Le radici e le ali, per nuovi giorni di speranza
“I giovani ci chiamano a risvegliare e accrescere la speranza, perché portano in sé le nuove tendenze dell’umanità e ci aprono al futuro, in modo che non rimaniamo ancorati alla nostalgia di strutture e abitudini che non sono più portatrici di vita nel mondo attuale”. Si esprime così papa Francesco al n. 108 di Evangelii gaudium, e, come sempre, ci provoca a una profonda riflessione. In questo caso tocca il tema del futuro che riguarda tutti, non soltanto chi è giovane, ma certamente in modo particolare chi si sta aprendo alla vita. Per una famiglia religiosa, guardare al futuro significa prima di tutto mettersi in ascolto del presente, l’elemento “capace di orientare il futuro”, come dice padre Ermes Ronchi. Ascoltare vuol dire anche comprendere e immaginare, per questo i giovani sono lo specchio nel quale intravvedere ciò che vivremo, per poi scrutare e sognare insieme desideri condivisi aiutandoci a discernere i passi di Dio nell’oggi. Un buon metodo è anche quello di abilitarsi quotidianamente al cambiamento, allenando il cuore a diventare così grande da abbracciare il mondo intero, come ci direbbe Madre Giovanna Meneghini.
Tentare strade nuove, che anche se mettono in crisi le tradizioni più consolidate rispettano i valori delle radici, sembra la possibilità di verificare le intuizioni condivise. Gli atti del Capitolo generale del 2016 indicano precisamente anche per le Suore Orsoline SCM di essere “chiesa in uscita”, ma non soltanto nel senso del moto fisico, quanto piuttosto in un cambiamento globale che tocca tutte le sfere della vita: essere Chiesa collaborativa ad intra e ad extra, per non essere cristiane chiuse; cercare la reciprocità in un dialogo che coinvolga laici, istituzioni civili ed ecclesiali, come pure la ricerca di uno stile di vita più flessibile.
Dove ci porteranno esattamente queste idee forti, oggi non possiamo dirlo, ma certamente è possibile dire che la Famiglia religiosa delle Suore Orsoline SCM con coraggio si sta ripensando, mantenendo saldamente gli elementi della spiritualità del Cristo Servo e della fraternità.
Da giovane suora sento che già far parte di una realtà che ha il coraggio di fermarsi per riflettere, confrontarsi e lasciarsi interrogare è una fortuna, e una ricchezza da condividere con altri. Il futuro in sé non ci appartiene, qualche santo l’ha anche definito come il tempo della tentazione, ma è anche la sede della speranza e della crescita della vita. Guardare con gratitudine l’oggi per affrontare con coraggio il futuro significa anche vivere la grazia di Dio odierna e rimettere i propri sogni nelle sue mani sicure, provvidenza continua per tutti i suoi figli.
È una questione di scelta e di cuore: il futuro va dunque desiderato e scelto. In qualsiasi direzione ci porti lo Spirito, certamente siamo chiamate a diventare sempre più Chiesa in uscita insieme a quanti incontriamo.
sr. Naike Monique Borgo