La croce
“Non dimenticarti mai che Gesù ha detto, a chi vuole seguirlo, di rinnegare sé stesso e di caricarsi della sua croce, promettendo in pari tempo che chi tutto lascia, tutto trova; ossia, chi lascia ricchezze, onori e piaceri, trova Gesù, e in Gesù si rinviene ogni ricchezza, ogni gloria, ogni gaudio” (Giovanna Meneghini).
Poche pennellate di una lettera scritta nel 1911 da madre Giovanna ad una amica che a breve sarebbe entrata nella comunità: una precisazione scritta degli atteggiamenti con i quali varcare la soglia di quella casa! Come fili d’oro dentro i pochi scritti che la Fondatrice ci ha lasciato si incontrano gli elementi fondanti del carisma. E il logo ha preso forma da queste “perle” di sapienza: la croce che lo attraversa è simbolo della pienezza di un amore donato fino all’annientamento di sé, amore sconfinato che Cristo ha vissuto in un dono supremo.
In quell’inno splendido che san Paolo ci ha lasciato nella lettera ai Filippesi è detto il punto più profondo dell’abbassamento: “Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8). E la troviamo quella croce al centro del logo, asse portante, non del tutto verticale, ma come scala appoggiata, leggermente obliqua, che unisce terra e cielo! Descrive una “linea ascensionale che attraversa il tutto come una ferita”, ha commentato p. Ermes Ronchi, perché “nella ragione definitiva senso del sacro non è scalata, ma discesa. Dio dà la scalata alla terra e al cuore”. Ma da questo “toccare il fondo” inizia la fase ascensionale: “Per questo Dio l’ha esaltato” (Fil 2,9).
Questo inno straordinario che disegna i due movimenti di discesa e ascesa, si era aperto con un invito: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2,5). È l’invito a “prolungare nella nostra vita la vita buona, bella, beata di Gesù. Lui, uomo libero, capace di farsi servitore, di avere cura: grande compito di discepoli e discepole” (E. Ronchi). Solo coltivando i sentimenti di Gesù ogni Orsolina – ed ogni cristiano – può far sì che la croce di Cristo diventi il nostro abbraccio, come questa croce che sembra fiorire e germogliare con le sue braccia piegate verso la prossimità: energia di ricongiungimenti, cura della fraternità, realizzazione del desiderio di madre Giovanna: “mi sembrava di avere un cuore così grande e una brama così ardente per la salute delle anime bastante per abbracciare tutto il mondo” (dalle Memorie).