Il logo: nel Cristo Servo, a servizio del Padre

Lo spirito di cui secondo me avrebbero dovuto essere fornite le novelle serve del Signore doveva essere abnegazione perfetta di se stesse e zelo  indefesso per la salvezza delle anime. (Giovanna Meneghini)

Da qualche tempo l’elemento grafico di questa pagina ritorna di frequente nelle comunicazioni delle Suore Orsoline: si tratta del nuovo logo, disegnato da Anna Dell’Oro, suora del Preziosissimo Sangue, che le pagine di Vita Nuova vogliono illustrare con qualche pennellata di presentazione. I pochi dettagli che solitamente un logo presenta nascondono spesso una pienezza di significati, di intuizioni e di vissuto. 

Una descrizione degli elementi del logo introduce nella profondità spirituale dell’opera, ispirata alle Costituzioni della Congregazione.
I fondamenti ispiratori sono: la pienezza dell’abbassamento di Cristo che si manifesta nella croce, segno del suo amore incarnato; la presenza di Maria accanto alla croce di Cristo, dove raggiunge la pienezza del suo sì. Unita al Figlio che svuotò se stesso per amore, il corpo stesso di Maria si fa cuore. Da esso si propaga la luce del carisma che la risposta di Giovanna a Gesù Cristo ha suscitato nella chiesa, oggi vissuto da ogni Orsolina e da chi desidera condividere la spiritualità ereditata da sant’Angela Merici e incarnata da Giovanna.
L’altro segno è rappresentato dall’anello dorato della sponsalità, valore prettamente mericianoLa circolarità dell’insieme è aperta, in quanto la relazione con il Cristo Servo, abbassato nello svuotamento di sé, diventa missione, mandato, amore che si propaga.

Il logo nelle sue varie componenti offre elementi meditativi: invita a far propri i sentimenti di Cristo Signore, secondo le parole del bellissimo inno della lettera di san Paolo ai Filippesi: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5). È un invito a ritornare al cuore, all’essenza della nostra vita credente, a chiederci ciò che davvero conta nella nostra esistenza di fede e di missione – soprattutto in questo tempo che mette in crisi tante certezze – sapendo valorizzare ogni vissuto, da quelli dolorosi a quelli gioiosi, in un cammino di gioia profonda: la gioia del Vangelo.

La croce

Non dimenticarti mai che Gesù ha detto, a chi vuole seguirlo, di rinnegare sé stesso e di caricarsi della sua croce, promettendo in pari tempo che chi tutto lascia, tutto trova; ossia, chi lascia ricchezze, onori e piaceri, trova Gesù, e in Gesù si rinviene ogni ricchezza, ogni gloria, ogni gaudio” (Giovanna Meneghini).

Poche pennellate di una lettera scritta nel 1911 da madre Giovanna ad una amica che a breve sarebbe entrata nella comunità: una precisazione scritta degli atteggiamenti con i quali varcare la soglia di quella casa! Come fili d’oro dentro i pochi scritti che la Fondatrice ci ha lasciato si incontrano gli elementi fondanti del carisma. E il logo ha preso forma da queste “perle” di sapienza: la croce che lo attraversa è simbolo della pienezza di un amore donato fino all’annientamento di sé, amore sconfinato che Cristo ha vissuto in un dono supremo.

In quell’inno splendido che san Paolo ci ha lasciato nella lettera ai Filippesi è detto il punto più profondo dell’abbassamento: “Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8). E la troviamo quella croce al centro del logo, asse portante, non del tutto verticale, ma come scala appoggiata, leggermente obliqua, che unisce terra e cielo! Descrive una “linea ascensionale che attraversa il tutto come una ferita”, ha commentato p. Ermes Ronchi, perché “nella ragione definitiva senso del sacro non è scalata, ma discesa. Dio dà la scalata alla terra e al cuore”. Ma da questo “toccare il fondo” inizia la fase ascensionale: “Per questo Dio l’ha esaltato” (Fil 2,9).

Questo inno straordinario che disegna i due movimenti di discesa e ascesa, si era aperto con un invito: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2,5). È l’invito a “prolungare nella nostra vita la vita buona, bella, beata di Gesù. Lui, uomo libero, capace di farsi servitore, di avere cura: grande compito di discepoli e discepole” (E. Ronchi). Solo coltivando i sentimenti di Gesù ogni Orsolina – ed ogni cristiano – può far sì che la croce di Cristo diventi il nostro abbraccio, come questa croce che sembra fiorire e germogliare con le sue braccia piegate verso la prossimità: energia di ricongiungimenti, cura della fraternità, realizzazione del desiderio di madre Giovanna: “mi sembrava di avere un cuore così grande e una brama così ardente per la salute delle anime bastante per abbracciare tutto il mondo” (dalle Memorie).