Il cammino fatto dalla donna mozambicana

02
Ago

Negli ultimi 20 anni, dalla pubblicazione della Mulieris Dignitatem, il contributo delle donne è stato notorio e valido. Esse sono state fondamentali per far funzionare il Corpo che è la Chiesa. A livello socio-culturale abbiamo visto piccoli passi di cambiamento: si è passati da una mentalità che vedeva la donna oggetto di riflessione, alla donna soggetto di riflessione critica e protagonista della storia.

Tra i discorsi pontifici, la MD sembra essere un richiamo forte per la società e la Chiesa, perchè assumano con serietà ed urgenza la responsabilità di promuovere la dignità della donna, in modo che prenda sempre più coscienza di ciò che è e che è chiamata ad essere e realizzare, secondo i disegni di Dio.

Nel celebrare il ventesimo anniversario della sua pubblicazione, è di estrema importanza riflettere e raccogliere i frutti del vissuto. La prima fase fu quella di conoscere la lettera apostolica, sia attraverso la lettura e la riflessione nelle parrocchie, missioni e comunità cristiane, che durante le visite pastorali; era una tema di catechesi che contribuì a risvegliare la coscienza di tutti verso questa realtà – la dignità della donna – molto antica, ma ignorata nel tempo, a stimolare e incentivare la donna a conoscere e valorizzare se stessa, così pure a partecipare maggiormente alla missione della Chiesa, in famiglia, nella professione, nella comunità cristiana e civile.

Attraverso questo processo, la donna mozambicana prese coscienza, sempre maggiore e progressiva, della sua identità e dei suoi fondamenti, delle sue potenzialità umane che la portarono alla trascendenza, ad un impegno serio con se stessa, la società e la Chiesa. Oggi, per esempio, è capace di chiedere l’uguaglianza di diritti e responsabilità, sia nella società che nella Chiesa, lottare per la conquista degli spazi della sua identità, emancipazione ed entrare in ambiti prima riservati agli uomini.

Un aspetto che caratterizzò questa maggiore coscienza nella donna mozambicana, fu la  volontà di dare significato alla sua esistenza, di riconoscere i fondamenti della sua identità (capacità, valori e motivazioni tipici del suo essere) e la disponibilità a partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa, attraverso il suo impegno sociale. Vediamo un gran numero di donne che camminano sotto il velo della dignità, nella loro identità religiosa e matrimoniale, altre invece camminano sotto il velo del divorzio o della separazione, della vedovanza precoce e del difficile compito di educare, istruire e formare i figli da sole. Alla base di questa realtà, nelle sue diverse forme, c’è la coscienza della propria dignità, vocazione e missione, che raggiunge il più profondo mistero del Mondo e della Chiesa.

In qualche maniera, la lettera ha contribuito ad un cambiamento strutturale nel seno della società e della Chiesa. Oggi, anche se ancora su piccola scala, vediamo un volto nuovo di donna caratterizzato dall’autodeterminazione, dalla maggiore sensibilità, intuizione e ascolto dei segni dei tempi, da un forte impegno verso l’umano, la sua formazione umana e cristiana, accademica e professionale, come anche spirituale.

Possiamo considerare canali privilegiati di sviluppo e vissuto, le comunità cristiane di base, i nuclei, i ministeri e i movimenti apostolici, dove la donna è chiamata a partecipare attivamente alla missione di Gesù Cristo, Sacerdorte, Profeta e Re, per l’evangelizzazione e la propaganda della fede, sia con parole che con gli esempi di vita, sia assumendo funzioni nei vari ministeri di evangelizzazione della comunità ecclesiale, che di guida nella società civile. In ambito ecclesiale vediamo anche molte donne protagoniste nella promozione della vita consacrata con una pianificazione qualificata nell’evangelizzazione del mondo; ci sono numerose donne cristiane fondatrici di associazioni e movimenti apostolici e altre che assumono ministeri nella comunità cristiana e parrocchiale. In molte comunità la maggior parte dei catechisti sono donne; nei servizi sociali portati avanti dalla Chiesa sono coinvolte, in generale, un numero maggiore di donne che di uomini. Un certo numero di donne, anche se ridotto, è stato chiamato a partecipare a certi livelli, a profonde riflessioni sulla Chiesa e sul suo cammino di crescita e di consolidamento.

Le donne sono la maggioranza della Chiesa in Mozambico, sia nei servizi legati alla formazione cristiana, che in certi ministeri come: liturgia, catechesi, servizio della Parola e dell’ Eucarestia, accoglienza, laici e famiglia, Caritas, amministrazione, animazione dei nuclei, movimenti apostolici, gruppi corali, etc…, sia in servizi di appoggio (pulizia degli ambienti, sistemazione dell’altare, preparazione delle ostie, confezione e ricamo dei paramenti sacri), come pure nei servizi di segreteria, servizi sociali e di carità (visita a malati e prigionieri, distribuzione di beni ai poveri), sia in associazioni e movimenti apostolici.

Nel campo politico e sociale incontriamo un supporto concreto di presenze femminili che partecipano attivamente per il governo del popolo. Si nota uno sforzo, da parte del governo, nel promuovere le donne. Ci sono donne imprenditrici in tutte le aree economiche e le donne sono presenti nell’apparato statale (ministre, vice-ministre, governatrici, amministratrici distrettuali, sindaci, deputate dell’Assemblea Nazionale, medici, direttrici di imprese e impresarie). Nel settore informale dell’economia c’è una forte rappresentanza di donne commercianti che si collocano nei vari mercati nazionali e di frontiera.

Perciò, con questi dati, anche se limitati, possiamo concludere dicendo che l’inserimento e la partecipazione della donna nella vita sociale, ecclesiale e sul mercato del lavoro informale, è un indicatore fondamentale che ci aiuta a comprendere il cammino esperienziale della donna mozambicana nel vivere l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II, che è stata una opportunità per la sua realizzazione personale ed il suo contributo per migliorare la vita sociale e rivitalizzare la vita ecclesiale.

Per continuare a promuovere la dignità, vocazione e missione della donna, la riflessione sulla sua posizione ed il suo ruolo nella Chiesa e nella società mozambicana, è diventata il centro di attenzione della Settimana Teologica Nazionale del 2006, dove si è potuto, ancora una volta, sottolineare l’aspetto della sua dignità e identità socio-culturale ed ecclesiale. Si è constatata una crescita della coscienza legata alla dignità, vocazione e missione in tutte le sfere della vita sociale ed ecclesiale, grazie alla sua sensibilità e capacità intuitiva, attraverso le quali la donna ha colto il significato preciso della sua esistenza e le situazioni di vita nelle quali è chiamata a vivere e a rispondere con dignità, generosità e disponibilità agli appelli di Dio e dell’umanità. Ha saputo inoltre affrontare le pressioni politiche, a livello mondiale e nazionale, come pure cerca di tutelare la vita, soprattutto oggi che attraverso varie forme, quali l’aborto, l’eutanasia o il traffico di organi, corre il rischio e il grande pericolo dell’estinzione.

   Sr. Bernadette Tesoura

  

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