Mario Grech, segretario del Sinodo, in un’intervista a Alessandro Gisotti per Vatican News. “Con la nomina di suor Nathalie Becquart e la sua possibilità di partecipare con diritto di voto una porta è stata aperta, vedremo poi quali altri passi potranno essere compiuti in futuro”.

Non solo vescovi

Ora il Papa ha attuato la costituzione apostolica Episcopalis Communio che aveva promulgato nel 2018. E che prevedeva che “come già al Concilio, all’Assemblea del Sinodo possono essere chiamati pure alcuni altri che non siano insigniti del munus episcopale, il cui ruolo viene determinato di volta in volta dal Romano Pontefice”. Più specificamente, Francesco ha modificato due punti rispetto al passato: se sinora erano presenti, in ogni assemblea, “dieci chierici appartenenti a Istituti di vita consacrata” (ma tra di loro, già negli anni passati, non tutti erano sacerdoti), ora “vengono sostituiti da cinque religiose e cinque religiosi” eletti dalle rispettive organizzazioni che rappresentano le superiore generali e i superiori generali. Inoltre, non ci saranno più, come in passato, gli “uditori” – che prendevano parte ai lavori senza, però, diritto di voto – “ma si aggiungono altri 70 membri non Vescovi che rappresentano altri fedeli del popolo di Dio” e “si chiede che il 50% di loro siano donne e che si valorizzi anche la presenza di giovani”. Tra la sottosegretaria Becquart, le cinque religiose e i 35 membri non vescovi di sesso femminile, saranno dunque 41 le donne con diritto di voto in un’assemblea di circa 370 persone.

Al momento del voto, ha spiegato il cardinale Grech, non vi saranno due votazioni diverse, una per i vescovi e l’altra per i non vescovi, ma “una sola votazione”. L’inclusione delle donne, ha sottolineato il porporato maltese, incorpora nella fase finale “la memoria viva della fase preparatoria” del sinodo, che già vedeva le donne in prima linea nei dibattiti che stanno portando alla celebrazione dell’assemblea.

“Non è intaccata la natura del Sinodo”

Il cardinale Grech ha tenuto a sottolineare che il sinodo resta un “sinodo dei vescovi”. La specificità episcopale dell’assemblea sinodale, spiega una nota “non risulta intaccata, ma addirittura confermata. Lo mostra innanzi tutto il rapporto numerico tra vescovi e non vescovi, risultando questi ultimi meno del 25% del totale dei membri dell’assemblea. Ma soprattutto lo evidenziano le modalità di designazione dei non vescovi: essi infatti non sono eletti da un qualche demos coetus, di cui assumerebbero la rappresentanza, ma sono nominati dal Santo Padre su proposta degli organi attraverso cui si realizza la collegialità episcopale a livello di aree continentali, radicando la loro presenza nell’esercizio del discernimento dei Pastori”. Ogni assemblea continentale dovrà proporre 20 nomi, e il Papa ne sceglierà 10: la metà donne.

 

Iacopo Scaramuzzi, Repubblica

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