Intervista agli attivisti di Fridays for Future
Li incontro in modo “virtuale”: può sembrare strano, ma va bene anche così per un gruppo di giovani che tiene i contatti da Vicenza con il resto d’Italia e con il movimento a livello internazionale, abituati quindi a relazioni in presenza e a contatti plurimi anche a distanza.
È uno dei responsabili del gruppo vicentino a fare da portavoce, ma è espressione del pensiero e delle azioni delle migliaia di giovani italiani, dei milioni di giovani che nel mondo si impegnano per salvare il pianeta. Angelo Pilan è un attivista dei Fridays For future, i “Venerdì per il futuro”, che anche a Vicenza è attivo e propositivo.
Per la maggior parte delle persone, questo nome è associato a quello di Greta Thunberg: le sue trecce bionde, l’impermeabile giallo, il volto di ragazzina svedese seria, arrabbiata, preoccupata, seduta davanti al Parlamento svedese nel mese di agosto 2018 con il cartello Skolstrejk för klimatet (letteralmente, “sciopero scolastico per il clima”) sono immagini che hanno fatto il giro del mondo, attirando l’attenzione dell’opinione pubblica sul grave problema della crisi climatica.
Nell’arco di qualche mese, i continenti vengono attraversati dagli scioperi studenteschi per il clima in più di 270 città.
Nasce il movimento, si struttura, si collega con altri gruppi di attivismo ecologico, e anche durante i tempi difficili della pandemia tiene viva la richiesta di un futuro vivibile per le nuove generazioni su questa terra: l’unica che abbiamo a disposizione, un pianeta magnifico e ricco di vita, ma sul quale è a rischio la vivibilità a causa dell’inquinamento, dello sfruttamento, dell’ingiustizia climatica a cui lo sottoponiamo.
I giovani scelgono come modalità di manifestazione lo sciopero: chiediamo ad Angelo il perché di questa scelta, e lui ci dice che “la risposta è semplice, lo spieghiamo bene anche sul nostro sito nazionale: scioperiamo perché non abbiamo scelta. Stiamo lottando per il nostro futuro e per il futuro dei nostri figli, perché c’è ancora tempo per cambiare, ma il tempo è essenziale. Prima agiamo, migliore sarà il nostro futuro condiviso. Scioperiamo perché noi ragazzi e ragazze, lavoratori e lavoratrici, non possiamo essere presenti nei luoghi e nelle istituzioni dove vengono prese le decisioni per il nostro futuro e per quello dei nostri figli. Scioperando possiamo però far sentire la nostra voce, possiamo fare pressione affinché gli scienziati che da anni ci mettono in guardia vengano ascoltati. Ognuno di noi può fare la sua parte, ogni voce è importante”.
Questi giovani credono nell’azione collettiva, nel movimento di gruppo nazionale e internazionale, e lo scendere in piazza, il fare disobbedienza civile, è lo strumento per creare un’opinione pubblica sul tema e obbligare chi ne ha potere a risolverla.
“Il nostro futuro – dice ancora Angelo – è a rischio: chiediamo azioni concrete e radicali per salvare il pianeta”.
L’attivismo connota fortemente questo movimento: sono giovani che chiedono azioni concrete e per primi le fanno, operano, si muovono, non solo a livello di manifestazioni di opinione ma anche di attività. Sono stati tra i primi, ad esempio, a mobilitarsi per le popolazioni e i territori alluvionati in Emilia Romagna nel maggio scorso, andando di persona a portare aiuti e sostegno di gruppo.
“Tuttavia, dopo la solidarietà – continua Angelo – non possiamo esimerci da non guardare quelli che ormai sono dati di fatto: la crisi climatica è qui. I suoi effetti sono catastrofici. La nostra società, che ha causato il surriscaldamento globale, è totalmente inadeguata a reggere le conseguenze. A partire da questo evento così vicino anche territorialmente, abbiamo iniziato una campagna nazionale sull’acqua. In Veneto la situazione è critica: falde vuote, nuovi bacini asciutti, acqua inquinata. Questi sono alcuni elementi che colpiscono il nostro territorio, e noi continuiamo a non imparare la lezione delle alluvioni tragiche degli anni scorsi, continuando a cementificare il territorio, rovinando gli argini dei fiumi e rendendo sempre più difficile per l’acqua delle piogge venire drenata nel suolo”.
Sono attenti a tutte le situazioni territoriali: possiamo dire che pensano globalmente e agiscono localmente. Guidati dal grande obiettivo di realizzare la giustizia climatica e sociale, richiamano il mondo adulto ma in particolare le amministrazioni locali e i governi nazionali a salvaguardare il futuro della vita umana, del pianeta. Parlano di sé stessi, dei loro figli, di un futuro possibile: si oppongono alle cementificazioni dei territori, alzano il grido, e spesso anche la rabbia, su opere di lottizzazione che non tengono conto del respiro della terra e del respiro futuro dell’umanità. Vengono tacciati a volte di essere troppo “forti”, di gridare troppo, di muoversi senza le giuste mediazioni, di promuovere campagne di sensibilizzazione con modalità quasi intrusive: come quando entrano in un’area semi abbandonata, recintata, di cui si discute il possibile utilizzo per nuovi supermercati, e ne fanno risaltare l’indispensabilità come area verde per il quartiere, e piantano un albero come simbolo di vita futura.
Sono mossi da una grande consapevolezza, che li anima a cercare tutte le strade e le alleanze possibili, a bussare a tutte le porte per essere ascoltati: sono l’unica generazione che può fermare questa crisi.
Nel concludere questo incontro virtuale-telefonico con i giovani del movimento Fridays For Future di Vicenza, mi viene in mente una frase di papa Francesco nella Laudato si’: “Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo”.
Sì, un altro mondo è possibile.
sr Federica Cacciavillani